Hiv e Aids, lieve aumento dei casi nel 2022 rispetto agli ultimi 5 anni

L’Istituto superiore di Sanità pubblica i dati: sono 1888 le diagnosi di Hiv e 403 i casi di Aids. Anlaids: “Preoccupano le diagnosi tardive di chi non si testa perché non si sente a rischio”. L’importanza della Prep, la pillola che previene il contagio

Hiv e Aids, lieve aumento dei casi nel 2022 rispetto agli ultimi 5 anni

Le nuove diagnosi di Hiv, 1888 e i casi di Aids, 403 in Italia nel 2022, secondo i dati appena pubblicati dell'Istituto Superiore di Sanità, rispetto al pre Covid (l’anno 2019) sono sicuramente di meno. Lo comunica una nota di Anlaids. Ma, spiega Bruno Marchini, Presidente di Anlaids Onlus -: “Leggendo al di là dei soli numeri, il trend che, dal 2017 indicava una decrescita delle nuove diagnosi, sta, sia pure leggermente, risalendo. Ancora non si può dire se questo sia dovuto all’effetto Covid: sicuramente nel 2020 e nel 2021 ci sono stati meno accessi alla diagnostica (ai test) e forse, nei periodi di lockdown ci sono state anche meno occasioni di trasmissione del virus. Probabilmente il quadro sarà più chiaro con i dati del 2023. Per capire i dati servirebbero, come diciamo da anni insieme alle altre Associazioni, i numeri dei test effettuati, ovvero il denominatore. Purtroppo, per le differenze nel conteggio e nella restituzione dei dati che c’è fra ogni Regione, questo non è ancora possibile. Tra le informazioni che abbiamo, i numeri preoccupanti sono i ‘late presenters’, ovvero le persone che presentano una diagnosi tardiva; probabilmente si tratta di persone che non si testano perché non si sentono a rischio: serve incentivare la prevenzione, l’accesso ai test e alle cure, spiegare che ‘Undetectable’ vuol dire ‘Untrasmittable ovvero che grazie alle terapie, le persone raggiungono la non rilevabilità della carica virale e non trasmettono il virus. Un motivo in più per testarsi e, eventualmente, sapere per tempo’. È importante inoltre ricordare che ora abbiamo anche la PrEP (profilassi pre esposizione) come strumento, rimborsabile dal SSN”.

Sono in aumento infatti i ‘‘late presenters, ovvero le diagnosi tardive di persone che si testano quando è già comparsa la presenza dei sintomi della malattia. È un fenomeno che molti medici vicini alla nostra Associazione ci hanno spesso segnalato negli ultimi tempi” spiega ancora Marchini

Secondo i nuovi dati infatti il 58% delle nuove diagnosi sono persone che hanno un numero di CD4 (le cellule del sistema immunitario che vengono attaccate dal virus) inferiore a 350 mm per microlitro di sangue. Il 42% di questi ‘late presenters’ hanno già le infezioni definenti la sindrome da immunodeficienza acquisita

Inoltre, se in termini numerici, la classe di età più interessata è quella 40-49, se sommiamo le percentuali, la classe di età dai 50 in su mostra circa il 30% delle nuove diagnosi.

Fermo restando che ormai la modalità di trasmissione è quasi sempre per via sessuale (83,9%), a fronte del 40,9% di rapporti tra MSM, abbiamo un 43% di trasmissione tra gli eterosessuali, se sommiamo insieme i maschi e le femmine, che nel bollettino COA (Centro Operativo AIDS dell’Istituto superiore di sanità) per motivi epidemiologici vengono tenuti separati).

Infine, tra le ragioni per cui è stato fatto il test, spicca il 41,2% di persone che lo fanno perché hanno accusato sintomi. Probabilmente perché sono già ricoverate in ospedale; e qui va detto che, ancora oggi, accade che il Test per HIV venga proposto dal medico solo dopo molti altri accertamenti. Mentre il 24,3% lo ha fatto perché riteneva di avere avuto comportamenti a rischio.

Ci sono anche le buone notizie. Parlando di ‘continuum of care’, i famosi obiettivi 95-95-95 che l’OMS ha indicato per il 2030 (cioè riuscire entro questa data ad avere il 95% di diagnosi, la stessa percentuale in trattamento farmacologico e sempre il 95% con la carica virale soppressa), nel nostro paese possiamo dire che abbiamo il 95% di persone HIV+ con diagnosi ricevuta, il 95% di queste in trattamento, e il 93% in soppressione virale. “Questo è un dato importantissimo anche perché occorre l’evidenza scientifica ben riassunta in U=U, ovvero Undetectable = Untrasmittable. Una persona HIV positiva che sta assumendo un’efficace terapia che ne mantiene persistentemente la carica virale a livelli non misurabili, non trasmette ad altre persone il virus. Un’evidenza scientifica importante anche per l’abbattimento dello stigma. Negli scorsi mesi tutte le associazioni italiane impegnate nella lotta al virus si sono unite per lanciare la campagna ‘U=U, impossibile sbagliare’, uno slogan in grado di scardinare decenni di informazioni scientificamente errate”.

A 40 anni dall’isolamento del virus, in questo 2023, un’importante svolta nel campo di HIV e AIDS è giunta con la gratuità della PrEP, la pillola che impedisce il contagio da HIV. Lo scorso aprile infatti il Comitato prezzi e rimborsi dell'Agenzia del farmaco (AIFA) aveva dato l’ok alla rimborsabilità per la Profilassi pre-Esposizione che previene l’HIV. Il farmaco è ora rimborsabile dal Sistema Sanitario Nazionale.

Anlaids Onlus mette ancora una volta al centro l’importanza della comunicazione: “La soluzione è sempre la stessa, conoscere per prevenire e non stigmatizzare. Dal 1994 siamo nelle Scuole. Quest’anno abbiamo tenuto incontri in oltre 100 istituti scolastici di 9 regioni, raggiungendo circa 1.000 classi e quasi 20.000 studenti. Ogni anno ci impegniamo per essere sempre più presenti e portare l’educazione alla sessualità e la cultura della prevenzione all’interno dei programmi scolastici, non solo per conoscere l’HIV ma anche tutte le altre infezioni sessualmente trasmissibili” dice Marchini.

Proprio in quest’ottica La prima Associazione italiana nata per la lotta al virus ha deciso di lanciare un nuovo strumento: dal prossimo 28 novembre sarà disponibile su tutte le piattaforme il podcast STORIE POSITIVE: L’HIV dall AIDS a U=U. In vista del 1° dicembre, la Giornata mondiale per la lotta contro l’AIDS, Anlaids Onlus e Emons Records pubblicano un podcast che ripercorre la storia del virus che ha rivoluzionato la concezione stessa della cura.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)