Il Consiglio dei ministri approva la riforma del fisco. Dalla riduzione a tre aliquote Irpef alla flat tax

Per un'altra rilevante decisione del Consiglio dei ministri - il riavvio della società per la costruzione del ponte sullo stretto di Messina - il comunicato di Palazzo Chigi usa la formula “salvo intese”, a indicare che i dettagli del provvedimento dovranno essere puntualizzati successivamente. Nel caso del fisco, invece, la questione non è tanto quella del testo definitivo che sarà pubblicato in Gazzetta, ma il fatto che si tratta di una legge-delega che fissa tempi e criteri e che per diventare operativa avrà bisogno dei decreti legislativi di attuazione (da emanare entro 24 mesi)

Il Consiglio dei ministri approva la riforma del fisco. Dalla riduzione a tre aliquote Irpef alla flat tax

Il Consiglio dei ministri ha varato un disegno di legge con cui chiede al Parlamento la delega per cambiare profondamente il sistema fiscale. Gli obiettivi di fondo dichiarati sono quelli di abbassare la pressione tributaria, di semplificare le procedure, di instaurare un rapporto costruttivo con i contribuenti. La novità più eclatante dovrebbe essere la riduzione a tre delle aliquote Irpef nella prospettiva di arrivare entro la legislatura alla flat tax, la tassa piatta uguale per tutti. Nel testo però le tre aliquote non sono indicate. Si parla invece in modo esplicito della cosiddetta flat tax “incrementale” anche per i lavoratori dipendenti, vale a dire la definizione di un’aliquota agevolata per gli incrementi di reddito rispetto al reddito più elevato dei tre anni precedenti.
Bisognerà come sempre verificare il testo che sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Per quanto riguarda un’altra rilevante decisione del Consiglio dei ministri – il riavvio della società per la costruzione del ponte sullo stretto di Messina – il comunicato di Palazzo Chigi usa la formula “salvo intese”, a indicare che i dettagli del provvedimento dovranno essere puntualizzati successivamente. Nel caso del fisco, invece, la questione non è tanto quella del testo definitivo che sarà pubblicato in Gazzetta, ma il fatto che si tratta di una legge-delega che fissa tempi e criteri e che per diventare operativa avrà bisogno dei decreti legislativi di attuazione (da emanare entro 24 mesi). Prima però dovrà essere approvata dal Parlamento che teoricamente potrebbe modificare anche in modo significativo i termini della delega all’esecutivo.

Negli incontri con le parti sociali che hanno preceduto la riunione del Governo, la bozza di riforma è piaciuta alle organizzazioni imprenditoriali di categoria e agli ordini professionali, mentre ha incontrato l’opposizione dei sindacati perché la riduzione delle aliquote premierebbe i redditi medio-alti e perché le misure per venire incontro ai contribuenti rischierebbero di favorire l’evasione.

Nel mirino c’è soprattutto il “concordato preventivo” con la possibilità di pagare per due anni sulla base del reddito dichiarato in precedenza. C’è poi una questione che riguarda il principio costituzionale della progressività del prelievo fiscale che di per sé si colloca in rotta di collisione con la flat tax. Sarà necessario agire sulle detrazioni e in particolare sull’area di detassazione (la no tax area, la fascia di reddito esclusa dal prelievo) per aggirare questo scoglio e quindi bisognerà vedere come in concreto verrà modulata l’imposizione.

La legge-delega prevede una complessiva revisione di deduzioni e detrazioni, le cosiddette tax expenditures su cui da anni si cerca di intervenire. Sono oltre 600 e valgono 125 miliardi di spesa.

Un bacino di fondamentale importanza, insieme al recupero dell’evasione, se si intende abbassare la pressione fiscale senza ripercussioni negative sui servizi ai cittadini, a cominciare dalla sanità. Quello delle risorse è uno dei problemi cruciali (ma certamente non il solo) anche per il disegno di legge sull’autonomia differenziata, licenziato dal Consiglio dei ministri con qualche marginale ritocco dopo il confronto con le autonomie locali e che ora affronterà l’iter parlamentare. Assicurare a tutti i cittadini il rispetto sostanziale dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni, non potrà essere un’opera “neutra” dal punto di vista finanziario.
Per quanto riguarda l’Ires, l’imposta per enti e società, il Governo prevede una riduzione se il reddito sarà destinato a investimenti e assunzioni e se gli utili non saranno destinati a finalità estranee all’attività d’impresa. Revisione, ma in vista dell’abrogazione del tributo, anche per l’Irap (l’imposta regionale sulle attività produttive). Per gli interventi sull’Iva la nota di Palazzo Chigi segnala “la razionalizzazione del numero e della misura delle aliquote” e “la revisione della disciplina della detrazione”.
Sarà rivisto anche lo Statuto del Contribuente, “con un consolidamento dei principi del legittimo affidamento del contribuente e della certezza del diritto, prevedendo il rafforzamento da parte dell’ente impositore dell’obbligo di motivazione, specificando le prove su cui si fonda la pretesa, e del diritto di accesso agli atti del procedimento tributario, funzionale al corretto dispiegarsi del diritto al contraddittorio”.

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Fonte: Sir