Il boom degli affitti brevi in Veneto

Un appartamento lontano dal centro di Padova, da affittare ai turisti a una cifra di circa 80 euro a notte, nel verde, distanti dal trambusto cittadino

Il boom degli affitti brevi in Veneto

Appetibile al punto che ha una media annuale di prenotazione pari al 97 per cento. Ma lontano quanto? Circa 15 chilometri e una mezz’oretta di macchina per arrivare nel cuore patavino. Sì, perché c’è un Airbnb anche a Tavo, frazione di Vigodarzere. È uno dei tanti alloggi messi in affitto da privati sul portale online statunitense che dal 2007 ha rivoluzionato la gestione delle “soste” brevi. Sorvolando sulla cartina del Veneto all’interno del sito AirDna che tiene traccia di immobili disponibili su Airbnb, prezzi, tipologia e guadagno annuale, le curiosità sono tante: numerosi “pallini” invadono Padova, Verona, Venezia, ma una costellazione frastagliata permane anche nelle zone più periferiche. Ce ne sono a Taggì di Sotto, a Rovolon, a Chiodare, frazione di Due Carrare solo per rimanere nel Padovano. C’è chi parla di proliferazione, chi di giungla, con conseguente effetto domino su chi fa fatica sempre più a trovare una sistemazione a lungo termine, studenti fuori sede e lavoratori. «È un tema ormai annoso su cui ci battiamo noi, gli amministratori dei condomini e i cittadini che non riescono a trovare appartamenti in affitto a cifre oneste – sottolinea Marco Michielli – presidente di Conturismo Veneto – Ci tengo a sottolineare un aspetto: noi non abbiamo nulla contro quella signora che affitta la camera e prepara la colazione perché è effettivamente un’attività a sostegno del reddito; noi puntiamo il dito sugli imprenditori che hanno fiutato il guadagno e gestiscono numerosi appartamenti, a condizioni vantaggiose, senza dichiarare le presenze degli ospiti. Qui si va nel campo del profitto puro, un campo grigio che ci vede “coinvolti” perché il nostro motto è “stesso mercato, stesse regole”. Siamo arrivati a situazione dove ci sono inquilini che pagano l’affitto di un appartamento e a loro volta lo piazzano su Airbnb subaffittandolo per soggiorni brevi». Rimanendo nella città del Santo, negli ultimi 18 mesi, la quota di appartamenti destinati a turisti è aumentata del 32 per cento. E i dati sono solo parziali perché esistono altri portali e soprattutto esistono contrattazioni in nero. Parliamo, in data 19 settembre, di 968 alloggi (erano 869 a gennaio) con una media di 95 euro a notte e un guadagno per i proprietari che va dai 531 euro al mese ad addirittura quasi 3.200 euro. Sono gli effetti del post-pandemia e dell’appeal esercitato dalla nomina di Urbs Picta e se in città dovesse essere tutto pieno, è facile spostarsi in provincia o in altri punti d’interesse dove si sgomita con alberghi e strutture ricettive “storiche”: 47 ad Abano Terme o 32 a Montegrotto Terme per citarne due. A inizio settembre New York ha preso le misure, decidendo di “sfrattare” Airbnb attraverso una legge che prevede che chi vuole mettere a disposizione un appartamento debba prima accreditarsi presso un apposito registro per l’applicazione delle leggi speciali, e ottenere una sorta di “certificazione di conformità”. Inoltre, chi vuole dare in affitto un intero appartamento o una stanza per meno di trenta giorni dovrà abitare fisicamente nella casa per la durata del soggiorno: «Questo di fatto rende impossibile affittare a New York per meno di trenta giorni, mentre si potrà solo affittare una o due stanze ma a condizione che si viva nella stessa casa – commenta Patrizio Bertin di Ascom Padova – Per chi non rispetterà il divieto è prevista una sanzione di cinquemila dollari per ogni violazione. Direi che è importante copiare non solo per quanto riguarda il provvedimento in sé, ma anche per la severità delle sanzioni». E l’Italia? Lo scorso 6 settembre, Daniela Santanchè, ministro del Turismo, sul suo profilo Facebook ha annunciato di aver «dato ai soggetti interessati il testo della nostra proposta normativa al fine di formulare soluzioni efficaci ed efficienti che possano essere altamente condivise». Un seguito, dunque, ai primi lavori iniziati a maggio per un disegno di legge che si focalizza su due punti: permanenza minima di due notti nelle strutture situate nei centri storici delle città metropolitane e nei Comuni ad alta densità turistica, e l’introduzione di un codice identificativo nazionale che andrà a sostituire quello regionale. Così facendo, il Governo intende istituire una banca dati unica per l’intero Paese, e per il proprietario che non dovesse averlo si parla di una multa fino a ottomila euro. «Chiediamo un minimo di tutela dei turisti per evitare il dannoso ritorno di immagine che ne ha l’Italia e tutto il sistema turismo. A Venezia di frequente emergono stanze abusive ricavate nei sottoscala o nei garage. Può non sembrare un danno emergente, ma è spaventoso alla lunga» conclude Michielli.

Oltre 12 mila appartamenti in Veneto su Airbnb

In Veneto ci sono oltre 12 mila appartamenti su Airbnb, Venezia ne conta ben 7.849, mentre a Verona sono circa 2.800. Come visto, a farne le spese, soprattutto studenti e lavoratori single: a Padova, gli affitti brevi per turisti interessano infatti per il 55 per cento monolocali e per il 30 per cento i bilocali.

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