Il racconto delle migrazioni nei tg: l’Ucraina diventa una rivoluzione narrativa

Decimo Rapporto di Carta di Roma. L’arrivo dei rifugiati ucraini ha portato con sé un cambiamento radicale nella narrazione televisiva della migrazione: mai in passato così tanta cura, attenzione e partecipazione. Ma è un nuovo modo di raccontare che non si è allargato anche agli altri migranti

Il racconto delle migrazioni nei tg: l’Ucraina diventa una rivoluzione narrativa

Mai così tanto, mai in questo modo, mai così fortemente. Il racconto delle migrazioni nel 2022 ha subito una vera e propria rivoluzione rispetto agli anni precedenti e il motivo risiede esclusivamente e interamente nel tipo di narrazione che i tg italiani generalisti hanno utilizzato per coprire il dramma dei profughi in fuga dalla guerra in Ucraina. Uno stile, un’accortezza, un’organicità e un’attenzione che non sono stati dedicati nel tempo ad altri contesti geografici, che ancora oggi continuano ad essere raccontati secondo altre logiche in cui prevalgono episodicità e allarmismo. Ecco di seguito alcuni estratti dal decimo Rapporto di Carta di Roma, “Notizie dal fronte”.

Nel 2022 il racconto dell'accoglienza dei rifugiati ucraini si è configurato come un radicale cambiamento di prospettiva rispetto alla narrazione sulla migrazione vista nei nove anni precedenti. L’alterità generalmente associata alla figura del migrante si è liberata dei suoi aspetti minacciosi. Il sentimento di comunanza ha sostituito l’amplificazione delle differenze.  I fattori che hanno modellato una narrazione sulla migrazione così diversa, responsabile, virtuosa hanno a che fare con due diversi filoni.

Il primo riguarda gli aspetti più strettamente legati alle caratteristiche peculiari dei rifugiati ucraini, che hanno probabilmente favorito una rappresentazione/percezione benevola:  la loro natura di rifugiati temporanei;  la loro composizione demografica; le loro caratteristiche etnico-culturali; una certa familiarità preesistente nei loro confronti; la condivisione di un nemico comune e di comuni obiettivi.

Il secondo filone riguarda gli aspetti che riguardano più da vicino i meccanismi di costruzione della narrazione:  il contesto di partenza dei rifugiati, solitamente trascurato, è entrato prepotentemente nel racconto, ha assunto una sua consistenza narrativa, ha dato prospettiva e profondità alla figura del migrante;  il racconto del viaggio migratorio non è stato episodico ma ha avuto una continuità narrativa; non è stato frammentario, ma organico; ha permesso al pubblico di familiarizzare con i suoi protagonisti e di sentirsi direttamente coinvolto nella loro vicenda umana; la narrazione è stata fortemente emozionale, solidale, empatica: un racconto dai toni drammatici e a tratti epici, che ha creato sentimenti di ammirazione verso il popolo ucraino, ha favorito l’immedesimazione e la comprensione verso chi decideva di partire per l’Europa; durante l’esodo ucraino e tutta la fase degli arrivi in Italia, si è osservata una inedita unanimità di voci nella politica, ossia un’attitudine esattamente contraria rispetto a quella divisiva e conflittuale che ammanta abitualmente la tematizzazione delle migrazioni; una altrettanto inedita omogeneità di voci si è vista nei telegiornali, così come nei principali organi di stampa, che hanno addirittura assunto posture militanti e in molti casi si sono mobilitati direttamente in favore dei rifugiati; non si è riscontrato alcun allarmismo mediatico sulla macchina dell’accoglienza e sulla sua capacità di far fronte a numeri che, in altre circostanze, sarebbero stati considerati ingestibili; il solidarismo spontaneo degli italiani è diventato a sua volta protagonista di una celebrazione quotidiana; le voci dei rifugiati hanno avuto accesso al 28% dei servizi dedicati alla questione, e tutti i notiziari si sono contesi le loro testimonianze. I ritratti di queste persone sono emersi piuttosto variegati, diversificati, hanno valorizzato il loro dinamismo e la loro progettualità.  

Questo nuovo modo di raccontare l’immigrazione non sembra aver avuto effetti sulla rappresentazione degli “altri” migranti. Dopo l’allentarsi dell’attenzione sulla questione dei rifugiati ucraini, l’informazione sull’immigrazione sembra essersi riassestata in fretta sui suoi abituali stilemi: l’episodicità, l’allarmismo, la controversialità, l’interferenza della politica, la debole attenzione riservata ai contesti di arrivo dei migranti e alle loro voci.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)