Italiani i più soli e i meno dediti al volontariato d'Europa. Lo certifica Eurostat

Una quota ampia di cittadini italiani dichiara di essere sola e le persone impegnate in una cittadinanza attiva sono molto poche rispetto ad altri Paesi.

Italiani i più soli e i meno dediti al volontariato d'Europa. Lo certifica Eurostat

La rappresentazione che abbiamo dell’Italiano mostra la socievolezza, la generosità, la disponibilità ad aiutare l’altro. Però questa immagine ideale rimane disattesa. Quando ci si confronta con la realtà la figura che appare è profondamente differente. Una quota ampia di cittadini italiani dichiara di essere sola e le persone impegnate in una cittadinanza attiva sono molto poche rispetto ad altri Paesi. Un Report pubblicato da Eurostat confronta i dati rilevati nei Paesi del Vecchio continente su l’integrazione e la partecipazione sociale.

Il primo risultato che appare stonato rispetto alle aspettative è la diffusa solitudine. In Italia si trova la percentuale più alta di persone che non hanno nessuno a cui si rivolgerebbero per chiedere aiuto: il 13,2% più del doppio della media dell’Unione e molto alto rispetto ad altri paesi come Francia e Regno Unito (6,9%) oppure come la Germania (3,3%). Il dato si rafforza quando si considera che l’11,9% degli italiani non ha nessuno con cui parlare dei loro problemi: secondi solo ai francesi (il 12,9%) a distanza tutti gli altri paesi (che non superano l’8%). Se ne ricava l’idea che una parte della popolazione è isolata e abbandonata a se stessa, o almeno così si considera.

Un secondo risultato evidenzia la scarsa porzione di cittadini italiani che partecipa in modo attivo alla costruzione sociale. I numeri del volontariato ad esempio ci collocano verso il fondo della classifica: appena l’11,2% è impegnato in attività di volontariato informali e il 12% in quelle formali. Sono abissali le distanze con i Paesi scandinavi sopra al 70% in quello informale e sopra il 30% in quello formale, ma rimangono lontani anche paesi come la Germania (28,6% e 11%), la Francia (23,3% e 23%) o il Regno Unito (23,3% e 19,2%). Ma la partecipazione nel nostro Paese rimane bassa anche nell’ambito della politica (compiere azioni come aderire a una manifestazione o firmare una petizione): in Italia non si va oltre il 6,3% con una media dell’Unione al 12,8%.

In entrambi i casi si osserva nel report il livello di istruzione ha una forte influenza sugli esiti: in tutti i paesi è più facile trovare persone con un basso titolo di studio tra quelle che soffrono la solitudine e allo stesso tempo è più frequente trovare quelle con alto titolo di studio impegnarsi per il bene comune.

Comunque rimaniamo soli e poco disponibili a donare del tempo o impegnarci per gli altri. Quindi da un lato c’è da domandarsi come mai siamo così chiusi, se l’Italia molecolarizzata, come la descriveva il sociologo Giuseppe De Rita, ha avuto come conseguenza la crescita dell’egoismo? Dall’altro lato bisognerebbe chiedersi se quanta parte della corrosione dei legami è dovuta alla minore fiducia nel futuro che appare distinguere gli italiani.

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Fonte: Sir