La giunta del Senato dice no al processo per Salvini. Open Arms: “Preoccupante”

L’ong commenta la decisione: “Accertamento della verità più lontana, ci auguriamo che il Senato voglia compiere scelta diversa”

La giunta del Senato dice no al processo per Salvini. Open Arms: “Preoccupante”

 “La decisione della Giunta di oggi segna una battuta di arresto verso l’accertamento della verità e verso l’affermazione di un principio inderogabile, alla base della nostra Costituzione e di qualunque Convenzione internazionale, che stabilisce l’inviolabiltà della vita e della dignità delle persone, a prescindere dalla loro provenienza, dal loro sesso, dalla loro appartenenza politica o religiosa. Ci auguriamo che il Senato voglia compiere una scelta diversa in un momento in cui è sempre più necessario affermare il diritto di tutti e tutte ad essere tratti in salvo se in difficoltà, a chiedere protezione, a ricevere accoglienza e cure, rispetto e gentilezza”. Lo sottolinea in una nota l’ong Open Arms, dopo che la Giunta per le autorizzazioni a procedere ha deciso di non accogliere  la richiesta del Tribunale dei Ministri di Palermo di procedere avanti al Tribunale di Palermo nei confronti dell’ex Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e omissione d’atti d’ufficio. La seduta è terminata con 13 no e 7 sì, ora la parola passa a palazzo Madama, che dovrà emettere un verdetto entro fine giugno.

La richiesta del tribunale si riferisce ai fatti accaduti ad agosto del 2019, e vede protagonista proprio il rimorchiatore Open Arms, che dopo aver soccorso 163 persone durante tre diverse operazioni di salvataggio, prima di raggiungere un place of safety rimase 21 giorni in mare, 7 dei quali di fronte alle coste di Lampedusa. “In quei 21 giorni abbiamo ottenuto la sospensione del divieto di ingresso in acque territoriali con sentenza del Tar del Lazio (14 agosto), fatto sbarcare 28 ragazzi minorenni che viaggiavano soli per disposizione del Tribunale dei Minori di Palermo, richiesto e ottenuto ben 41 evacuazioni mediche - spiega Open Arms che ricorda anche le parole del procuratore Patronaggio nell’ordinanza con la quale dispose lo sbarco immediato, dopo che 12 persone avevano rischiato la vita gettandosi in mare nel tentativo di raggiungere la costa a nuoto: “una situazione di grande disagio fisico e psichico, di profonda prostrazione psicologica, e di altissima tensione emozionale che avrebbe potuto provocare reazioni difficilmente controllabili, delle quali, peraltro, il tentativo di raggiungere a nuoto l’isola, costituivano solo un preludio.”

A bordo, in quei giorni, erano stati numerosi gli episodi di autolesionismo, di disperazione, le forme gravi di depressione che avevano colpito le persone, già provate fisicamente e psicologicamente e traumatizzate dal naufragio, private ancora una volta della propria libertà e costrette ad attendere in un limbo infinito, senza riuscire a comprenderne il motivo, sottolinea ancora la ong. “Oggi che l’emergenza sanitaria ha portato il Governo italiano a chiudere nuovamente i suoi porti e a utilizzare navi private per la quarantena dei naufraghi, ribadiamo la nostra preoccupazione per scelte incomprensibili e pericolose - continua la nota -. Non consentire infatti a persone già provate da abusi e violenza di scendere a terra nel più breve tempo possibile, può portare a comportamenti estremi, disperati, finanche alla morte come dimostra il tragico incidente accaduto qualche giorno fa, durante il quale un ragazzo tunisino ha perso la vita gettandosi dalla nave Moby Zazà. La nostra imbarcazione è oggi in cantiere per effettuare le riparazioni necessarie che le consentiranno di tornare presto nel Mediterraneo - conclude Open Arms-, quel tratto di mare sempre più mortale, diventato oggi l’emblema di un’Europa assente, dove migliaia di vite continuano a chiedere aiuto e sono invece respinte, ignorate, dimenticate”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)