Lavoro. De Palma: “Infermieri italiani a rischio povertà. La politica ci ha voltato le spalle”

Il presidente del sindacato Nursing Up: “Lo dicono i dati dell’Istat, che ci collocano con il nostro stipendio (24.168 euro) ben al di sotto della media di retribuzione nazionale (36 mila euro) e non molto al di sopra della soglia della povertà (stipendio medio di un infermiere senza premialità è 1400 euro, la soglia di povertà nel 2022 è 1150 euro)”

Lavoro. De Palma: “Infermieri italiani a rischio povertà. La politica ci ha voltato le spalle”

Infermieri italiani sempre più a rischio povertà. “E se non siamo da considerare i nuovi poveri, ci manca davvero poco per diventarlo. Stanchi e logorati dai turni massacranti e dalla disorganizzazione, delusi e amareggiati per una collettività che ci prende a pugni e a calci quasi ogni giorno, ‘illusi’ dalle promesse vane di una politica che sulla valorizzazione economica e contrattuale continua a fare propaganda. Soprattutto infermieri infelici perché alle prese con l’incertezza per il proprio futuro e per quello delle proprie famiglie”. Il commento è di Antonio De Palma, presidente nazionale del Nursing Up, il sindacato italiano della categoria infermieristica.

“Definirli i ‘nuovi poveri’ potrebbe sembrare una forzatura, una esagerazione – continua De Palma -. Numeri alla mano, però, non è affatto così. I professionisti sanitari italiani dell’area non medica, con il proprio reddito medio di 24.168 euro annui, si attestano nettamente al di sotto della media del reddito nazionale (36 mila euro). A ben guardare i numeri delle nostre retribuzioni, siamo molto più lontani dalla media nazionale e molto più vicini alla soglia della povertà (1150 euro), con un infermiere che senza premialità porta a casa 1400 euro netti e che con una retribuzione del genere, in una grande città del Nord, un infermiere è di fatto da considerare un povero a tutti gli effetti”.

Secondo il presidente De Palma, “la fotografia dell’Istat come sempre non mente, i dati sono schiaccianti. Sono tredici milioni le persone in difficoltà nel 2023, 2,8 milioni in condizioni di grave deprivazione. L’aumento dell’occupazione e l’introduzione dell’assegno unico hanno avuto un piccolo effetto positivo ma non hanno certo rivoluzionato un quadro decisamente assai grigio. Da circa 8 anni lo stipendio degli infermieri italiani è fermo al palo. E le cifre di questo nuovo contratto della sanità, le cui trattative sono appena iniziate, sono davvero irrisorie. Ed è per questo che noi del Nursing Up abbiamo chiesto al Governo un provvedimento straordinario di 432 milioni di euro, con alla base l’aumento dell’indennità di specificità infermieristica”.

Lo stipendio medio per gli infermieri italiani è di 1700 euro mensili. Un salario “che ahimè non tocca certo a tutti gli operatori sanitari, dal momento che è comprensivo di premi e di straordinari, ciò equivale a dire che ci sono quegli infermieri che percepiscono cifre ben inferiori”, continua De Palma. Che afferma: “Proviamo a fare due conti. Solo nel 2020, con una inflazione già preoccupante, ma non certo alta come quella di oggi, alla luce della sua magra retribuzione, l’infermiere era collocato ampiamente al di sotto della soglia di povertà Istat per una città del Nord Italia pari ad euro 1700 circa. L’aumento vertiginoso delle responsabilità dei professionisti della salute e l’arrivo di un nemico invisibile, ci ha proiettati in un sistema sanitario che ci ha letteralmente risucchiato e ingabbiato in turni massacranti, e questo non fà certo il paio con una valorizzazione che da anni segue il vergognoso e inspiegabile percorso del ‘vorrei ma non posso’ e delle pacche sulle spalle”.

“E così arriviamo ad oggi, con una inflazione che non ha mai conosciuto un picco del genere dal lontano 1995 e che ci chiede, prepotentemente, di ribadire alla collettività, ma soprattutto a chi oggi ha il compito di portare avanti il nuovo contratto dei professionisti della salute, ed è convinto che sta costruendo una ‘svolta epocale’ per la nostra categoria, i punti nodali di quell’indagine, oggi più che mai attuale, che già nel 2019 mise in evidenza, in modo schiacciante, che un infermiere, un padre di famiglia, con il suo stipendio, riusciva a malapena ad arrivare a fine mese, soprattutto se proiettato nei costi di una grande città italiana e con moglie e figli a carico. L’attualità parla chiaro: i rincari vertiginosi delle utenze domestiche, e adesso anche l’aumento dei beni di prima necessità, a partire dal carrello della spesa, proiettano gli infermieri italiani, con il loro magro stipendio, in una situazione di estremo disagio. E’ un dato di fatto, la politica nazionale e regionale ci ha letteralmente voltato le spalle. Siamo agli ultimi posti in Europa per retribuzione media. L’arrivo del ‘ciclone inflazione’ e l’aumento del costo della vita non hanno certo fatto il paio con la revisione degli stipendi dei professionisti dell’assistenza. E se al Sud chi ha la fortuna di avere ‘casa di famiglia’ o paga un affitto ragionevole, riesce a reggersi o galla, al Nord, con il caro abitazioni, scatta una vera e propria battaglia per la sopravvivenza”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)