Meno immigrazione in tv: “Prevale un diffuso senso di abitudine”

Decimo Rapporto di Carta di Roma. Sui telegiornali delle reti generaliste cala l’attenzione ai migranti: è il livello minimo di copertura dal 2014 ad oggi. Pesa l’effetto Ucraina, con una presenza meno ingombrante della politica e un racconto più spostato sull'accoglienza

Meno immigrazione in tv: “Prevale un diffuso senso di abitudine”

Da gennaio a ottobre 2022, nei telegiornali del prime time delle reti generaliste Rai, Mediaset e La7, si sono rilevate 1.310 notizie dedicate al tema dell’immigrazione e delle minoranze etniche e religiose. Un numero che rappresenta un calo del 14% rispetto ai primi 10 mesi del 2021 e il livello minimo di copertura raggiunto dopo il 2014. Il declino di attenzione sembra dovuto allo stravolgimento delle agende dei Tg, a lungo dominate dalla guerra in Ucraina. Un aspetto di questa crisi, ossia il flusso di rifugiati ucraini verso i Paesi europei, ha contribuito al tema immigrazione, ma ha oscurato al tempo stesso, per vari mesi, gli altri volti del fenomeno migratorio che di solito alimentano le scalette dei Tg. E che, dopo il picco “ucraino” della primavera, sono ritornati a fare notizia a luglio e agosto, con l’intensificarsi degli sbarchi sulle coste italiane e l’ingresso del tema immigrazione nella campagna elettorale.

Mai così tanta attenzione al tema accoglienza

L’agenda della migrazione nel 2022 vede cambiamenti radicali nel peso delle varie categorie tematiche. Il tema “Accoglienza” tocca il massimo livello mai raggiunto (48%), mentre si ridimensionano le categorie abitualmente prevalenti, “Flussi migratori” (23%) e “Criminalità/sicurezza” (15%), toccando i loro minimi storici. La voce “Società e cultura” (12%) si mantiene in linea con l’anno precedente, mentre le voci “Terrorismo, Economia e lavoro e Covid-19” quasi scompaiono dall’agenda, collocandosi sotto l’1%.  La causa di questo stravolgimento tematico è la trattazione del problema rifugiati in relazione alla crisi ucraina, che si è incentrata proprio sull’accoglienza. Senza queste notizie, la distribuzione accentuerebbe le tendenze degli anni precedenti: marginalità dell’Accoglienza, “Flussi migratori” alla guida della classifica e “Criminalità” prossima al livello massimo raggiunto nel 2017.  

La geografia: Ucraina davanti, NordAfrica quasi invisibile

Il 55% delle notizie sulla migrazione è ambientato in Italia, con una flessione rispetto agli anni precedenti. Tra gli scenari internazionali emerge naturalmente l’Ucraina (15% delle notizie), insieme agli altri Paesi europei più investiti dalla prima ondata di rifugiati. Gli scenari del Nordafrica e del Medioriente, punti di partenza o di transito dell’immigrazione, rimangono pressoché invisibili.  Tra i contesti italiani prevale come sempre la regione più esposta ai flussi migratori, la Sicilia. Quasi tutte le regioni italiane si guadagnano un minimo di visibilità, grazie anche ai numerosi servizi che documentano l’accoglienza dei rifugiati ucraini sui territori regionali.  

La politica fa un passo indietro, toni complessivi meno allarmistici

Nel 2022 si osserva un calo significativo delle notizie che contengono dichiarazioni di soggetti politici (20%, contro il 35% del 2021). Questa presenza è più rarefatta nelle notizie sull’arrivo dei rifugiati ucraini, dove perde spazio a favore di altri soggetti e protagonisti, mentre si fa invece molto più incisiva, fino a toccare le consuete percentuali, in concomitanza con gli sbarchi estivi e durante la campagna elettorale.  I Tg presentano una flessione complessiva dei toni allarmistici nelle notizie sull’ospitalità riservata ai rifugiati in arrivo dall’Ucraina; notizie che testimoniano una volontà collettiva di aiuto e raccontano una macchina dell’accoglienza che funziona con efficacia. Permangono invece i toni ansiogeni nelle notizie sugli sbarchi estivi e autunnali e sui fatti di criminalità. Il sentimento di insicurezza verso gli immigrati, rilevato a novembre, sale di 5 punti rispetto all’anno precedente ed è pari al 32%.  La presenza in voce di persone migranti e rifugiati nei Tg, assestatasi negli ultimi anni attorno al 6-7%, balza al 21%, stabilendo un record storico. Le notizie che riguardano i flussi di rifugiati ucraini presentano interviste nel 28% dei casi; le altre notizie soltanto nel 14% dei casi, che è comunque un dato in crescita rispetto al passato.

Diamanti: “Nuove paure, gli immigrati non fanno più notizia come un tempo”

Nel corso degli anni - dice Ilvo Diamanti, docente dell’Università di Urbino, direttore scientifico di Demos&Pi – gli immigrati hanno dato un volto alla nostra insicurezza e alle nostre paure, ma la relazione fra insicurezza, migrazione e comunicazione ha funzionato davvero fino alla fine dello scorso decennio”. Oggi emerge una tendenza nuova. “La media giornaliera dei titoli dedicati ai migranti e alle migrazioni si è ridotta oggi a meno di un terzo rispetto al 2018 e il grado di insicurezza generato da questo tema è sceso sensibilmente”. “Sul piano mediatico e politico, ormai, gli immigrati non suscitano emozione, e neppure paura. Prevale, piuttosto, un diffuso senso di abitudine. Anche per chi li vede come un ‘Male’. Oggi gli immigrati non evocano più ‘l’altro che viene da lontano’ e non fanno più notizia come un tempo. Perché giungono da Paesi relativamente vicini, perché sono in fuga da guerre che inquietano anche noi, perché ci siamo abituati a loro, perché siamo stati “costretti” a considerarne l’utilità, ben più elevata dei pericoli che comportano. Così – dice Diamanti - chi in passato ne ha fatto una bandiera per attrarre consensi oggi deve cercare altri argomenti, se non altri nemici”. Una conseguenza anche dell’emergere di nuove emergenze e di nuove paure, dai problemi economici all’inefficienza, dalla corruzione politica alla pandemia.

“L’analisi di questo ultimo anno di informazione sulle migrazioni, sui rifugiati, sui richiedenti asilo, rivela – dice Valerio Cataldi, presidente dell’associazione Carta di Roma - che c’è un binario parallelo su cui corrono la solidarietà per il popolo ucraino in fuga e l’ostilità, in crescita, verso i popoli in fuga in arrivo dal  Mediterraneo. Un racconto doppio che dimostra quanto sia pervasiva la propaganda politica nel giornalismo italiano. La rivoluzione del linguaggio giornalistico sulle migrazioni, deve aspettare ancora”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)