Merlara, per la casa di riposo si mobilitano i sindaci. I morti salgono a dieci

Lettera di otto primi cittadini alle istituzioni superiori: bisogna agire subito. Ma l'Ulss 6 non ha personale sufficiente per prestare sostegno. Mascherine sono giunte invece direttamente dalla Germania, mentre occhiali e guanti per il personale sono stati donati dagli agricoltori vicentini. La storia straziante di Lina Cavestro, che ha rinunciato a un posto in terapia intensiva per lasciarlo a un paziente con più speranza di vita.

Merlara, per la casa di riposo si mobilitano i sindaci. I morti salgono a dieci

Continua la dolorissima contabilità nel Centro serivizi per anziani Pietro e Santa Scarmignan di Merlara. A condividere il calvario dell’intera comunità è il sindaco, Claudia Corradin, che proprio nei giorni scorsi aveva lanciato il proprio grido di dolore proprio attraverso il nostro sito.

A ieri sera (domenica 22 marzo) all’interno della casa di riposo si trovavano 58 ospiti, tutti positivi a Coronavirus, cinque i ricoverati, dieci i deceduti. Faticosissima la situazione del personale attivo in queste ore, più che dimezzato dal contagio. Mancano Oss e infermieri, chi è rimasto in servizio continua a fare turni massacranti fin dall’inizio dell’emergenza.

A sostenere il sindaco, la presidente della struttura e tutto il personale, arrivano sempre più numerosi i gesti di solidatietà. Anzitutto quello di Evitech e Merlara Biogas che hanno permesso l’arrivo direttamente dalla Germania di 400 mascherine chirurgiche del tipo Fpp2 utilizzabili anche dagli operatori all’interno della struttura. Gli agricoltori vicentini hanno fatto pervenire cinquanta occhiali e duemila paia di guanti a norma. Alcuni merlaresi infine hanno fatto arrivare un omaggio floreale dedicato ai “nonni” del centro, con un pensiero speciale a chi sta facendo i maggiori sforzi in questo momento per garantire l’assistenza necessaria agli anziani.

Sul fronte istituzionale, va registrata la lettera che i sindaci di otto comuni del Montagnanese hanno indirizzato venerdì 20 marzo al presidenze Zaia, all’assessore regionale alla Sanità Lanzarin, al direttore generale dell’Ulss 6 Scibetta, oltre che al presidente della provincia Bui e al prefetto Franceschelli. Nella missiva i primi cittadini di Montagnana, Urbana, Megliadino San Vitale, Casale di Scodosia, Masi, Borgo Veneto e Castelbaldo (oltre a Merlara) si dicono «pronti a sostenere e promuovere tutte le iniziative utili ad affrontare questa fase acuta dell’emergenza per la sicurezza dei pazienti e di tutto il personale della Scarmignan». Non c’è tempo da perdere, continuano i sindaci, perché la contabilità dei contagiati e dei deceduti si fa ogni giorni più terribile e, anche se è tutto il Veneto a essere coinvolto nella pandemia, chiedono un intervento deciso alla Regione, specie in materia sanitaria.
La risposta del direttore generale dell’Ulss 6 Scibetta è giunta dopo sole poche ore, per ricordare ai sindaci come la fornitura dei dispositivi di protezione individuale per il personale è una competenza del datore di lavoro e quindi della presidenza dell’Ipab, mentre è impossibile per l’azienda mettere a disposizione personale per far fronte alle carenze del Centro servizi dal momento che l’Ulss 6 non riesce allo stato a reperire personale suffiviente a far fronte all’emergenza in atto.

Impressionano storie come quella raccontata domenica 22 marzo dal Mattino sulla difficile scelta del nipote di Lina Cavestro, 91 anni, ospite della casa di riposo di Merlara, affetta anche da Alzheimer. Dopo un consulto con i medici, il congiunto ha scelto di rinunciare al posto in terapia intensiva per la zia, per lasciarlo a un paziente con maggiori possibilità di guarigione. Lina Cavestro si è così spenta allo Scarmignan, dopo una vita spesa nell’insegnamento tra Padova, Breganze e Asiago, dove era stata direttrice delle colonie dell’Opera diocesana di assistenza (l’attuale Casa Scoiattolo) e per la parrocchia di San Cosma a Monselice dove era stata presidente dell’Azione cattolica, catechista e membro del consiglio pastorale.

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