Migranti, la Geo Barents “sfida” il dl ong? “No, è l’Italia a sfidare il diritto internazionale"

Ne è convinto il giurista Fulvio Vassallo Paleologo. Alla nave umanitaria assegnato il porto di La Spezia a 100 ore di navigazione dal luogo del soccorso. Ha deviato la rotta per operare due salvataggi. E’ la prima violazione del nuovo decreto voluto dal ministro Piantedosi. Cosa succede ora?

Migranti, la Geo Barents “sfida” il dl ong? “No, è l’Italia a sfidare il diritto internazionale"

Sono 237 i naufraghi a bordo della nave umanitaria di Medici senza frontiere Geo Barents, tra cui 87 minori (di cui 74 non accompagnati) e 27 donne. Le persone sono state soccorse in tre diverse operazioni. Due salvataggi in mare, operati a breve distanza dopo il primo, sono avvenuti quando già era stato già assegnato il porto sicuro di La Spezia. E che configurano un primo “strappo” alle nuove disposizioni governative previste dal dl n. 1 del 2 gennaio 2023 “recante disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori”, il cosiddetto decreto ong. Stando a quanto previsto dal decreto, infatti, alle navi umanitarie sono vietati i salvataggi multipli. Non solo, ma una volta ricevuta l’assegnazione di un porto di sbarco hanno l'obbligo di raggiungerlo “senza ritardo per il completamento dell’intervento di soccorso”. Dal canto suo Medici senza frontiere ribadisce di aver agito in conformità con le leggi internazionali che regolano il soccorso in mare. “ Durante la navigazione abbiamo ricevuto un'allerta da parte di Alarm phone - spiega l’ong -. Sulla rotta verso la segnalazione abbiamo incontrato un'altra imbarcazione in difficoltà ed effettuato il salvataggio. Secondo il diritto internazionale, fornire assistenza in mare è un obbligo legale”. 

Il ministero dell’Interno fa sapere che nel porto di La Spezia verrà accertato se la nave ha operato in violazione alla legge. In caso di infrazioni il comandante rischia una multa da 10mila a 50mila euro di multa  e il fermo per due mesi della nave per disposizione del prefetto del capoluogo ligure. Di certo, questa missione di Msf costituisce un precedente importante per testare la legittimità delle norme governative in relazione a quanto previsto dai trattati internazionali. 

“Non è la Geo Barents a sfidare il decreto legge Piantedosi, come dicono oggi in molti. E’ il governo italiano, che sta sfidando l’Europa e il diritto internazionale” sottolinea Fulvio Vassallo Paleologo, giurista, esperto di immigrazione, asilo e diritto del mare. “Il decreto n. 1 del 2 gennaio 2023 fornisce innanzitutto una lettura distorta dell’articolo 19 della convenzione di Montego Bay (Unclos, ndr) sul passaggio inoffensivo, consentendo il divieto di ingresso nei porti delle navi che violano le norme relative all’immigrazione. Un principio già previsto dal decreto Salvini e mai rimosso dal decreto Lamorgese, il n. 130 del 2020 - spiega -.  Il dl, nel confermare questo potere di divieto che i giudici hanno disapplicato, per esempio nella sentenza sul caso di Carola Rackete, viola il principio della gerarchia delle fonti. Nei fatti, se guardiamo al diritto del mare e alle convenzioni internazionali, si parla di  libertà di navigazione e non c’è una norma che vieta i soccorsi multipli. Anzi l’articolo 98 della Convenzione Unclos dice espressamente che se il comandante è informato di un’imbarcazione in distress è obbligato al soccorso. Altrimenti potrebbe configurarsi il reato di omissione di soccorso”. Per Vassallo Paleologo, dunque, non è possibile prevedere una norma interna che impedisca le attività di soccorso in mare, a cui sono obbligati non solo i comandanti delle navi ma anche gli Stati. 

“Le convenzioni internazionali hanno natura vincolante e obbligatoria anche in forza del regolamento europeo 656 del 2014 relativo alle attività di Frontex, che disciplina e impone il rispetto di tali convenzioni - ricorda il giurista -. I regolamenti europei hanno valore cogente e l’efficace normativa è diretta, non possono esserci interpretazioni”.  

A suscitare polemiche è anche la prassi, ormai consolidata, di assegnare alle navi umanitarie delle ong porti di sbarco sempre più lontani dal luogo dove è avvenuto il salvataggio. “Dopo il salvataggio effettuato oggi, le autorità italiane ci hanno assegnato La Spezia come porto di sbarco. Questa città si trova a circa 100 ore di navigazione dalla nostra posizione attuale - sottolinea Medici senza frontiere -. Perché farli sbarcare così lontano quando ci sono porti idonei molto più vicini? Perché non Pozzallo o Palermo? È contro il diritto marittimo internazionale”. In un post l’ong ricorda che “il place of safety dovrebbe essere assegnato ‘con la minima deviazione dal viaggio della nave’ e dovrebbe essere fatto ogni sforzo ‘per ridurre al minimo il tempo delle persone soccorse, rimanere a bordo della nave che presta assistenza’, ovvero il prima possibile”. 

Secondo Vassallo Paleologo questa prassi governativa è non solo illegittima manche contraddittoria: “da una parte il decreto dice che le navi devono raggiungere il porto nel tempo più rapido possibile per completare il soccorso, dall’altra le invia in porti lontanissimi, comportando tempi di navigazione molto lunghi”. Inoltre, seppure non esplicitato nella convenzione Sar di Amburgo del 1979 “viene adombrata l’idea che il porto sicuro è anche il più vicino - spiega il giurista -. La diatriba è sulla natura non occasionale del soccorso che serve nei fatti a discriminare le navi delle ong. Nell’interpretazione del Viminale la rotta di queste navi non è predefinita e dunque non ci sarebbe deviazione. Ma è un’interpretazione che serve solo a disapplicare le norme internazionali, perché non si possono fare discriminazioni tra i naufraghi. Solo le navi delle ong vengono inviate così lontano, lo stesso non succede con le navi della Guardia costiera”.  

In queste ore sta arrivando a Medici senza frontiere anche la solidarietà delle altre organizzazioni umanitarie. “Il Governo italiano continua a violare il diritto internazionale e i diritti umani delle persone soccorse in mare: i 237 naufraghi a bordo di Geo Barents di Medici Senza Frontiere toccheranno terra al porto di La Spezia, tra i più lontani mai concessi - afferma l’ong Sea Watch -. Dopo giorni nel Mediterraneo, le autorità italiane costringono le persone ad altre decine e decine di ore di viaggio, in mare, con il rischio di peggioramenti meteorologici e l’unico vile obiettivo di infliggere altre sofferenze, tenendo le navi delle ONG lontane dalle zone SAR. Il risultato? Un Mediterraneo sempre più deserto e senza soccorsi, con più respingimenti e morti”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)