Migranti, tremila soccorsi a Pasqua. Governo verso lo “stato di emergenza”

Le operazioni della Guardia costiera in diversi scenari, da Lampedusa al mar Ionio. Dall’inizio dell’anno 29mila arrivi. L’esecutivo pronto a varare norme più restrittive su Cpr e protezione speciale. Le ong denunciano un aumento dei naufragi

Migranti, tremila soccorsi a Pasqua. Governo verso lo “stato di emergenza”

Nel fine settimana di Pasqua sono stati oltre tremila i migranti salvati in mare. Lo ha comunicato la Guardia costiera, sottolineando che sono stati “molteplici i soccorsi svolti in diversi scenari, tra cui a largo dell'isola di Lampedusa e nel mar Ionio”. Circa duemila sono le persone tratte in salvo nel Mediterraneo centrale e sbarcate a Lampedusa. A questi si aggiungono i soccorsi, coordinati dal Centro Nazionale del Soccorso Marittimo della Guardia Costiera a favore di “un peschereccio con circa 800 migranti a bordo, intercettati a oltre 120 miglia a Sud-Est di Siracusa, in acque Sar italiane. Circa 400, invece, i migranti presenti a bordo di un secondo peschereccio, segnalato anche da Alarm Phone e intercettato da nave Diciotti della Guardia Costiera, attualmente in area SAR italiana a circa 170 miglia a Sud-Est di Capo Passero, a largo della Calabria ionica - spiega la Guardia Costiera -. A supporto delle operazioni di ricerca e soccorso in mare di questi giorni anche mezzi aerei Guardia Costiera e Frontex”.

In tutto, secondo i dati del ministero dell’Interno, da gennaio a oggi sono 28.285 i migranti arrivati nel nostro paese. Erano 6.938 nello stesso periodo del 2022, 8.475 nel 2021. La maggior parte degli arrivi è stata registrata nel mese di marzo (13.216). Stando alle nazionalità: la maggior parte dei migranti e richiedenti asilo è originaria di Costa D’Avorio (5.094), Guinea (3.921), Pakistan (2.778) e Tunisia (2.210). Quanto alle rotte, più della metà delle partenze è stata registrata dai porti tunisini (Sfax), segue la Libia e la rotta turco-calabra. 

Per gestire il flusso straordinario di arrivi nel nostro paese, quadruplicato rispetto allo scorso anno, il Governo sta pensando di varare uno “stato di emergenza” con una serie di misure più restrittive. Tra queste l’aumento dei centri per il rimpatrio (Cpr) che verrebbero aperti in ogni regione. Si parla poi da settimane dell’ipotesi di rimettere mano anche al sistema di richiesta di protezione, eliminando la protezione speciale (già fortemente ridimensionata dal Decreto Cutro). Il permesso di soggiorno per protezione speciale è stato introdotto dalla legge 132/2018 e i presupposti per il suo rilascio sono stati poi ampliati dal Decreto legge 130/2020, convertito nella legge 173/2022 che ha riformulato l’art. 19 del Testo Unico Immigrazione (TUI), ampliando le ipotesi di divieto di espulsione. In particolare nei casi in cui la persona possa  essere  oggetto  di persecuzione per motivi di razza, di sesso, di orientamento sessuale, di identità di genere di lingua, di cittadinanza,  di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o  sociali, o possa rischiare di essere rinviato verso un  altro  Stato  nel quale non sia protetto dalla persecuzione.

Vengono inoltre protette tutte le situazioni in cui esistano fondati motivi di ritenere che lo straniero, in caso di espulsione, rischi di essere sottoposto a tortura o a trattamenti inumani o degradanti o di violazioni sistematiche e gravi di diritti umani.

"L'obiettivo è ritornare ai decreti sicurezza del governo Conte" ha spiegato Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera della Lega, a 24 Mattino su Radio 24. "Nel decreto Cutro già si mette mano alla protezione speciale, che era quella che una volta era la protezione umanitaria. Quindi già nel testo uscito dal consiglio dei ministri abbiamo già una limitazione di questo tipo", spiega Molinari, "quello che noi abbiamo fatto nei nostri emendamenti è cercare di riportare in vigore le norme del decreto Salvini, quindi il decreto di sicurezza, definendo in maniera chiara e rigida quali sono i casi a cui dare la protezione speciale". Oltre a questo "ci sono una serie di altre norme come ad esempio sui centri di accoglienza, dove si vuole prolungare a 180 giorni la permanenza come era prima e sulle regole sull'accoglienza". 

Difficile però che queste misure possano impattare sui flussi nel Mediterraneo. “In Italia abbiamo già sperimentato cosa significhi togliere questo tipo di protezione. Nel 2018, quando fu abolita l’umanitaria, sono aumentati gli irregolari, ci sono stati meno esiti positivi delle richieste d’asilo nel nostro Paese rispetto alla media europea e più ricorsi. Questa questione è una bandiera della Lega che vuole avere più irregolarità, più disagio e più razzismo, e quindi più consenso” sottolinea Filippo Miraglia di Arci . “Ma i paesi europei che hanno una forma di protezione complementare a quella della direttiva europea sono 18 su 27. Non è una questione solo italiana”. 

Intanto le ong che si occupano di soccorso in mare continuano a denunciare i continui naufragi, avvenuti anche a seguito di segnalazioni. “Pasqua 2023 nel Mediterraneo: centinaia di persone attendevano i soccorsi, ma l'Europa li ha ignorati. Numerose persone sono annegate in naufragi e, ancora una volta, i corpi hanno dovuto essere portati a terra da navi di soccorso civile. La politica europea della morte continua a mietere altre vittime” sottolinea l’organizzazione Sea Watch sui social.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)