Ministero della Difesa. L’Italia aumenta la spesa militare

Il ministero della Difesa, per il 2023, ha ottenuto 27 miliardi e 748 milioni di euro, e rappresentano circa il 3 per cento delle spese finali del bilancio dello Stato. Potenziamento delle strutture interne, ma anche quattro nuove missioni internazionali tra Ucraina e Africa

Ministero della Difesa. L’Italia aumenta la spesa militare

Più del 3 per cento delle spese ministeriali nel bilancio 2023 dello Stato: la Difesa ha ottenuto 27 miliardi e 748 milioni di euro, cui vanno aggiunti gli stanziamenti di ministero dell’Economia e delle Finanze e ministero delle Imprese e del Made in Italy alle spese militari. Così nel dossier (pubblicato il 6 luglio scorso) della Documentazione parlamentare della Camera che certifica la crescita: dai 19,9 miliardi di euro del 2016 ai 21,4 del 2019 fino ai 24,5 del 2021.

La strategia
Il ministro Guido Crosetto la dichiara esplicitamente: «Anticipare le mosse dell’avversario ovvero dotare la Difesa degli strumenti atti a maturare un vantaggio competitivo rispetto alle possibili minacce. Con la piena flessibilità d’impiego delle Forze armate in tutti gli scenari e in tutti i domini fisici e non fisici dove è messo a repentaglio il futuro delle nostre istituzioni democratiche». Di qui 1,792 miliardi di euro in più rispetto al bilancio 2022, che in particolare alimentano, appunto, la “Funzione difesa” che sfiora i 20 miliardi con un aumento superiore all’8 per cento.

In dettaglio
Nell’arco di tre lustri l’Italia spenderà quasi 13 miliardi di euro con il “Fondo relativo all’attuazione dei programmi di investimento pluriennale per le esigenze di difesa nazionale”. E fino al 2036 sono previsti altri 3,8 miliardi di euro per le “Politiche di sviluppo dei settori ad alta valenza tecnologica per la difesa e la sicurezza nazionale”. Il capitolo 7421 della Difesa stanzia 877,9 milioni di euro per “interventi per lo sviluppo delle attività industriali a tecnologia dei settori aeronautico e aerospazio in ambito difesa e sicurezza nazionale”: dal programma Forza Nec per abbattere i tempi di comunicazione, agli elicotteri Hh-101 e Nh-90 e agli aerei da caccia Eurofighter e Tornado.

Missioni internazionali
Sono regolamentate dalla legge 146 del 21 luglio 2016 (Governo Renzi, Roberta Pinotti alla Difesa) e contano sulle risorse del ministero dell’Economia che per il 2023 ha previsto 1,7 miliardi di euro nell’apposito stanziamento. L’Italia è presente con oltre settemila militari in 35 missioni internazionali nell’ambito di coalizioni multinazionali, sotto l’egida di Onu, Nato e Unione Europea o accordi bilaterali. E nello scenario di guerra sul “fianco est” della Nato altri 1.250 militari sono in Lettonia, Ungheria e in Bulgaria. In Romania una task force dell’Aeronautica è impegnata con Ef-2000 “Typhoon” nella sorveglianza degli spazi aerei alleati.

I conti nel 2022
Sono pubblici i costi sostenuti l’anno scorso: 137.259.170 di euro nella Coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh; 106.585.294 per United Nations Interim Force in Lebanon (Unifil); 70.068.735 alla partecipazione a Nato Joint Enterprise nei Balcani; 55.427.196 nell’operazione “Mare Sicuro” e nella missione di supporto alla Marina libica, cui si sommano altri 11.848.004 euro per il controllo dei confini in “assistenza” alle istituzioni libiche; infine 24.598.255 al “potenziamento” del fianco sudorientale della Nato.

E le novità
La “deliberazione” del Consiglio dei ministri aggiunge nel 2023 quattro nuove missioni. L’Italia si concentra sulla Libia con l’avvio di European Union Border Assistance Mission in Libya, mentre in Africa partecipa all’iniziativa di partnership militare dell’Ue in Niger e fa scattare la missione bilaterale in Burkina Faso. Ma i riflettori sono puntati su Eumam Ucraina, soprattutto perché le informazioni devono misurarsi con i vincoli di segretezza. Tuttavia, sono 80 le unità militari messe a disposizione per un costo preventivato in 9,2 milioni di euro. Sulla carta, «specifici moduli addestrativi condotti sul territorio nazionale a beneficio di personale delle Forze armate ucraine», anche se è inevitabile il collegamento con i comandi internazionali e si intravvede l’ipotetico utilizzo di nostri addestratori all’estero.

Controlli virtuali
Il Parlamento, proprio in base alla legge 146, ha il compito di controllare questo genere di attività militari fuori dai confini. Dovrebbe ottenere il dossier governativo in modo da dedicare una sessione parlamentare entro la fine dell’anno. Nella realtà, Camera e Senato si ritrovano a vagliare le missioni internazionali quando, di fatto, sono già archiviabili.

In Italia vengono approvate 50 missioni ogni anno
aereo-militare

Esemplifica Fabrizio Coticchia, docente di Scienze politiche all’Università di Genova, in un articolo su The Post Internazionale: «L’Italia è uno dei Paesi più attivi a livello militare. In Germania hanno approvato circa 50 missioni militari dalla Guerra fredda fino a oggi, noi 50 tutti gli anni. C’è un attivismo imparagonabile, per di più senza discussione parlamentare».

Crescono anche i costi per il personale

Spigolando fra le cifre, è lampante un paradosso non solo contabile: in via Marsala, sede del ministero della Difesa, sono alle prese con una stridente contraddizione nelle spese. La legge 244 del 2012 imponeva la riduzione degli organici tanto nel personale militare di Esercito, Marina e Aeronautica quanto nel personale civile dipendente dal ministero della Difesa. Ma le spese per il personale sono in realtà lievitate dai 9,5 miliardi del 2014 fino a 11 miliardi e 118 milioni dell’ultimo bilancio. Eppure, nell’arco degli stessi anni i militari sono ben 10.350 in meno, mentre il personale civile è stato tagliato di quasi ottomila unità. L’organico (dati 2021) risulta di 92.648 militari nell’esercito di cui 10.280 ufficiali; 39.753 nell’Aeronautica di cui 91 generali; 29.567 nella Marina di cui 7.908 volontari. Erano inquadrati nel personale della Difesa anche 939 cappellani militari per una spesa che ammontava a 1.324.756 euro.

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