Povertà, aumento dei prezzi, crisi idrica: in Libano crescono le difficoltà

Appello di Azione contro la fame per sostenere l’economia locale. A poco più di un mese dall’esplosione di Beirut, la povertà è in crescita. Il costo del cibo aumentato del 336%, chiudono le imprese e l’accesso all’acqua rappresenta una sfida

Povertà, aumento dei prezzi, crisi idrica: in Libano crescono le difficoltà

A poco più di un mese dall’esplosione che ha colpito il cuore economico e sociale di Beirut, la città e il Paese sono alle prese con una delle peggiori crisi della loro storia. Ad affermarlo è “Azione contro la fame”, che ricorda che secondo le Nazioni Unite, il 55% della popolazione vive una condizione di povertà; il 23%, addirittura, una forma di vulnerabilità estrema a causa della impossibilità, da parte di tanti cittadini, di acquistare prodotti alimentari e generi di prima necessità. “L’esplosione, del resto, ha ulteriormente aggravato l’inflazione che affligge il Paese: il costo del cibo è aumentato del 336% in solo un anno”.

Sebbene vi sia stato un allentamento delle restrizioni alla circolazione di fronte alle pressioni di commercianti e imprenditori, l’economia nazionale è lontana dall’imboccare la strada della ripresa. “I nostri team impegnati sul campo stanno compiendo un grande sforzo per affrontare le numerose emergenze che attanagliano, contemporaneamente, il Paese: la crisi socioeconomica, l’emergenza rifugiati, il Covid-19, gli effetti dell’esplosione - ha dichiarato Simone Garroni, direttore generale di Azione contro la Fame -. Siamo estremamente preoccupati per l’aumento dei prezzi dei generi alimentari. Ma non solo. Oltre a far fronte ai bisogni di base in termini di cibo, acqua, servizi igienici e riparo per le persone colpite dall’esplosione, siamo anche chiamati ad aiutare le persone che perdono il lavoro e che, dunque, non sono in grado di acquistare prodotti sempre più costosi e, pertanto, di rientrare nell’alveo della sicurezza alimentare”.

“I sussidi statali per carburante, grano e medicinali stanno per cessare e, probabilmente, causeranno un aumento ulteriore dei prezzi - ha aggiunto spiega Aurélie du Châtelet, coordinatrice di Azione contro la Fame in Libano -. In questa situazione, come potranno i cittadini mangiare a sufficienza? Riceviamo, in questo periodo, segnalazioni di persone che riducono il numero di pasti quotidiani o che mangiano quantità minori di carne, latticini, frutta e verdura. Una circostanza che, purtroppo, rischia di aprire la strada della malnutrizione per molti”.

D’altra parte, la crisi economia non cenna ad attenuarsi. Oltre alla perdita di posti di lavoro causata dall’esplosione e dalla successiva chiusura di negozi e attività commerciali, anche le piccole e medie imprese faticano a riprendere la propria attività, già messa sotto pressione dal Covid-19. “Gli esercizi che con fatica avevano deciso di non chiudere battenti a causa della pandemia hanno, adesso, subito ingenti danni materiali legati all’esplosione - aggiunge du Châtelet -. Siamo soddisfatti dei progressi compiuti nella fase di rimozione dei detriti e dell’enorme solidarietà che ha permesso di far fronte ai bisogni iniziali di cibo e riparo. Allo stesso tempo, però, merita una attenzione particolare la condizione di precarietà vissuta dalle piccole imprese a conduzione familiare, danneggiate anche dalla diminuzione della domanda generata dall’inflazione”.

Esiste anche una emergenza idrica. Secondo Azione contro la Fame, occorre promuovere misure straordinarie per proseguire l’opera di rimozione dei detritiripristinare gli edifici e, soprattutto, riparare le loro reti idriche. Sebbene siano stati compiuti progressi significativi sul versante dell’accesso all’acqua, quasi la metà delle famiglie vicine al sito dell'esplosione, infatti, deve ancora essere collegata alla rete. Oltre 500 edifici, che ospitano complessivamente 75.000 persone, devono ancora ripristinare le condutture idriche e gli impianti igienico-sanitari.

In Libano, Azione contro la Fame opera dal 2006 con un team di 150 persone. Fornisce acqua e servizi igienico-sanitari agli insediamenti informali dove vivono 1,5 milioni di rifugiati siriani. Il suo intervento è finalizzato a migliorare le condizioni di vita delle persone in situazioni di vulnerabilità e a garantire l’accesso ai servizi idrici e igienico-sanitari di base, alla salute e alla nutrizione.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)