Presentata alla Camera una proposta di legge per l’istituzione del salario minimo

È stata formalmente presentata alla Camera la proposta di legge “Disposizioni per l’istituzione del salario minimo”, risultato di un’iniziativa congiunta di tutti i partiti di opposizione ad eccezione di Italia Viva. Sottoscritta dai leader che sono anche deputati (essendo stata depositata a Montecitorio) e dai presidenti dei rispettivi gruppi parlamentari, la proposta consta di otto articoli.

Presentata alla Camera una proposta di legge per l’istituzione del salario minimo

È stata formalmente presentata alla Camera la proposta di legge “Disposizioni per l’istituzione del salario minimo”, risultato di un’iniziativa congiunta di tutti i partiti di opposizione ad eccezione di Italia Viva. Sottoscritta dai leader che sono anche deputati (essendo stata depositata a Montecitorio) e dai presidenti dei rispettivi gruppi parlamentari, la proposta consta di otto articoli.
Nella relazione che accompagna l’articolato i promotori illustrano così i punti principali. Innanzitutto, la proposta “definisce in modo certo, eguale per tutti i rapporti di lavoro e cogente, il trattamento economico che integra la previsione costituzionale della retribuzione proporzionata e sufficiente, in modo che questa non sia inferiore al trattamento previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative, per i lavoratori subordinati come pure per i rapporti di lavoro diversi da quello subordinato che presentano analoghe necessità di tutela”. Il riferimento alla Costituzione riguarda l’articolo 36 della Carta laddove si afferma che “il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.
La proposta – e questo è uno snodo cruciale anche rispetto al dibattito dentro e fuori il Parlamento – sottolinea che, ferma restando l’applicazione generalizzata dei contratti collettivi nazionali, “a ulteriore garanzia del riconoscimento di una giusta retribuzione” dev’essere introdotta “una soglia minima inderogabile (9 euro all’ora), per tutelare in modo particolare i settori più fragili e poveri del mondo del lavoro, nei quali è più debole il potere contrattuale delle organizzazioni sindacali”. Tale soglia “opererebbe solo sulle clausole relative ai ‘minimi’, lasciando al contratto collettivo la regolazione delle altre voci contributive”.
Viene inoltre garantita “l’ultrattività dei contratti scaduti o disdettati” (che continuerebbero quindi a essere in vigore anche in assenza di una specifica clausola di proroga). Una commissione ministeriale con la partecipazione di esperti e di rappresentanti delle parti sociali avrà il compito di aggiornare periodicamente la soglia minima e, allo stesso tempo, “un’apposita procedura giudiziale di natura collettiva” servirà a tutelare il rispetto effettivo del trattamento economico previsto.
La proposta delle forze di opposizione si inserisce in un ampio dibattito sulla questione del salario minimo, oggetto anche di una direttiva europea che dev’essere recepita entro il 15 novembre 2024 e che tuttavia non impone ai singoli Paesi una specifica soluzione. Il governo italiano si è finora espresso in senso negativo sul salario minimo legale, con la premier Meloni che punta le sue carte soprattutto sul taglio al cuneo fiscale. In ambito sindacale, la Cisl sostiene che il salario minimo sia necessario e urgente ma non debba essere introdotto per legge quanto piuttosto attraverso la contrattazione collettiva. Ora la parola passerà al Parlamento.

Andrea Regimenti

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Fonte: Sir