Quei traumi invisibili dopo la fuga dai talebani. Così l'Italia supporta i bambini afghani

UNA VIA SICURA Si chiama “Con i bambini afghani”, l'iniziativa straordinaria dedicata ai profughi minorenni giunti nel nostro paese da agosto 2021. L’iniziativa è volta a realizzare in breve tempo l’inclusione all’interno delle comunità territoriali di riferimento, mediante una strategia integrata di prevenzione e contrasto delle discriminazioni. Ecco la settima puntata del reportage di Redattore Sociale in collaborazione con Acri

Quei traumi invisibili dopo la fuga dai talebani. Così l'Italia supporta i bambini afghani

Da qualche mese Amina* e Fatah non parlano più. Si sono rifugiate in un mondo di silenzi per dimenticare l’orrore che ha costretto la loro famiglia a scappare via dall'Afghanistan. Il mutismo delle due sorelle è piombato nella nuova casa in Puglia, condivisa con i sette fratelli, i genitori e la nonna. La prima a smettere di comunicare è stata Amina, poi la sorella più piccola ha seguito il suo esempio. Il papà, Khaled, che prima del ritorno dei talebani a Kabul, lavorava per le organizzazioni internazionali, ha chiesto subito aiuto. E oggi le due sorelline sono seguite da una psicologa e insieme ai fratelli sono inserite nei centri educativi pomeridiani della città di Lecce per favorire la socializzazione con altri minori e con adulti. Con loro, anche a scuola, c’è sempre un mediatore linguistico culturale. L’intervento educativo di accompagnamento a scuola (e fuori dalla scuola) è stato realizzato all'interno del progetto “Con i bambini afghani”, un’iniziativa straordinaria dedicata ai profughi minorenni (in famiglia e/o soli) giunti da agosto 2021 in Italia dall'Afghanistan e dai paesi limitrofi. L’iniziativa è volta a realizzare in breve tempo l’inclusione all'interno delle comunità territoriali di riferimento, mediante una strategia integrata di prevenzione e contrasto delle discriminazioni. Ed è promossa dal Governo italiano insieme con le Fondazioni di origine bancaria, rappresentate da Acri, e con il Terzo settore nell'ambito del “Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile” e viene attuata dall'impresa sociale Con i Bambini. Gli interventi, sostenuti complessivamente con 3 milioni di euro, sono stati realizzati attraverso un processo di co-progettazione con tutti gli enti coinvolti e continueranno durante gli anni scolastici 2021/2022 e 2022/2023.. “Siamo stati tutti colpiti, come cittadini e persone, dal dramma dell’Afghanistan. L’Italia ha accolto generosamente migliaia di famiglie e minori dall'Afghanistan – sottolinea Marco Rossi-Doria, presidente dell’impresa sociale Con i Bambini. Ora abbiamo il dovere istituzionale di dare continuità al percorso di accoglienza e accompagnamento, lavorando per l’inclusione educativa. Grazie al Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e alle centinaia di alleanze educative all’opera nei diversi territori, possiamo attivare comunità educanti capaci di dare un orizzonte di speranza a questi bambini e ragazzi”. 

Nell'ultimo anno sono già diversi i programmi personalizzati attivati per accompagnare verso una nuova vita in Italia i bambini. “Il disagio dei minori, come Amina e Fatah, è stato sin da subito evidente e ha preoccupato molto - spiega Caterina Boca di Communitas, ente capofila del progetto -. Il caso delle due sorelline è emblematico: il loro mutismo, la loro scelta di non parlare a scuola né tanto meno nel centro di accoglienza è stato un segnale di allarme, subito percepito. Da qui la decisione di rafforzare l'assistenza psicologica, la scelta è ricaduta su una psicologa donna con un approccio etnografico e culturale. Poi si è pensato di farle incontrare nel centro ricreativo pomeridiano con altre coetanee accompagnandole nelle attività che svolgono anche attraverso il mediatore. E piano piano la situazione è migliorata. Questo caso è interessante perché permette di capire come si possano fare degli interventi ad hoc inserendosi in percorsi già avviati. Spesso mancano fondi o progettazioni specifiche, soprattutto per aspetti così particolari che, pur rientrando nella sfera della salute, del benessere psicofisico del minore, sono meno coperti. Eppure si rivelano determinanti per il futuro dei minori e la costruzione della loro personalità nonché per il rafforzamento delle loro capacità”.

Una “dote” per ogni minore afghano

Il modello organizzativo del progetto si basa su un impianto a tre livelli: nazionale, macro-regionale e locale. La cabina di regia nazionale è composta, oltre che da Con i Bambini, dai tre tavoli impegnati nella gestione dell’emergenza profughi (Tavolo Minori migranti, Tavolo Asilo e Immigrazione, AOI) e dal Consorzio Communitas, soggetto responsabile, che in coprogettazione con Cib, svolge il ruolo di coordinamento generale e di interlocuzione con le istituzioni nazionali (Ministero dell’Interno, Ministero degli Esteri e Ministero del Lavoro). “Gli interventi di progetto prevedono azioni di orientamento ai servizi sociali, l’apprendimento della lingua italiana L2, il potenziamento didattico all'interno dei luoghi educativi formali e il rafforzamento delle competenze relazionali e life skills nei luoghi informali. Ci occupiamo inoltre del benessere psicologico dei bambini - spiega Marisa Belluscio, coordinatrice del Bando -. Tutte le azioni sono implementate dai partner locali e coinvolgono tutte le realtà che, anche se non fanno parte della rete di partenariato di progetto, hanno in accoglienza minori afghani”.

Ogni intervento viene svolto attraverso l'utilizzo di doti educative/economiche. La “dote” permette di realizzare un Piano educativo individualizzato (PEI) per ogni minore in modo continuativo per tutto l'arco dell'intervento, anche in caso di trasferimento in altra sede di accoglienza. Questo consente di coprire tutte le spese di accompagnamento che si rendono necessarie per un valore di circa 1500 euro per beneficiario. “In questo modo è possibile intervenire nel processo di inclusione del minore rafforzando alcuni aspetti che possono sembrare più fragili - spiega ancora Boca - Più in generale si interviene laddove non ci sono le opportunità anche economiche”. La prospettiva di lavoro è racchiusa nel progetto “Comunità in crescita” e permette un cambiamento duraturo che, a partire dal minore, coinvolge e ricade sul territorio, generando il passaggio da ente -soggetto accogliente a comunità̀ inclusiva. “Sulla base della capillarità degli interventi, il progetto intende generare un impatto percentualmente rilevante sulla popolazione minorenne afghana oggi presente in Italia. Oggi parliamo di circa 1.300 minori in tutto, ma il numero può variare - aggiunge Belluscio -. In generale si punta a determinare un miglioramento qualitativo dell’approccio alla tematica dell’integrazione con effetti sul lungo periodo, grazie alla definizione della metodologia condivisa di presa in carico e al lavoro di rete tra i partner e ai soggetti territoriali del progetto”. Con i bambini afghani mette insieme organismi con natura e storia diversa, tutti accomunati da una esperienza nel settore dell'accoglienza e dell'assistenza a migranti e ai minori stranieri. I partner sono poco meno di un centinaio con ruoli differenziati. Oltre al livello nazionale di coordinamento in capo a Communitas, ci sono 7 macro aree territoriali che vedono la partecipazione di 7 enti di secondo livello tra cui Save the Children, Pangea, CIR, Girasole, Communitas, Salesiani per il Sociale, Arci. Ci sono poi i livelli territoriali ovvero 84 partner locali presenti su tutto il territorio.

*I nomi dei profughi sono stati modificati per tutelarne l’identità

UNA VIA SICURA  è un reportage in dieci puntate realizzato e pubblicato da Redattore Sociale in collaborazione con Acri. Il lavoro giornalistico, curato da Eleonora Camilli con il supporto grafico di Diego Marsicano e la supervisione di Stefano Caredda, affronta da più punti di vista il tema delle migrazioni, raccontando alcune delle esperienze supportate da Acri nel suo Progetto Migranti.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)