Stravolti e resilienti, ecco l'identikit degli italiani dopo il primo lockdown

L'identikit degli italiani durante il primo lockdown secondo un'indagine condotta dall'equipe di psicologi dell'Ido. La ricerca ha coinvolto un campione di 436 persone

Stravolti e resilienti, ecco l'identikit degli italiani dopo il primo lockdown

Hanno visto cambiare profondamente le loro abitudini di vita (88,4%). Trovano difficile evitare di avere contatti ravvicinati con le persone (38%), limitare gli spostamenti (30%) e non toccarsi il viso con le mani (21,4%). Da quando siamo in pandemia, apprezzano di più cose che prima davano per scontate (26,6%), provano più spesso paura per il futuro (24%) ma, al contempo, riescono a dedicarsi ad attività per le quali di solito non hanno tempo (18,4%) e sentono più spesso il desiderio di mettersi in contatto con gli altri (13,4%). È l'identikit degli italiani durante il primo lockdown, la scorsa primavera, secondo un'indagine condotta dall'equipe di psicologi dell'Istituto di Ortofonologia (IdO), per approfondire emozioni e opinioni a caldo durante un'esperienza tanto nuova e inaspettata. La ricerca ha coinvolto un campione di 436 persone, il 76,5% donne e la restante percentuale uomini, con un'età media di 35 anni. Circa un quarto del campione è rappresentato da studenti, oltre il 60% è costituito da lavoratori.

All'indomani della notizia della pandemia, il 77% del campione ha provato sentimenti negativi: ansia (26,3%), paura (19%), tristezza (13,2%), speranza (11,2%). Solo il 21,5% ha provato sentimenti positivi come speranza, stupore e fiducia, mentre il 1,5% si è sentito indifferente.

Secondo il 26% del campione la pandemia coinvolge tutti e tutti dovremmo occuparcene; una percentuale equivalente ritiene che la pandemia provocherà gravi conseguenze economiche nel mondo; per il 25% degli intervistati, invece, riusciremo a superarla se tutti rispettiamo le indicazioni date dalle istituzioni, mentre per il 17% può generare ripercussioni sull'equilibrio psico-fisico delle persone. La paura più grande è di perdere le persone care (44,5%), seguita dal non avere certezze per il futuro (14%), dalla paura di ammalarsi (9%), di stare da soli (7%) e di fallire a scuola o al lavoro (7%). Ciononostante, la paura viene considerata un sentimento utile: per il 55,3% è un'emozione necessaria a proteggersi dai pericoli, per il 42,1% si tratta invece di un'emozione difficile da gestire, che può sopraffare.

Ansia (34%), preoccupazione (32%), frustrazione (14%), angoscia (10%) sono le emozioni legate alla paura maggiormente provate dagli italiani. Ecco cosa provocano i momenti di tristezza, paura, preoccupazione nell'animo dei partecipanti all'indagine: per il 31,5% mettono a dura prova il proprio benessere emotivo, per il 19,7% aiutano a crescere, secondo il 18,6% spingono a tirar fuori il meglio di sé stessi e per il 13,8% degli intervistati portano ad isolarsi.

Nei momenti di maggior isolamento e limitazione della libertà, sono stati soprattutto i familiari le persone che si sono sentite più vicine (53%), seguite dagli amici (33%) e dai colleghi (6%). Eppure, oltre la metà del campione riguardo ai momenti di tristezza, paura o preoccupazione ha riferito di stare da solo o di fare finta di niente e cercare di distrarsi pensando ad altro (rispettivamente 27,9% e 25,1%). Il 21,8% parla e chiede alla famiglia, il 20,1% si rivolge agli amici.

"Ogni fase critica può essere un'opportunità- commenta Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'età evolutiva e direttore dell'Istituto di Ortofonologia (IdO)- se si è capaci di cogliere gli aspetti evolutivi del cambiamento. In caso contrario, essa potrà trasformarsi in una fase difficile, con oscillazioni dell'umore, rabbia e bassa tolleranza alle frustrazioni. Ognuno di noi ha la possibilità di trarre da questa crisi senza precedenti, che ha coinvolto tutta la collettività, la capacità di una trasformazione o comunque di un'evoluzione nei diversi ruoli che riveste (figlio, fratello, studente, amico, genitore, insegnante, professionista), per fare di questo momento un periodo di pensabilità e successivamente- conclude Castelbianco- di ripartenza". (DIRE)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)