Trieste, più arrivi dalla rotta balcanica. Migranti accolti riportano “lesioni gravi”

Secondo il dossier statistico 2019 realizzato da Ics e Caritas Trieste in città il sistema dell’accoglienza diffusa regge, nonostante tagli voluti dal Viminale. Schiavone: “Quasi tutti gli ospiti hanno subito respingimenti con uso sistematico della violenza talvolta efferata”

Trieste, più arrivi dalla rotta balcanica. Migranti accolti riportano “lesioni gravi”

In tanti sono giovani o giovanissimi, arrivano spesso dopo aver superato quello che chiamano il “game” lungo la rotta balcanica, e dopo aver subito abusi e violenze. Ma ci sono anche famiglie con bambini, che vengono accolte in piccole strutture, secondo il modello dell’accoglienza diffusa. A fotografare il sistema di accoglienza a Trieste è il report statistico 2019, realizzato da ICS Trieste e Caritas Trieste. 

Secondo il report, in città continua dell’approccio della cosiddetta accoglienza diffusa e proseguono gli interventi e i programmi di inclusione sociale rivolti agli ospiti con la frequenza a corsi di lingua e ad attività formative e ricreative finalizzate a permettere ai richiedenti di interagire positivamente con il contesto sociale e culturale locale, evitando situazioni di ghettizzazione e disagio. Un risultato considerato non scontato visto che il capitolato di gestione dei Cas voluto dal Ministero dell’Interno a fine 2018 ha imposto una riduzione drastica dei costi e dei servizi che a parere di Ics “è illegittima per molteplici profili di violazione delle norme interne e di diritto dell’Unione Europea in materia di accoglienza. In particolare - spiega il dossier - il capitolato di gestione ha previsto il sostanziale azzeramento di ogni attività di integrazione sociale rivolto ai richiedenti asilo configurando l’accoglienza come un sistema parcheggio; un approccio diametralmente opposto e confliggente con il modello triestino”. 

Il nuovo capitolato ha inoltre imposto costi per le locazioni, con una riduzione del 61% rispetto agli effettivi costi di mercato, “rendendo impossibile l’opzione stessa della accoglienza diffusa. La prosecuzione dell’approccio dell’accoglienza diffusa che nel corso del 2019 ha contato su 144 appartamenti in locazione tra Cas e Sprar/Siproimi, la contestuale chiusura di alcune strutture collettive e la definitiva dismissione di alcune strutture alberghiere. 
Anche a Trieste il taglio dell’accoglienza ha avuto ricadute negative sia sul sistema di accoglienza che sul tessuto socio-economico locale. “V’è stata una inevitabile contrazione dei servizi che ha indebolito i percorsi di inclusione sociale e ridotto le attività volte alla riqualificazione professionale e all’inserimento lavorativo di coloro che hanno conseguito il titolo di studio di terza media, dalla diminuzione, seppure contenuta, degli iscritti ai corsi di formazione e dal forte calo dei tirocini formativi, economicamente non più sostenibili da parte degli enti di accoglienza - si legge nel rapporto -. Si tratta di un peggioramento che va ricondotto a precise e irragionevoli scelte politiche rispetto alle quali ancora non è stato purtroppo ancora posto alcun reale rimedio dal Governo in carica”.

A diminuire è anche il numero degli operatori sociali con conseguente contrazione della qualità del servizio: 43 persone hanno perso il lavoro.  Molto netto rispetto al 2018 e al 2017 è stato l’aumento nel corso di tutto il 2019, sia nel periodo estivo che in quello invernale, del numero delle persone che sono state accolte nel sistema di accoglienza locale. “Ciò rispecchia l’incremento generale degli ingressi dalla cosiddetta rotta balcanica registrato nel corso del 2019 rispetto all’anno precedente - spiega il report - In conseguenza al numero degli arrivi anche il numero dei richiedenti asilo che sono stati trasferiti nel corso del 2019 è stato nettamente superiore a quello dell’annualità precedente, con un turn-over assai elevato (nel corso dell'estate 2019 si era registrata una permanenza mediana in prima accoglienza inferiore alla settimana. 

“Il sistema dell’accoglienza diffusa è rimasto dunque sostanzialmente invariato nel numero complessivo degli ingressi e sono da considerarsi delle fake news le ricorrenti dichiarazioni provenienti da ambienti di stampo xenofobo che sistematicamente diffondono l’immagine di un sistema di accoglienza locale in costante e smisurata crescita - sottolinea Gianfranco Schiavone, presidente di Ics -. Semmai trova conferma quanto già evidenziato nel rapporto 2018 ovvero che v’è un sottodimensionamento del sistema della prima accoglienza con la conseguenza che, specie nel periodo estivo, si verifica una mancanza di posti immediatamente disponibili, seppure per brevi periodi”. 

La popolazione di migranti forzati presente a Trieste è composta per oltre i 3/4 da persone giovani e giovanissime mentre i nuclei familiari costituiscono circa 1/3 delle presenze (poche le oscillazioni rispetto al 2018). “Si tratta di un potenziale di ricchezza sociale di particolare valore, specie se si considerano i dati allarmanti sul declino demografico italiano e soprattutto sull’aumento della popolazione anziana a fronte di quella attiva - aggiunge Schiavone -. Una politica lungimirante dovrebbe investire sulle famiglie e sui rifugiati giovani che intendono progettare la propria vita in Italia sostenendo il loro progetto di inclusione sociale. Ciò non avviene e anzi, come sopra evidenziato, diminuiscono, anche drasticamente, gli interventi finalizzati a sostenere l’inclusione sociale dei richiedenti asilo e le misure di accoglienza e inserimento sociale dei titolari di protezione, anche verso le famiglie. Alquanto mortificato risulta il sistema Sprar/Siproimi che, come già evidenziato nei rapporti delle precedenti annualità, rimane a Trieste fortemente sottodimensionato”.

Il report anche quest’anno sottolinea come sia  molto preoccupante la condizione di stress psico-fisico subito dai richiedenti asilo che giungono a Trieste attraverso la  rotta balcanica durante la quale sono sottoposti a vessazioni e violenze di ogni tipo come emerge da tutti i numerosi rapporti internazionali (ultimo in ordine di tempo quello di Amnesty sulla situazione greca) e di recente anche dai report della rete nazionale “Rivolti ai Balcani” che raggruppa i principali enti ed organismi italiani attivi nel monitoraggio della rotta balcanica. “Dalle testimonianze rilasciate spontaneamente dagli ospiti del sistema di accoglienza pressoché la totalità di loro ha subito diversi respingimenti da parte della Slovenia verso la Croazia e dalla Croazia verso la Bosnia, con uso, in quest’ultimo caso, di un uso sistematico della violenza talvolta efferata - continua Schiavone -. Nel sistema triestino di accoglienza sono presenti rifugiati che riportano serie lesioni fisiche a seguito di episodi di violenza e tortura accaduti in tali contesti”.

Infine, nel rapporto, una riflessione a parte riguarda l'accoglienza temporanea attuata a seguito delle misure di “isolamento fiduciario” per la prevenzione del contagio da covid-19. “Nonostante i numeri elevati, diversamente dalle notizie allarmistiche che hanno avuto facile diffusione, gli arrivi nel periodo gennaio-maggio 2020 sono in linea con l’annualità precedente e la maggiore pressione che si è avuto sul territorio triestino è stata esclusivamente conseguenza della più lenta turnazione delle presenze causata dall’applicazione del regime di accoglienza in isolamento fiduciario - si legge nel dossier-. L’organizzazione dell’accoglienza temporanea presso la strutture di Villa Nazareth, Ostello Scout di Prosecco e Hotel Transilvania è risultata ottimale sotto il profilo degli standard materiali, del rapporto numerico tra operatori sociali e numero di ospiti, nonché sotto il profilo dell’assistenza sanitaria garantita dall'associazione di medicina umanitaria “ Donk”che ha potenziato enormemente il proprio intervento durante il periodo più acuto dell’emergenza covid-19”. In sintesi, anche l’accoglienza temporanea in isolamento fiduciario ha assunto per quanto possibile una connotazione di normalità ed è divenuta parte integrante dell'intero percorso di accoglienza e protezione dei richiedenti asilo.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)