Ucraina, in arrivo i carri armati americani e tedeschi di ultima generazione

Mentre si attende la conferma ufficiale dell’invio dei tank il Bollettino degli scienziati atomici lancia l’allarme. Il monito della Rete italiana pace e disarmo: “Occorre una conferenza di pace”

Ucraina, in arrivo i carri armati americani e tedeschi di ultima generazione

È a un punto di svolta l’invio dei carri armati americani e tedeschi di ultima generazione a sostegno dell’Ucraina: lo confermano fonti informate citate da quotidiani e media dei due Paesi, ma l’annuncio potrebbe arrivare a breve da Berlino e Washington. Ad aprire la sua edizione online con l’invio dei tank, almeno 30, del modello M1 Abrahams, è anche il New York Times. Il giornale cita funzionari dell’amministrazione americana e preannuncia una comunicazione del governo del presidente Joe Biden. Alle forniture statunitensi sarebbero collegate quelle tedesche, in primo piano oggi sulla stampa di Berlino. Il cancelliere Olaf Scholz avrebbe deciso l’invio di almeno 14 carri armati del modello Leopard 2. Un suo intervento in parlamento è previsto per oggi. Il portavoce della presidenza russa, Dmitry Peskov, ha detto che la scelta della Germania, un Paese membro della Nato come gli Stati Uniti, “non porterà nulla di buono” e “segnerà a lungo” i rapporti tra la Mosca e Berlino.

“Si può discutere se sia efficace o meno inviare armi all’Ucraina per sostenere la resistenza, ma per noi resta chiaro un punto: non è vera la tesi dei governi occidentali secondo cui dare più armamenti a Kiev significa accelerare la fine di questo conflitto – ha commentato ieri Francesco Vignarca, il coordinatore campagne della Rete italiana pace e disarmo all’agenzia Dire –. Al contrario, come i fatti dimostrano, lo sta prolungando, con costi inimmaginabili per i civili e profitti enormi per le aziende produttrici di armi”. Vignarca ha anche ricordato come il 22 gennaio scorso ricorreva anche il secondo anniversario dell’entrata in vigore del Trattato per la proibizione delle armi nucleari (Tpnw), la prima norma internazionale che dichiara illegali le armi atomiche, a cui però l’Italia non ha aderito assieme a Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti, nonché tutti gli altri membri Nato ad eccezione dei Paesi Bassi. Il rischio dell’uso di armi nucleari “è concreto” ha avvertito Vignarca, e di fatto, ieri stesso, il Bollettino degli scienziati atomici ha spostato in avanti le lancette dell’orologio, denunciando che non siamo mai stati così vicini alla catastrofe nucleare.

“Serve una conferenza di pace. Non abbiamo in tasca la soluzione, certo, ma ricostruire sulle macerie non ci sembra un'opzione sostenibile”, ha detto Vignarca rilanciando la proposta invocata dalla Rete e dagli oltre 600 organismi che hanno aderito alla piattaforma Europe for peace. La guerra in Ucraina d'altronde “non è la sola: non a caso a fine gennaio Papa Francesco andrà in Repubblica democratica del Congo e Sud Sudan”, altri paesi colpiti da conflitti “terribili”, ma ci sono anche Siria, Yemen edEtiopia. Riportare pace nel mondo è un compito complesso che per l’esperto necessita “di impegni su più fronti, come quello umanitario: le associazioni di Europe for peace, infatti, non fanno solo chiacchiere, ma ogni giorno lavorano per portare aiuti alla popolazione in Ucraina, fino a Kherson”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)