Ucraina, subito protezione per i profughi: Ue pronta ad applicare la direttiva 55/2001

La proposta della Commissione Ue sarà votata domani dal Consiglio: si prevede una protezione immediata e temporanea di un anno, rinnovabile. EuroMedRights: “Decisione positiva, ma valga per tutti, no alla logica dei due pesi e due misure”. Arci: “Garantire un'accoglienza degna, gli standard siano adeguati”

Ucraina, subito protezione per i profughi: Ue pronta ad applicare la direttiva 55/2001

Una protezione immediata e temporanea per le persone che stanno cercando di mettersi in fuga dal conflitto in Ucraina. Sarà votata domani dal Consiglio europeo la proposta della Commissione di applicare per la prima volta la direttiva 55/2001: un dispositivo già previsto dalla legislazione europea in casi di emergenza, che garantirebbe agli ucraini di essere accolti nei paesi Ue senza dover passare per le lunghe e onerose  procedure previste dal sistema d’asilo. Nella pratica, gli stati membri dovranno rilasciare alle persone ammesse alla protezione un titolo di soggiorno che avrà una validità di un anno, rinnovabile per due volte di sei mesi. I beneficiari potranno lavorare e andare a scuola, ottenere un alloggio adeguato, ottenere assistenza sociale, sostegno economico e cure mediche. I minori hanno diritto all’istruzione al pari dei cittadini del paese ospitante.

Elaborata all’indomani della guerra del Kosovo, la direttiva 55/2001 non è mai stata applicata prima. Nella riunione straordinaria del 15 e del 16 ottobre del 1999 il Consiglio europeo riunito a Tampere riconobbe, infatti, la necessità di un accordo basato sulla solidarietà tra gli Stati membri nei casi in cui ci fosse un afflusso massiccio di sfollati, impossibilitati a tornare nel loro paese d'origine. Nonostante, però, sia stata invocata più volte nelle crisi umanitarie degli ultimi anni, da ultima quella afgana, la direttiva è rimasta sostanzialmente inapplicata. La sua adozione per la crisi ucraini rappresenterebbe, dunque, una svolta storica e un precedente importante. Secondo gli ultimi dati, resi noti dalle organizzazioni internazionali, sono già oltre 900mila i rifugiati ucraini che si sono diretti nei paesi limitrofi, Polonia, Romania e Moldavia. Ma secondo le previsioni nei prossimi mesi la crisi ucraina potrebbe creare un’emergenza umanitaria dai numeri molti più alti: si attendono dai due ai sei milioni di richiedenti protezione, per la maggior parte donne e bambini.

Il presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, nel suo discorso alle Camere ha sottolineato che nell’accoglienza agli ucraini l’Italia farà la sua parte, senza riserve. "La direttiva 55 del 2001 - ha detto - garantirà agli ucraini in fuga di soggiornare nell’Unione europea per un periodo di un anno rinnovabile ed eviterebbe di dover attivare onerose procedure di asilo, dopo i 90 giorni di soggiorno senza visto”. In particolare, stando al testo della direttiva, per “afflusso massiccio di sfollati” si intendono “i cittadini di paesi terzi o apolidi che hanno dovuto abbandonare il loro paese o regione d'origine o che sono stati evacuati, in particolare in risposta all'appello di organizzazioni internazionali, e il cui rimpatrio in condizioni sicure e stabili risulta impossibile a causa della situazione nel paese stesso”, anche in applicazione dell'articolo 1A della convenzione di Ginevra o di altre normative nazionali o internazionali che conferiscono una protezione internazionale. La protezione temporanea non preclude, inoltre, l’accesso successivo alle procedure d’asilo.
Resta da capire quali saranno i criteri per la selezione dei beneficiari, se cioè  la protezione temporanea sarà accordata solo ai cittadini ucraini o anche a cittadini terzi che risiedevano stabilmente nel paese per motivi di studio e lavoro o, ancora, a chi nel paese aveva già chiesto una forma di protezione. La stessa direttiva 55 prevede anche alcuni criteri di esclusione, per chi abbia commesso “un crimine contro la pace, un crimine di guerra o un crimine contro l'umanità" o "un reato grave di natura non politica al di fuori dello Stato membro di accoglienza prima della sua ammissione in tale Stato membro in qualità di persona ammessa alla protezione temporanea oppure atti contrari ai principi e alle finalità delle Nazioni Unite", oppure se "sussistano motivi ragionevoli per considerarla un pericolo per la sicurezza dello Stato membro ospitante o, in quanto condannata con sentenza passata in giudicato per un reato particolarmente grave, un pericolo per la comunità dello Stato membro ospitante".

Se, come previsto, il Consiglio voterà per applicare per la prima volta la direttiva 55/2001, sarà una decisione importante e molto positiva. Purtroppo non è successo lo stesso in occasioni simili, in cui la società civile ne aveva chiesto a gran voce l’attivazione, penso agli arrivi del 2011 da Tunisia e Libia, ma anche di recente a quanto accaduto in Afghanistan - spiega Sara Prestianni, responsabile dei programmi immigrazione e asilo per EuroMed Rights -. C’è sempre stata l’opposizione dei cosiddetti paesi di Visegrad, che però oggi sono coinvolti in prima linea dall’arrivo degli ucraini e quindi, con tutta probabilità non faranno opposizione” Secondo Prestianni, però alcuni elementi vanno osservati. “Innanzitutto sarà importante includere in questo tipo di protezione i migranti e rifugiati presenti in Ucraina. Stando alle cifre parliamo di circa 400 mila presenze regolari e con permesso permanente di residenza, mentre ci sarebbero dai 37 mila ai 60 mila migranti irregolari. E poi ci sono i tanti studenti stranieri oggi a rischio bombardamento, che devono aver accesso alla protezione e poter uscire dal paese. Secondo alcune testimonianze alcuni avrebbero avuto difficoltà”. Nella pratica, dunque, bisogna evitare la logica dei “due pesi e due misure”: “l’applicazione della direttiva 55/2001 dovrebbe anche servire a sbloccare la situazione di migranti e rifugiati bloccati alle frontiere europee. Non è accettabile vedere nello spazio di qualche centinaia chilometri, al confine tra Polonia e Bielorussia, poche migliaia di migranti costantemente respinti e bloccati alla frontiera in condizioni disumane”. 

Anche per Filippo Miraglia, responsabile immigrazione di Arci, “l’attivazione della direttiva 55/2001 è un’ottima notizia, perché consente di dare copertura giuridica immediata a persone che arrivano dall’ Ucraina senza ingolfare le commissioni territoriali, non dovranno cioè aspettare di ottenere un permesso di soggiorno per lavorare, andare a scuola, chiedere un ricongiungimento familiare”. Se domani la maggioranza qualificata del Consiglio europeo si esprimerà favorevolmente, ogni paese dovrà emanare un decreto legislativo per applicare il provvedimento. 

La ripartizione europea in termini di accoglienza sarà su base volontaria, non ci saranno meccanismi di obbligatorietà - spiega Miraglia -. Parliamo della crisi umanitaria più grande degli ultimi anni, non sappiamo neanche quanto durerà quindi programmare un sistema di accoglienza adeguato è oggi più che mai opportuno. Le risorse per la gestione dovrebbero essere europee, il fondo asilo sarà implementato per coprire le spese” spiega. In questi giorni il ministero dell’Interno si sta attivando per reparire i posti di accoglienza: “le prefetture stanno chiamando gli enti operanti nel settore. Da quanto sappiamo il sistema di accoglienza straordinaria (Cas) sarà implementato di 13mila posti, mentre il sistema Sai (ex Sprar) di 3000. Come già detto nel caso della crisi afgana, chiediamo che i servizi siano adeguati e uguali per tutti, lo squilibrio in favore dei Cas non è positivo. Inoltre, temiamo che, nel caso di procedure di gara ad affidamento diretto, possano entrare nella gestione dell’accoglienza soggetti non titolati a fornire servizi. Bisogna prevedere un trasferimento nel Sistema di accoglienza e integrazione rapido e un allargamento della rete di accoglienza dei comuni”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)