Un testo da leggere in tutte le scuole. Il discorso del presidente Mattarella per la Giornata della Memoria

Perché è nelle scuole, nel confronto tra generazioni e nei luoghi dove si fa storia e cultura che possono essere coltivati gli antidoti ai “mostri”

Un testo da leggere in tutte le scuole. Il discorso del presidente Mattarella per la Giornata della Memoria

Anche quest’anno è stato celebrato il Giorno della Memoria. Il solenne ricordo delle vittime della Shoah, la tragedia che ha sconvolto il Novecento, rappresentata anzitutto dai campi di sterminio e insieme da tutto quell’apparato ideologico e propagandista che permise lo sfociare di un antisemitismo violento e assassino.
Il presidente Mattarella, nel discorso al Quirinale per l’occasione, ha ricordato anzitutto le parole di Primo Levi, davvero illuminanti: “La storia della deportazione e dei campi di concentramento non può essere separata dalla storia delle tirannidi fasciste in Europa: ne rappresenta il fondamento condotto all’estremo, oltre ogni limite della legge morale che è incisa nella coscienza umana”.
Il dito è puntato su precisi avvenimenti storici, ma non dimentica come lo spettro dell’orrore abiti in profondità nelle coscienze degli uomini, ben al di là dei fenomeni della storia. E Mattarella ha sottolineato, tornando alle parole del sopravvissuto ad Auschwitz: “’Siamo uomini – ammoniva ancora Primo Levi – apparteniamo alla stessa famiglia umana a cui appartennero i nostri carnefici’, dimostrando ‘per tutti i secoli a venire quali insospettate riserve di ferocia e di pazzia giacciano latenti nell’uomo dopo millenni di vita civile’”.
Qui sta il punto: l’orrore, l’odio, la violenza non sono viandanti che bussano talvolta alle porte della nostra civiltà, alle coscienze degli uomini e delle donne di ogni tempo. Piuttosto si tratta di “mostri che abbiamo dentro”, come cantava Giorgio Gaber, mostri che “inevitabilmente” ci portano alla guerra.
Ed è con questi mostri che l’umanità deve fare i conti sempre, non solo nelle occasioni comandate.
Il Giorno della memoria quest’anno si è celebrato in un contesto estremamente drammatico: una guerra in Europa – Russia-Ucraina –, le minacce sulle rotte del Mar Rosso, le tensioni tra potenze (Usa, Cina, ancora Russia), le guerre dimenticate in Africa (che non sono una novità). E’ la terza guerra mondiale a pezzi di cui Papa Francesco parla da tempo e che pure si insiste a non vedere. Soprattutto, quest’anno il ricordo degli ebrei sterminati in Europa si affianca a quanto sta accadendo proprio in Israele e Palestina: la strage disumana del 7 ottobre, perpetrata da Hamas, la reazione di Israele e le moltissime vittime civili, l’evocazione di un nuovo “genocidio”, un antisemitismo che sembra rinascere senza le distinzioni opportune, anche nel linguaggio, tra ebrei e israeliani, popolo ebraico e Stato di Israele.
Il presidente Mattarella non ha scordato l’attualità e su quanto accade in Medio Oriente ha voluto precisare: amicizia e solidarietà a Israele, condanna per la strage di Hamas, ansia per gli ostaggi e insieme l’angoscia per le vittime di Gaza e il monito a non dimenticare il diritto del popolo palestinese a uno Stato.
Andrebbe letto nelle scuole il discorso di Matterella. Perché è nelle scuole, nel confronto tra generazioni e nei luoghi dove si fa storia e cultura che possono essere coltivati gli antidoti ai “mostri”. Favorendo la conoscenza, il rispetto, l’accoglienza delle diversità. Promuovendo anzitutto il senso di responsabilità che allontana uno dei più grandi nemici dell’uomo di tutti i tempi: l’indifferenza.

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Fonte: Sir