“La GMG? Un grande camposcuola con il Papa”. I giovani padovani e un Dio che li chiama per nome

La definizione perfetta ce la dà un seminarista, Filippo Friso, a ridosso della veglia penitenziale, mentre centinaia di giovani – ben più di quelli previsti – attende in piedi un prete libero per potersi confessare. Non tutti ce la faranno oggi: per loro.

“La GMG? Un grande camposcuola con il Papa”. I giovani padovani e un Dio che li chiama per nome

«Ieri sera – confida – di fronte ai portoghesi che ballavano in metro, ho avuto l’impressione che tutta Lisbona fosse un grande camposcuola. Un camposcuola con il Papa». Per chi non c’è mai stato è un’ulteriore parola vuota. Per chi lo ha fatto, un camposcuola, diventa tutto chiarissimo. Una vacanza, certo, ma momento straordinario di un cammino ordinario che prosegue durante tutto l’anno.

«In questi primi giorni di GMG mi sento avvolta da un'atmosfera surreale – racconta Sara, 20 anni, alla sua prima GMG – Incontrare persone solari ed energetiche che da tutto il mondo, con un lungo viaggio, hanno scelto di essere qui mi colpisce e rafforza la mia fede. Durante gli eventi e durante le catechesi cantiamo tutti con una voce unica che, sono sicura, non può che arrivare a Dio». «Sono partita sfiduciata – ammette Sara – invece mi sto portando a casa tanto entusiasmo, energia, tanti sorrisi, tanti canti e tanti cori di diverse lingue che nascono in pochi secondi nei treni, nei vicoli e nelle piazze e ci riempiono il cuore, essendo dimostrazione semplice e concreta della dimensione di condivisione e fratellanza globale su cui si fonda questo evento.

«L’arrivo del Papa giovedì pomeriggio – racconta Elisa – è stato un momento di grande gioia per tutti. È stato incredibile come i ragazzi da tutto il mondo lo abbiano riconosciuto come persona fondamentale per la loro fede e si siano animati e riempiti di entusiasmo nell’incontro con lui». Annalisa parla di «Un parco fiorito dei colori dei giovani, fra canti gioiosi e bandiere che si incontrano. Un’attesa che si respirava nell’aria già dalle stazioni più lontane dal centro. Passi e chilometri che hanno portato a un incontro sperato e immaginato. Le parole del Papa hanno suonato le corde del cuore di tutti: un messaggio di ardore e accoglienza, di amore fraterno e rinnovamento. In un mondo tagliato da odio e conflitti, i giovani riuniti sono la prova vivente che nell'amicizia l'unione è possibile. Nella preghiera condivisa si è respirato lo Spirito, che dona nuova carica e consola cuori affaticati ed in ricerca». «Che queste giornate – auspica sempre Annalisa – non siano preziose solo per chi le vive in prima persona ma che parlino anche oltre i confini geografici».

«Il discorso del Papa ha toccato tutti – nota sorella Francesca Vinciarelli delle Discepole del Vangelo – Dio ci ama così come siamo. Tutti abbiamo un nome e una vocazione. La Chiesa è inclusiva, c’è spazio per tutti». Le fanno eco Beatrice ed Anna: «Papa Francesco è stato molto diretto nel trattare temi importanti come l’inclusione nella Chiesa e l’essere se stessi. La Chiesa è di tutti. Siamo venute qui per vedere e respirare contesti più ampi, spesso siamo noi a guidare le attività nelle nostre parrocchie, invece ci serviva qualcosa per noi oltre che di servizio agli altri». «È stato bello e utile che papa Francesco lo abbia ribadito – aggiunge Valentina di san Bartolomeo Apostolo in Montà – perché capita che le aspettative della società, le nostre aspettative su noi stessi e il confronto con gli altri ci facciano dubitare di noi e scappare dalla nostra vera unicità».

Per Laura, infine, «Il Papa ci ha invitato ad alzare lo sguardo per incontrare gli occhi amanti del Signore che ci chiama per nome. È una chiamata singola, Dio chiama ognuno di noi dicendo il nostro nome. Ma è anche un invito collettivo rivolto a tutte le persone, perché solo insieme possiamo dare testimonianza che il Regno è vicino».

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