“A casa mia”. I semi futuri dell’Africa. La Lettera.d. don Dante Carraro per l'Annual Meeting 2023 del Cuamm

Annual Meeting 2023, Medici con l’Africa Cuamm lancia un’ambiziosa sfida: formare e sviluppare risorse umane locali nel continente africano

“A casa mia”. I semi futuri dell’Africa. La Lettera.d. don Dante Carraro per l'Annual Meeting 2023 del Cuamm

«E vi esorto a continuare a dare voce all’Africa, a darle spazio perché possa esprimersi: l’Africa ha voce, ma non si sente; voi dovete aprire possibilità perché si senta la voce dell’Africa; continuare a dare voce a quello che non si vede, alle sue fatiche e alle sue speranze, per smuovere la coscienza di un mondo a volte concentrato troppo su sé stesso e poco sull’altro». Risuonano ancora dentro di noi, forti e incessanti, le parole che papa Francesco ci ha rivolto a Roma, lo scorso anno, nell’udienza speciale che ci ha concesso. È trascorso quasi un anno e ora, sabato 4 novembre, ci ritroviamo a Milano, per l’Annual Meeting del Cuamm. Un’occasione importante, una festa per mettere al centro l’Africa e dare voce ai suoi bisogni, così come alle sue grandi potenzialità. Come ogni anno, istituzioni italiane e africane, mondo scientifico e universitario, amici e compagni di viaggio, medici rientrati e in partenza, si alternano sul palco del Conservatorio di Milano per raccontare un anno di impegno e per lanciare sfide nuove. Titolo di questa edizione: “In movimento. Con l’Africa tra emergenza e sviluppo”. Ed è proprio da qui che vogliamo partire. In movimento e, per certi versi in frenata e in arretramento, il continente africano sta affrontando una situazione economica, sociale e ambientale estremamente critica: inflazione galoppante, cicloni e carestie, conflitti ed epidemie. Grandi spostamenti di persone in cerca di futuro, spostamenti che per l’80 per cento rimangono interni all’Africa. E ora le terribili notizie e le immagini di un’altra guerra atroce che si sta scatenando tra Gaza e Israele, rendono la situazione ancora più drammatica. A pagare, come sempre, sono i più poveri e deboli, le mamme e i bambini. Tutto questo ci interpella come uomini, come medici. Ogni giorno, ci prendiamo cura del nostro prossimo, più lontano, negli ospedali, nei piccoli centri di salute, nelle scuole di formazione con l’impegno silenzioso, invisibile, di tanti che partono dall’Italia e, lavorando insieme ai colleghi locali, si prendono cura di malati lontani. Spesso fanno la differenza per mamme che devono partorire, per bambini che hanno bisogno di cure contro la malnutrizione, per adolescenti che vivono con l’Hiv/Aids. Ogni volta che vado in Africa tocco con mano bisogni, sofferenze, fatiche. Il cuore e la mente potrebbero scoraggiarsi. Ma basta il sorriso di un bambino, gli occhi pieni di gratitudine di una mamma, la forza e il coraggio di un giovane a farti cambiare prospettiva, a ricordarti che «l’Africa è un forte senso della vita, nonostante tutto», come scrivevamo alcuni anni fa. Un forte senso della vita che porta Gordon, un giovane sudsudanese, a non arrendersi e ad arrivare a ottenere il suo diploma da ostetrico. Ha dovuto superare mille difficoltà per poter studiare, è andato in Uganda per terminare le scuole medie e superiori, una volta morti entrambi i suoi genitori, ha venduto al mercato il pesce che pescava ogni mattina per potersi pagare gli studi. Alla fine Gordon, con tenacia e ostinazione, ce l’ha fatta e si è diplomato in Ostetricia presso la Scuola di Lui, in Sud Sudan, anche grazie all’aiuto del Cuamm, e ora lavora nell’ospedale del suo distretto. E come lui, ci sono Amina, John, Eunice, Hannah e tanti altri. Sono loro i semi di futuro di questo continente, loro le speranze a cui vogliamo dare voce a Milano. E, oltre a dar conto del grande intervento “Prima le mamme e i bambini. 1000 di questi giorni”, presentando i dati dell’ultimo anno, desideriamo lanciare una nuova e grande sfida: quella formazione e dello sviluppo delle risorse umane locali.

Il Cuamm è nato a Padova, ormai 73 anni fa, come collegio. La formazione dei giovani è iscritta nel nostro Dna. Formare, investire nel futuro professionale dei locali, puntare su nuove opportunità di lavoro anche in Africa, sono leve per un lungo e paziente processo di sviluppo. Attraverso di esse possiamo davvero migliorare le cose, perché uomini e professionisti competenti e motivati fanno la differenza. Lo scorso anno, in Africa, abbiamo formato oltre tremila operatori sanitari. Quest’anno vorremmo formarne 10 mila. Con chi vorrà aiutarci in questa nuova grande sfida che abbiamo chiamato “A casa mia” e che presentiamo all’Annual Meeting. “A casa mia” è un appello forte, una provocazione per riflettere sul destino di tanti che incontriamo ogni giorno in Africa, che ci chiedono un futuro lì dove sono nati e cresciuti. Esprime il desiderio profondo di ciascun essere umano, quello di trovare un posto in cui sentirsi a casa, dove vivere in pace, come fratelli.

Don Dante Carraro
Direttore di Medici con l’Africa Cuamm

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