Covid, per le Acli un "carico emotivo sempre più oneroso". Più richieste di aiuto

Chiara Pazzaglia è la neo presidente delle Acli di Bologna. “Gli anziani hanno paura e i giovani con la dad rischiano il ritiro sociale. Al Caf boom di domande Isee. Bonus e sussidi non più sufficienti, servono misure organiche e a lungo termine”

Covid, per le Acli un "carico emotivo sempre più oneroso". Più richieste di aiuto

“Parlando con i colleghi del patronato, il nostro osservatorio permanente sulle fragilità, riscontriamo una fatica sempre maggiore a farsi carico emotivamente delle situazioni che incontrano. Fino a prima della pandemia, la nostra utenza non era rappresentata dai cosiddetti ‘ultimi’ della società, ma dai ‘penultimi’, la fascia media della popolazione. Ora non è più così: riceviamo richieste da persone disperate, che non sanno cosa dare da mangiare ai propri figli né come vestirli. Storie drammatiche raccontate tra le lacrime. Non ci era mai successo. Ma vogliamo farci carico anche di queste necessità: noi proviamo a fornire una risposta nell’immediato, poi attiviamo la rete con le altre realtà del territorio, dalla Caritas alla Porticina della Provvidenza”. Il quadro lo traccia Chiara Pazzaglia nuovo presidente (succede a Filippo Diaco, ndr) delle Acli di Bologna, prima donna in 75 anni di storia.

“L’emergenza sanitaria ha fatto diventare fragile chi era vulnerabile – spiega –. E non parlo solo di persone con contratti a termine o saltuari. Parlo anche di uomini e donne con un contratto di lavoro a tempo indeterminato – ormai non più sinonimo di sicurezza economica – che, complici anche i ritardi nell’erogazione della cassa integrazione, non riescono a mantenersi o a mantenere la propria famiglia. Dipendenti delle grandi mense aziendali, del settore fieristico. 
Al Caf c’è stato il boom degli Isee, documento necessario per la richiesta di bonus e sussidi: prima nessuno aveva avuto bisogno di utilizzarlo, adesso ne hanno necessità. E non ci sono prospettive: una mensilità in più del Rem, e poi? Sicuramente non sono questi gli strumenti che possono portare a una nuova emancipazione”.

Parlando di anziani, Pazzaglia evidenzia il timore emerso nei confronti del lavoratore domestico, soprattutto per chi chiede di tornare a casa nel proprio paese d’origine oppure è tornato da poco. “Molte assistenti domestiche hanno perso il lavoro, spesso poi rientrano nella fascia anziana, ovvero quella più vulnerabile. Intanto, nelle rsa emergono sempre nuovi focolai. Noi, come Acli, abbiamo sempre sostenuto l’opportunità di tenere a casa i propri anziani, ma chi sceglie questa strada non è sostenuto in nulla. Chi ha il proprio caro anziano in una rsa riceve un benefit economico, mentre per l’assunzione di un lavoratore domestico lo sgravio fiscale è limitatissimo. E, sempre più spesso, la pensione dell’anziano non basta”. Gli over 75, ricostruisce Pazzaglia, sono molto spaventati: “Abbiamo attivato un supporto psicologico telefonico. Ci sono persone che chiamiamo anche tutti i giorni, altri una volta a settimana: diamo loro modo di sfogarsi, le notizie che sentono li terrorizzano, dai numeri delle terapie intensive, ai medici rianimatore chiamati a scegliere tra chi salvare e chi no. Sicuramente riceviamo molte più chiamate adesso che a marzo. Forse oggi c’è più consapevolezza”. E prosegue anche il progetto firmato Acli Adotta un nonno: in pratica, i bambini chiamano gli anziani soli. Iniziate ad aprile, le telefonate non si sono mai interrotte: “Il rapporto tra generazioni ci dà speranza per il futuro”.

Adulti, anziani, giovani. L’emergenza educativa è forte: “Noi fortunatamente riusciamo ancora a seguire alcuni doposcuola e progetti con adolescenti. Il rischio del ritiro sociale è alto.
La dad al 75 per cento è rischiosa. Abbiamo già segnali preoccupanti: i ragazzi fanno fatica anche solo a chiamare, preferiscono mandare mail o messaggi. Senza un presidio educativo, il desiderio di evitare una telefonata può trasformarsi in desiderio di evitare un contatto umano. Nel nostro piccolo cerchiamo di proseguire con le attività in presenza – il corso di italiano per stranieri, un servizio ristrettissimo di babysitting per le mamme che seguono i corsi di alfabetizzazione a San Benedetto Val di Sambro – mentre tutte le attività dei nostri circoli si sono spostate online, dagli allenamenti sportivi ai servizi di doposcuola”.

Pazzaglia racconta che, negli ultimi mesi, sono aumentate in maniera esponenziale le richieste d’aiuto per iscrizione all’anagrafe, compilazione di moduli e curricula, modalità di ottenimento della Spid, l’identità digitale ormai fondamentale per qualsiasi pratica burocratica: “Sempre a distanza abbiamo anche attivato un corso su come si attiva la Spid: tutto ciò non rientra esattamente nelle nostre attività, ma non vogliamo sottrarci a questa richiesta d’aiuto. Si tratta di un servizio essenziale”.

Guardare in prospettiva non è facile: “Onestamente, non credo che si possa andare avanti né a colpi di bonus né seguendo una logica assistenziale. Ci vuole più lungimiranza, un progetto organico. Ormai non è più un’emergenza: sappiamo bene che le cose andranno così a lungo, meglio agire di conseguenza”.

Ambra Notari

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)