Dichiarazione universale dei diritti umani, in vigore il 10 dicembre di 75 anni fa. Una bussola per non sentirci mai disorientati

La Dichiarazione universale dei diritti umani entrava in vigore il 10 dicembre di 75 anni fa. Seppur in epoca di nuovi conflitti, questo documento è ancora oggi lo strumento per orientarci: dal nostro quartiere alle decisioni dell’Onu, mai dimenticare che siamo tutti uguali

Dichiarazione universale dei diritti umani, in vigore il 10 dicembre di 75 anni fa. Una bussola per non sentirci mai disorientati

«Il dilagare delle guerre e di altre forme di violenza impedisce che la celebrazione di questo importante anniversario avvenga in un’atmosfera di festa. Queste circostanze non devono però fiaccare la volontà di discernere e la speranza di trovare soluzioni adeguate ad arginare il drammatico disordine in atto». È la ferma convinzione di Marco Mascia, presidente del Centro di Ateneo per i Diritti umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova, davanti alla ricorrenza dei 75 anni della Dichiarazione universale dei diritti umani, entrata in vigore il 10 dicembre 1948. «Le diagnosi non devono esaurirsi in sé stesse e costituire alibi per non impegnarsi a intraprendere azioni conseguenti in tutti gli ambiti della società, a partire dalla scuola e dall’Università. La Dichiarazione universale dei diritti umani viene scritta all’indomani della seconda guerra mondiale per affermare che “il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali e inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”. Dunque, dignità umana e diritti umani quali principi fondanti dell’ordine internazionale. Non avremmo la Dichiarazione universale se tre anni prima non fosse stata creata l’Organizzazione delle Nazioni Unite con il compito di “salvare le future generazioni dal flagello della guerra” e “riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole”». Perché oggi, anche nel 2023, anche dopo 75 anni, è necessario prendere in mano la Dichiarazione, leggerla, farla nostra e non darla come “ovvia”? «La Dichiarazione universale è la nostra bussola. La bussola dell’umanità che deve guidare le scelte non solo dei nostri governanti ma di ciascuno di noi, nella piena consapevolezza di una responsabilità che si deve esercitare a livello individuale e collettivo, dal quartiere all’Onu. Nella solenne affermazione dell’articolo 1, “tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”, sono inscritti i quattro punti cardinali della nostra bussola: libertà, eguaglianza, dignità e diritti. Una bussola che è stata smarrita da una leadership mondiale che abbandona e delegittima il multilateralismo, fa le guerre, rilancia la corsa agli armamenti, lascia morire i migranti in mare, non è capace di governare la crisi climatica, restringe gli spazi della società civile, viola i principi dello stato di diritto a livello nazionale e internazionale. Non c’è tempo da perdere. Non ci sono più alibi per non impegnarsi tutti insieme a intraprendere quelle azioni che sono necessarie per trasformare il presente e il futuro prendendoci concretamente cura di tutti i diritti umani per tutti. Lo possiamo fare trasformando l’educazione. Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha lanciato l’allarme: i sistemi educativi sono in crisi perché sono bloccati nel passato. I programmi di studio, di formazione degli insegnanti e i metodi di insegnamento sono obsoleti e lasciano gli studenti senza le competenze necessarie per navigare in un mondo in rapido cambiamento. Sul punto, la Commissione internazionale sui Futuri dell’educazione promossa dall’Unesco denuncia che “un ordine mondiale ancorato ai valori comuni espressi nella Dichiarazione universale dei diritti umani si sta indebolendo” e sostiene che un nuovo contratto sociale per l’educazione “deve essere fondato sui diritti umani e comprendere un’etica della cura”».

L’educazione scolastica, civica, intima. I diritti si costruiscono e si garantiscono a partire da noi stessi: è il senso di responsabilità che non ci rende passivi, bensì attivi in questo tempo... «Le indicazioni che vengono dall’Onu e dall’Unesco sono al centro del programma per il prossimo anno del Centro di Ateneo per i Diritti umani “Antonio Papisca”, della Fondazione PerugiAssisi per la cultura della pace e della Rete nazionale delle scuole per la pace. Un programma che prenderà avvio lo stesso 10 dicembre con la Marcia PerugiAssisi per la pace e la fraternità per chiedere l’immediato cessate il fuoco a Gaza e assicurare ai palestinesi la stessa dignità, la stessa libertà e gli stessi diritti che hanno gli israeliani. Proseguirà il 29 febbraio con la Giornata internazionale della Cura e a seguire con la “settimana civica” dal 19 al 25 aprile. Il 18 maggio il grande appuntamento ad Arena per la Pace con papa Francesco. Infine, il 22 e 23 settembre la partecipazione al Vertice sul futuro convocato dalle Nazioni Unite. Non siamo “sonnambuli”. Siamo cittadini attivi e responsabili. Abbiamo, da sempre, una bussola, i diritti umani, un metodo, la cura, e un grande progetto per il presente e il futuro: fare pace nella nostra scuola, nel nostro quartiere, nella nostra città, nel mondo».

Assisi, il 10 dicembre ritorna la marcia: stop alle guerre
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«Cessate il fuoco!». È l’appello che partirà dalla Marcia della pace e della fraternità, ad Assisi, domenica 10 dicembre. Una nuova occasione, con la concomitanza dei 75 anni della Dichiarazione, per fermare le stragi. «Riprendiamo in mano la bussola dei diritti umani», è l’esortazione. Per aderire e partecipare compilare il modulo presente sul sito www.perugiassisi.org

Il 1948

Memori degli orrori della seconda guerra mondiale, gli Stati membri delle neonate Nazioni Unite mostrarono grande visione e coraggio, riponendo la loro fede in valori universali che tutelavano la libertà e la dignità di tutti gli esseri umani. Il documento fu adottato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948 a Parigi. Votarono a favore 48 membri su 58; due Paesi non parteciparono al voto, ma nessuno si dichiarò contrario.

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