Germania, la scuola apre e poi richiude. Sarà così anche in Italia?

In Germania un centinaio di scuole sono di nuovo chiuse, appena tre settimane dopo la riapertura. Anief: “Per ripartire senza rischi, occorre chiarire responsabilità di dirigenti, docenti, personale educativo e amministrativo"

Germania, la scuola apre e poi richiude. Sarà così anche in Italia?

Apre o non apre? E se apre, poi richiude? Il 14 settembre si avvicina, ma le certezze sono ancora lontane: se la ministra Azzolina assicura e rassicura che si tornerà in classe, pochi sono pronti a scommettere che si arriverà a giugno senza intoppi. Per molti, non si arriverà neanche a Natale: per quanto l'Istituto superiore di Sanità abbia escluso, nelle sue indicazioni operative per il rientro, che basti un contagio a determinare la chiusura della scuola, le notizie che arrivano dalla Germania sono tutt'altro che incoraggianti: qui negli ultimi giorni sono tornati in classe 9 Länder su 16, ma sono già più di cento gli istituti scolastici chiusi e a cui vanno aggiunti gli asili. Le chiusure sono state necessarie in particolare nelle zone più densamente abitate e l’alto numero di contagi si è realizzato nonostante “tutti gli alunni e il personale delle scuole tedesche” abbiano avuto “normalmente l’obbligo di mantenere la distanza di sicurezza di un metro e mezzo e di portare le mascherine all’interno degli istituti, ma non durante le lezioni”. E il rischio che in Italia accada lo stesso è concreto e preoccupante.

Invita quindi alla massima cautela il sindacato Anief: “L‘Italia deve guardare con estrema attenzione all’esperienza che stanno vivendo gli altri Paesi dove la scuola è ripresa già nel mese di agosto – afferma il presidente Marcello Pacifico - L’alto numero di contagi che si sta registrando negli istituti scolastici in Europa non può essere ignorato e deve essere un monito per alzare i livelli di sicurezza nel nostro Paese, altrimenti si mette a repentaglio la salute di 10 milioni tra alunni e personale”.

Norme e responsabilità chiare

Per questo motivo, secondo Anief, è fondamentale attivare tutti i tavoli previsti dal protocollo: “Fermo restando l’autonomia delle scuole, le linee da seguire devono arrivare alle scuole attraverso norme generali molto chiare anche sulla responsabilità del personale che tengano conto di quanto assunto nei protocolli sinora sottoscritti – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – perché serpeggia tanta paura nonostante gli sforzi da tutti affrontati. È chiaro che, oggi, siamo più preparati, ma ancora bisogna da noi affrontare alcuni temi centrali quali l'eventuale danno da rischio biologico, la tutela dei lavoratori fragili, gli stessi criteri per un utilizzo della didattica a distanza che le famiglie per ora paventano. Aspettiamo di sapere il 26, nel prossimo incontro con i rappresentanti del ministero, lo stato della ripartenza delle nostre scuole per affrontare anche questi argomenti, al di là della consegna dei banchi prevista entro fine ottobre”.

Ricorda poi, Pacifico, come sia “indispensabile incrementare, senza vincoli di spesa, gli organici di docenti e Ata, partendo proprio dai 56 mila docenti e 20 mila assistenti amministrativi, tecnici e ausiliari da inserire in organico di diritto. Ribadiamo, inoltre, in queste condizioni, un intervento urgente del Parlamento sulla responsabilità nei possibili contagi, non soltanto dei presidi ma di tutti i lavoratori della scuola”.

I test e le indicazioni in caso di contagio

Intanto partono oggi, in tutte le regioni, i test sierologici per il personale scolastico, tra professori, amministrativi e Ata, in vista del rientro a scuola in programma il prossimo 14 settembre. I prelievi, da effettuarsi su base volontaria, dovranno concludersi 7 giorni prima dell’inizio dell’anno scolastico.

Altro tema caldo è quello delle procedure da mettere in atto nel caso risulti un caso positivo, tra insegnanti, docenti o personale scolastico. A tal proposito l'Iss ha chiarito che sarà il dipartimento distrettuale della salute a valutare se prescrivere la quarantena a tutti gli studenti della stessa classe e agli eventuali operatori scolastici esposti. La chiusura di una scuola o parte della stessa dovrà essere valutata in base al numero di casi confermati e di eventuali ‘cluster' e in base al “livello di circolazione del virus all’interno della comunità”. Inoltre, in caso di positività si potrà prevedere l’invio di unità mobili che eseguano test diagnostici nella scuola.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)