Gioco d’azzardo, pandemia da curare
160 miliardi di euro giocati nel 2024 in Italia, guadagno facile per la criminalità organizzata. La ludopatia è subdola, riconoscerla è il primo passo per sconfiggerla. Raccontarsi aiuta se stessi e gli altri

Ci si può rovinare ovunque: in cameretta, dal divano, in cucina. Certo ci sono anche le sale bingo, le bische più o meno legali, le slot machine al bar, le tabaccherie e, per i più raffinati, i casinò. Tanti modi. Troppi modi per dare sfogo al gioco d’azzardo, una patologia in cui tutti rischiamo di incorrere. In Italia, in azzardo, ci giochiamo quasi il 5 per del nostro Pil. Nel 2022 sono stati 136 i miliardi di euro giocati, pari a 2.730 euro l’anno a testa. Nel 2024 si stima che la cifra giocata possa sfiorare i 160 miliardi di euro. I giocatori sono oltre 10 milioni – il 30 per cento della popolazione maggiorenne – e un milione e mezzo di questi ha un “profilo problematico”, cioè fatica a gestire il tempo da dedicare al gioco e controllare quanto spende. Si gioca per noia, per l’adrenalina, per combattere l’isolamento, per scarsa autostima e giocare è facilissimo perché l’offerta è capillare nel territorio e sul web, complice la pubblicità diretta, indiretta e occulta che colpisce tutti. Basti pensare alla “fortuna” su cui puntano trasmissioni come Affari tuoi o la Lotteria di Capodanno. A Padova, l’occasione per parlare di gioco d’azzardo è stata la presentazione, venerdì 24 gennaio, del libro La pandemia da azzardo di Giulia Migneco (co-autrice assieme a Claudio Forleo), responsabile comunicazione di Avviso pubblico, con la presenza della direttrice del Dipartimento dipendenze Ulss 6, Valeria Zavan, della responsabile del progetto “Cambio gioco”, Arianna Camporese. Centrale, poi, la testimonianza di Stefano, ex giocatore d’azzardo: «Da ludico a ludopatico il confine è sottilissimo – ha raccontato Stefano, che ha scelto di essere testimone – Sono passati 15 anni ma uscirne è difficile; se vivo una situazione di stress o di difficoltà, torna la tentazione della ricerca del benessere. Ho 53 anni, a 18, con degli amici ho deciso di andare a mangiare pesce nell’allora Jugoslavia e dopo cena siamo andati “per gioco” al casinò e giocando 30 mila lire ne sono uscito con 800 mila: che bello! La settimana dopo siamo tornati e ho vinto 500 mila lire. Un paio di settimane e sono andato da solo: ho perso le 800 mila lire, più le 500 mila lire, più altri soldi e da lì è partito tutto. C’è la necessità di dover recuperare il denaro perso, ma l’ambiente in cui ti trovi non ti fa venire in mente che avrai problemi: luce ovattata, musica, non pensi che possa capitarti nulla di male. “Io smetto quando voglio”, ti dici, poi ho capito cosa era successo, ma me ne fregavo e sono entrato in un meccanismo per cui nella vita prevalgono la bugia e l’ansia. Ero così coinvolto che un giorno sono entrato in banca per un’operazione di cassa, ho girato la testa, guardato il monitor del bancomat e prelevato per poter giocare anche se la mente diceva “frena”».
Per molto tempo si è detto che l’azzardo è “solo” vizio, ma poi i sindaci si sono resi conto che c’è un’emergenza dipendenza che riguarda tutti ed è invisibile. Gli amministratori hanno cercato di contrastare il fenomeno con le ordinanze e i regolamenti comunali ma «nonostante l’articolo 716 del Codice penale dica che il gioco d’azzardo è vietato – ha evidenziato Giulia Migneco – ci sono deroghe infinite perché dagli anni Duemila in poi abbiamo infinite tipologie di gioco e questo causa sui territori una situazione difficile da gestire. Così è sfuggita di mano la situazione: si è creduto che legalizzando molti giochi, l’azzardo sarebbe stato tolto alle mafie, invece questa scelta le ha aiutate a entrare in modo ancora più semplice guadagnando molto denaro e riciclando. E le sanzioni non sono sufficienti per contenere il fenomeno».
Già nell’Ottocento risulta che la camorra gestisse bische clandestine e scommesse illegali e ora dispone del controllo di gran parte del settore delle scommesse. La relazione della Direzione investigativa antimafia del 2019, dal titolo Mafie e gioco d’azzardo, mette in luce la presenza di un traffico maggiore rispetto a quello degli stupefacenti: 1 euro investito dalle mafie in droghe ne frutta 6 o 7, la stessa moneta nel gioco d’azzardo produce un guadagno di 8-9 euro. «Tutto è controllato dalla criminalità tant’è che le mafie in questo settore fanno sodalizi. È così ricco e articolato che non serve combattersi, conviene dividersi la torta» aggiunge l’autrice del libro e responsabile della comunicazione di Avviso pubblico. Anche i Serd hanno faticato a far capire che l’azzardo è una patologia. L’Ulss 6 Euganea fa prevenzione e denuncia e il progetto “Cambio gioco” è arrivato alla sesta edizione. Del resto nel 2023 la provincia di Padova era 33a per raccolta assoluta di gioco online con un incremento del 15,3 per cento rispetto al 2022; in città nel 2023 la giocata pro capite online era di 1.162,47 euro. Ci sono poi fenomeni che lasciano stupefatti: nel 2023 la raccolta dell’azzardo da remoto per valori assoluti nel Comune di Anguillara Veneta ha sfiorato i 40 milioni di euro, mentre si fermava a 3,7 milioni nel 2022 e a 1,2 milioni nel 2021. La variazione 2023-2021 è del più 3.173,9 per cento e anche se la notizia ha suscitato molto scalpore – con la sindaca Alessandra Buoso che ha sporto denuncia perché teme ci sia dietro il riciclaggio con indirizzi Ip fasulli o dati di account pescati proprio ad Anguillara – non è stata data una spiegazione certa del fenomeno. Ma le parole di Stefano, la sua stessa testimonianza, infondono fiducia: «La ludopatia ti porta a mentire a te stesso, a distruggerti. Vivi momenti drammatici per chi ti ha a fianco, io sono stato fortunato, ma tanti amici di percorso non lo sono stati e li ho dovuti accompagnare tra le braccia del Signore. Fortunatamente non sono entrato nell’illecito, non ho rubato o truffato. Ne sono uscito col supporto medico di professionisti, del gruppo di aiuto, della mia famiglia: in un momento di totale obnubilamento mi sono sentito preso per i capelli e chiamato per nome. Una folgorazione. Mi sono sentito ribattezzato e da lì è partito il mio percorso e ringrazio anche il Signore che mi ha fatto riprendere in mano la fede anche come rifugio. Il ludopatico va preso per mano e quando ho deciso di smettere per molto tempo non ho più toccato soldi o giocato a carte con gli amici perché mi riportavano nell’ossessione. Il solo parlarne mi rafforza, mi dà energia per tenere la barra dritta. La ludopatia è subdola perché può capitare a tutti. Soprattutto perché è legale».
Card. Zuppi: «La salute dei cittadini va al primo posto»
«Non è un gioco, ma una schiavitù». A rendere chiara una piaga diffusa su tutto il territorio nazionale è stato il card. Matteo Zuppi, presidente della Cei, nell’introduzione al Consiglio permanente dei vescovi italiani, dello scorso 22 gennaio a Roma. «Il gioco d’azzardo, in periodi difficili dell’esistenza, tra le fasce più fragili della popolazione, diventa una vera dipendenza con drammatiche conseguenze sulla vita delle persone, nell’illusione, purtroppo coltivata e perfino incentivata, di star meglio, di essere felici o di essere vincenti» ha rimarcato l’arcivescovo di Bologna. Secondo il card. Matteo Zuppi, inoltre, «occorre una forte azione educativa per liberare da quella che facilmente diviene una vera dipendenza: per questo, serve il coinvolgimento delle aziende dell’azzardo e anche lo Stato deve mettere sempre al primo posto la salute dei cittadini».
Con la riforma dell’azzardo sale slot accanto alle chiese
La riforma del gioco d’azzardo fisico proposta dal Governo e presentata lo scorso ottobre fa discutere. Il testo prevede l’apertura di sale slot accanto a chiese e oratori, riducendo sia il distanziometro sia i luoghi sensibili (sono esclusi solo scuole e centri per dipendenze), favorendo sale certificate che potranno aprire accanto a questi luoghi, e non certificate che posso sì aprire con un limite ridotto di soli 200 metri. Gli enti locali chiedono regole più severe per tutelare i cittadini e prevenire il gioco patologico: distanze minime di 300 metri, reinserimento di luoghi di culto, e una riduzione degli esercizi autorizzati. «Ad Azzardopoli si continua a “giocare” d’azzardo puntando sull’offerta che crea la domanda e aumenta il numero di giocatori, aumenta la somma spesa, aumenta le perdite, aumenta le dipendenze, aumenta le attività delle mafie» commenta Libera.