Parlare di pace in tempo di guerra. L'invito controcorrente di papa Francesco

Andare controcorrente È l’invito con cui papa Francesco esorta i 191 direttori dei giornali diocesani della Fisc a essere «geografia umana che anima il territorio italiano». Prudenza, semplicità e vicinanza alle persone sono gli ingredienti per essere buoni giornalisti

Parlare di pace in tempo di guerra. L'invito controcorrente di papa Francesco

Un invito, quello di «non perdere di vista, nel contesto delle grandi autostrade comunicative di oggi, sempre più veloci e intasate, tre sentieri, che è bene non perdere di vista e che vanno sempre percorsi: formazione, tutela e testimonianza». È con queste parole che papa Francesco ha ricevuto in udienza, nella mattinata di giovedì 23 novembre presso la sala Clementina in Vaticano, i 191 direttori dei giornali diocesani appartenenti alla Federazione italiana dei settimanali cattolici (un milione di copie diffuse in l’Italia ogni settimana), assieme ai membri dell’Unione stampa periodica italiana e delle associazioni Corallo e Aiart. L’incontro solenne con il pontefice si inseriva in una tre giorni che ha visto i direttori delle testate diocesane iscritte alla Fisc ritrovarsi a Roma per la ventesima Assemblea nazionale elettiva ordinaria sul tema “La Fisc: una voce a servizio del Paese. Informazione, cultura e sinodalità”. Un momento di verifica e di confronto in cui i rappresentanti delle testate sparse sul territorio nazionale hanno eletto i loro rappresentanti al Consiglio nazionale della Federazione. «Vi occupate di stampa, televisione, radio e nuove tecnologie, con un impegno a educare ai media i lettori e gli utenti – ha aggiunto Francesco – Il vostro radicamento capillare testimonia il desiderio di raggiungere le persone con attenzione e vicinanza, con umanità. Anzi, direi che ben rappresentate quella geografia umana che anima il territorio italiano. Negli ultimi anni diverse innovazioni hanno interessato il vostro settore e per questo è necessario rinnovare sempre l’impegno per la promozione della dignità delle persone, per la giustizia e la verità, per la legalità e la corresponsabilità educativa». Il pontefice ha poi fornito precise istruzioni su come educare, in particolare le giovani generazioni immerse in un contesto sempre più digitale: «La prudenza e la semplicità sono due ingredienti educativi basilari per orientarsi nella complessità di oggi, specialmente del web, dov’è necessario non essere ingenui e, allo stesso tempo, non cedere alla tentazione di seminare rabbia e odio. La prudenza, vissuta con semplicità d’animo, è quella virtù che aiuta a vedere lontano, che porta ad agire con “previsione”, con lungimiranza. E non ci sono corsi per avere prudenza, non si studia per avere prudenza. La prudenza si esercita, si vive, è un atteggiamento che nasce insieme dal cuore e dalla mente, e poi si sviluppa». E a proposito di giovani, ai presenti ricorda la testimonianza del beato Carlo Acutis, che «sapeva molto bene che questi meccanismi della comunicazione, della pubblicità e delle reti sociali possono essere utilizzati per farci diventare soggetti addormentati, dipendenti dal consumo e dalle novità che possiamo comprare, ossessionati dal tempo libero, chiusi nella negatività. Lui però ha saputo usare le nuove tecniche di comunicazione per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza». Andare controcorrente, insomma: «Parlare di fraternità in un mondo individualista; di pace in un mondo in guerra».

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)