Per il bene di tutta la creazione: tecnologia virtuosa. E la profezia della Laudato si

Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato dal 1850. Record da non sottovalutare o banalizzare. In questo panorama la Laudato si’ è profetica

Per il bene di tutta la creazione: tecnologia virtuosa. E la profezia della Laudato si

Il 2024 è stato il primo anno durante il quale la temperatura media globale di ogni mese ha superato di 1,5 gradi il livello preindustriale, stabilendo un record mai raggiunto prima. È l’anno più caldo mai registrato dal 1850, dopo un decennio durante il quale la media globale di ogni anno ha superato quella dell’anno precedente: continuano a essere battuti record sia per i livelli di gas serra sia per temperatura dell’aria e della superficie del mare. Non è da stupirsi se è aumentato il numero e l’intensità di eventi estremi come inondazioni, ondate di calore e incendi, in un periodo di tempo molto breve rispetto ai cambiamenti climatici naturalmente connessi ai movimenti terrestri nel corso dei secoli. Questa accelerazione molto accentuata è dovuta all’impatto dei cambiamenti climatici causati dall’uomo. La soglia di 1,5 gradi sul livello preindustriale è stata fissata dall’accordo di Parigi nel 2015 come livello attorno al quale contenere il riscaldamento globale entro la fine del secolo – e siamo solo al primo quarto – per ridurre i rischi e gli impatti dei cambiamenti climatici. Questo record negativo è una notizia non buona sia per la salute del nostro pianeta sia per la nostra vita futura, per alcuni aspetti per la nostra stessa sopravvivenza. Non significa ancora aver raggiunto definitivamente la soglia di 1,5 gradi, per la quale bisognerebbe aver superato questo valore per diversi anni consecutivi, ma significa senza dubbio aver fatto un passo importante in questa direzione. Una statistica, questa, accompagnata da notizie non meno preoccupanti, a partire dai nuovi (dis)equilibri che verranno a delinearsi con il governo del neo-presidente americano: si prospetta per gli Stati Uniti un abbandono progressivo dell’impegno per la salvaguardia del clima e della ricerca nelle biotecnologie, oltre a una nuova uscita dagli accordi di Parigi dopo quella del primo mandato, per un investimento più sostenuto nello sviluppo dell’intelligenza artificiale, delle tecnologie quantistiche e dell’esplorazione spaziale (Luna e Marte sono gli obiettivi dichiarati di Elon Musk, nominato capo di un nuovo dipartimento per l’efficienza governativa negli Usa).

Riguardo a quest’ultimo ambito, per quanto sia entusiasmante e per certi versi necessaria l’esplorazione spaziale (non dimentichiamo l’enorme apporto dato alla tecnologia e allo studio della Terra, per migliorare le stesse condizioni di vita e la salvaguardia dell’ambiente), non dobbiamo togliere il focus sul nostro pianeta, unico in grado di sostenere la vita, unico in tutti i sensi. Non c’è Luna, Marte o altro corpo celeste da noi raggiungibile che possa darci la possibilità di sopravvivere, e se anche questo avvenisse, non sarà comunque una soluzione percorribile per garantirci un futuro migliore. Se al centro di questo ennesimo dietro-front ci sono altissimi interessi economici, ciò che spaventa è un doppio rovesciamento nella scala dei valori che diventa ancora più pericoloso: non solo il profitto davanti al valore della vita (non solo umana), ma la mentalità per la quale il futuro del nostro pianeta possa essere messo in secondo piano rispetto a un’esplorazione che, lungi dal diventare motivo di “tecnologia virtuosa” (le mire politiche sullo spazio sono piuttosto di carattere difensivo/offensivo) si trasformi in scellerata, vuota alternativa a quella che è l’unica, vera casa comune. Senza dubbio è necessario fare attenzione a non banalizzare una situazione che è molto più complessa rispetto al quadro generale appena delineato qui. Non possiamo “buttare via” tanto facilmente una tecnologia che può e deve essere inquadrata dentro a un sistema etico che sappia mettere nelle giuste relazioni l’ambito della vita umana, di quella creaturale più in generale e degli strumenti (perché di questo si tratta) che l’essere umano, con il dono dell’intelligenza e della creatività, è chiamato a mettere a disposizione per il bene di tutta la creazione. Sono ancora più profetiche oggi le parole di papa Francesco, a dieci anni dalla pubblicazione dell’enciclica Laudato si’: «Ciò che sta accadendo ci pone di fronte all’urgenza di procedere in una coraggiosa rivoluzione culturale. La scienza e la tecnologia non sono neutrali, ma possono implicare dall’inizio alla fine di un processo diverse intenzioni e possibilità, e possono configurarsi in vari modi. Nessuno vuole tornare all’epoca delle caverne, però è indispensabile rallentare la marcia per guardare la realtà in un altro modo, raccogliere gli sviluppi positivi e sostenibili, e al tempo stesso recuperare i valori e i grandi fini distrutti da una sfrenatezza megalomane» (n. 114).

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