Ucraina e Russia. Don Caprio: “Vaticano ha dimostrato di essere un luogo dove tutti si possono incontrare”
Don Stefano Caprio analizza la proposta di mediazione lanciata da Papa Leone XIV nel solco di Francesco. Per la Russia, la Santa Sede rappresenta un interlocutore credibile, capace di offrire uno spazio morale per il dialogo. Il nuovo Papa potrebbe aprire scenari inediti nei rapporti con Mosca

“I funerali di Papa Francesco prima e la Messa di insediamento di Papa Leone XIV, che ha poi ricevuto tutti i capi di Stato del mondo, sono stati eventi che hanno segnato l’attenzione della popolazione, ma anche e soprattutto le coscienze dei politici. Il Vaticano ha dimostrato di essere un luogo dove tutti si possono incontrare. Un luogo difficilmente paragonabile a quello che abbiamo visto negli ultimi giorni con altri ma inconcludenti tentativi di trattative”. E’ don Stefano Caprio, professore di Storia e Cultura Russa al Pontificio Istituto Orientale, a ripercorrere con il Sir gli ultimi eventi di diplomazia internazionale che proprio attorno ai due Papi, Francesco prima e Leone XIV dopo, hanno portato a Roma tutti i grandi leader mondiali. Nell’udienza alle Chiese Orientali in occasione del loro Giubileo, Papa Leone XIV ha espressamente dichiarato che la “Santa Sede è a disposizione per incontri, dialoghi e negoziati tra i nemici”, chiedendo nel frattempo che “le armi cessino di parlare”.
Professore, lei conosce il mondo russo. Come può essere letta questa “offerta” ai loro occhi e agli occhi del presidente Putin?
Oggi ci sono dei fattori, diciamo più generali, che rendono comunque importante cercare una via di mediazione, non solo per difendere l’Ucraina, ma anche perché la Russia ha bisogno di trovare una pausa, se non una pace, perché rischia anche il tracollo della sua economia. Finora i russi stanno cercando di tirare in lungo anche per riarmarsi, per riassestarsi, ma se dovessero ricominciare con l’escalation bellica rischierebbero davvero il crollo.
Di fatto la proposta di Leone XIV che comunque continua sulla linea di quella che aveva più volte proposto Papa Francesco, si colloca in un contesto in cui fino ad oggi nessuno è riuscito a fare granché, neanche gli Stati Uniti.
Concretamente come si potrebbe delineare questo spazio offerto dalla Santa Sede in modo tale da convincere Putin a partecipare?
Putin sta cercando di imporre le sue condizioni, che sono quelle di lasciare alla Russia tutte le regioni occupate, anche quelle ancora contese, e di disarmare l’Ucraina. Sono, come sappiamo, condizioni inaccettabili per l’Ucraina. In questo contesto, il Vaticano potrebbe mettere una parola che abbia un significato morale. E l’aspetto morale per i russi è fondamentale perché è la motivazione che viene data a questa guerra. Pensiamo al discorso sull’Occidente degradato. Un interlocutore come la Santa Sede che da questo punto di vista ha una dignità innegabile e riconoscibile, potrebbe permettere ai russi di essere meno esigenti.
In tutto questo il Patriarca Kirill, che abbiamo visto negli ultimi tempi, un po’ defilato, che ruolo invece potrebbe giocare nei rapporti col Vaticano?
Il Patriarca serve al Presidente Putin per continuare a sostenere la sacralità di tutta la politica e della guerra russa. E di fatto il Papa oggi è, per il Patriarcato di Mosca, l’unico interlocutore rimasto aperto, anche a livello ecclesiale internazionale. I russi ormai non parlano più con le altre chiese ortodosse, se non con qualcuna. Con il Patriarca di Costantinopoli è rottura.
La Chiesa cattolica è rimasta come l’interlocutore unico e più diretto del Patriarcato ortodosso di Mosca, e questo è un altro fattore importante per una possibile trattativa.
Invece chi dello staff vaticano, potrebbe giocare un ruolo positivo, sempre agli occhi della Russia?
La Santa Sede ha messo in campo diverse personalità e diverse missioni. C’è quella del cardinale Zuppi, quella diplomatica del cardinale Segretario di Stato Parolin. Però forse proprio la figura di Papa Leone XIV oggi potrebbe essere decisiva: è americano come Trump ma è anche il contrario di Trump dal punto di vista della capacità di relazione. Ha un’immagine un po’ meno problematica rispetto a Papa Francesco perché un po’ più tradizionale, cosa che ai russi fa molto piacere.
Essendo poi anche all’inizio del suo Pontificato e non avendo nessun tipo di posizione passata da giustificare, Papa Leone XIV potrebbe essere la figura ideale per entrare in relazione con la Russia.
Di fatto, sul tavolo della Santa Sede, per ora di cose concrete ci sono lo scambio dei prigionieri e la lista dei nomi dei bambini da riportare in Ucraina. Come si sta delineando questa diplomazia vaticana, dalla morte di Papa Francesco all’avvento di Leone XIV?
Sì, finora è stata più che altro una mediazione di tipo umanitario. Adesso, potrebbe prevalere l’aspetto diplomatico, ma non direttamente politico o militare, ovviamente. Piuttosto, come dicevo prima, un aspetto morale. Ragionare sulle relazioni tra Oriente e Occidente, tra Europa, Stati Uniti, Russia, Cina. Questo potrebbe essere il nuovo fattore. Il passaggio a una fase più motivazionale delle relazioni, tra quelle politiche e quelle umanitarie.