Annunciamo la Resurrezione! C’è nella gioia di questo annuncio una responsabilità per chi nel Battesimo sono morti e risorti con Cristo

L’estensione del tempo pasquale dovrebbe farci capire che c’è un surplus che la Chiesa stessa ci invita a considerare.

Annunciamo la Resurrezione! C’è nella gioia di questo annuncio una responsabilità per chi nel Battesimo sono morti e risorti con Cristo

Il giorno dopo aver celebrato la Pasqua di Resurrezione e quello dopo ancora e ancora dopo non si possono vivere come tutti gli altri; anzi, questo può pure succedere, perché chi è stato qualche tempo, o anche solo qualche ora, fuori porta rientra in città o alla sua casa abituale; riprendono tutte le attività lavorative, dopo in fondo solo un week end un poco più lungo; anche le scuole, seppure per ultime, aprono le porte a migliaia di studenti, che per lo più non hanno fatto quasi in tempo a godersi la vacanza. Che cosa allora è davvero cambiato? La settimana “autentica” che abbiamo lasciato alle spalle e poi il Triduo che – ce lo insegnano i liturgisti – è come un unico grande giorno che racchiude tutto il mistero della passione, morte e resurrezione di Gesù, trascorrono, con liturgie più o meno suggestive, con tempi in chiesa più estesi (e magari da alcuni digeriti a fatica) e poi lasciano spazio a uno o due pranzi con qualche persona cara… che poi si dice Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi… non sarà vero, ma molti si sentono liberi di andare dove e con chi gli pare… Può bastarci solo questo? Eppure l’estensione del tempo pasquale – i cinquanta giorni che ci separano dalla solennità di Pentecoste – dovrebbe farci capire che c’è un surplus che la Chiesa stessa ci invita a considerare. E infatti c’è nel cuore una tale sovrabbondanza di gioia che non permette di lasciare che il tempo scorra secondo le consuete scadenze e relative più o meno grande apprensioni: tutte queste possono pure riprendere, ma lo spirito non può che essere del tutto nuovo! Abbiamo ricevuto un annuncio che, proprio come a Maria di Magdala e le altre donne al sepolcro, non può lasciarci come prima… Ė proprio come allora: il Signore Gesù è veramente risorto, non è più nel sepolcro, non è fra le cose morte, perché Lui è la Vita, la Vita in pienezza! Non ci ha promesso che non moriremo, non ci ha sedotto con magie, dicendoci che non soffriremo più e anche in questi giorni molti fratelli sono defunti, molti sono alle prese con la fame, la guerra, la malattia, la solitudine… ma Lui è passato attraverso tutto questo ed è “tornato fuori” e ci porta fuori dalle nostre morti quotidiane, donandoci una vita nuova, appunto da risorti. L’energia della Resurrezione, quella che il Padre con il suo Spirito ha donato al Figlio perché da Crocifisso ora regni per sempre alla sua destra, non è una fumosa verità di fede che recitiamo a memoria nel Credo: è pane quotidiano di fatica che diventa corpo, è sangue di gioia che diventa sangue; è ancora servizio ai fratelli, come la lavanda dei piedi ci ha mostrato. C’è nella gioia di questo annuncio una responsabilità per tutti coloro che nel Battesimo sono morti e risorti con Cristo, una responsabilità che tutte le famiglie, tutte le comunità parrocchiali e i movimenti, famiglie di famiglie, non possono eludere: è la responsabilità di offrire la bellezza di questo Vangelo di Resurrezione a tutti. La pienezza di una vita che si trasforma in ogni suo gesto quotidiano, in ogni intenzione, in ogni motivazione. Un sorriso la mattina al tuo sposo e ai figli prima che ognuno inizi la sua giornata. Un caffè con un collega, ascoltandolo con partecipazione. L’aiuto ad un allievo in difficoltà. Un compito in classe preparato con cura. Il pranzo messo in tavola la sera con una dose speciale di affetto per chi si siederà. Ma quanto potrei proseguire? La paziente costanza in un gesto di carità fatto con ancora più passione perché in quel povero riconosco davvero il volto di Gesù. L’accompagnamento in una malattia di una persona cara o nei giorni della sua vecchiaia, offrendo speranza che supporti la fatica e le preoccupazioni. La preghiera al capezzale di un amico morente, quando non c’è più altro da fare che affidarlo al Padre. Sono infinite le strade per vivere la sequela di Gesù risorto e molte di esse non sono certo riservate a uomini e donne di Dio che non siamo noi, ai sacerdoti o alle religiose a cui spesso tacitamente lasciamo l’incombenza di testimoniare a tempo pieno la nostra fede. Ė tempo che le famiglie cristiane siano ancora più protagoniste: quante meno sono nel mondo, tanto più a loro è chiesto, di annunciare, in profonda umiltà, come serve entusiaste ed inutili, che seguire Gesù significa poter vivere una vita bella, buona e felice. Buon tempo di Pasqua!

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Fonte: Sir