Benedetta Pilato, medaglia d’argento. Da Taranto ai mondiali di nuoto nel racconto del padre
“È un buon inizio ma è presto per parlare di carriera e non voglio che si elogi solo mia figlia. I ragazzi che fanno nuoto sono tutti così, dalle Olimpiadi alle gare in provincia - dice il papà dell’argento mondiale -: fanno sacrifici immani, diventano grandi subito, vivono di cloro, palestra, non conoscono sabato sera a far tardi. È un peccato che questo sport sia pubblicizzato solo quando ci sono eventi del genere. Ogni città italiana dovrebbe avere una piscina olimpica di 50 metri”
Quattordici anni e mezzo. Lo ripete Benedetta Pilato. “Ho quattordici anni e mezzo”. Ed è proprio quel “mezzo”, a tradirla. A dispetto della maturità con cui risponde alle domande dei cronisti. Quando i diciotto anni sembrano così lontani, che si ha bisogno di contare i mesi che separano dal mondo dei “grandi”, vuol dire che l’infanzia solo da poco sta lasciando spazio a qualcos’altro. Eppure in questo mondo adulto, senza immaginarlo, in meno di un minuto, Benedetta Pilato, tarantina del 2005, ci è entrata d’improvviso, catapultata su giornali, riviste, tg, per aver conquistato l’argento ai Mondiali di nuoto in Corea del Sud. Cinquanta metri, stile rana. Questa la sua specialità. Quattordici centesimi di secondo l’hanno divisa dal suo idolo, la pluripremiata Lilly King, che ha raccolto un altro oro. Che si aspettava, che si aspettavano. Ma da lei no. Dalla ragazzina venuta dalla provincia, magari ci si attendeva un buon tempo ma non un record né un argento. Ecco allora che la festa è tutta per Benedetta, la sorpresa azzurra, che prima ancora di gareggiare ai Mondiali juniores, si ritrova sul podio di quelli “veri”, di Mondiali.
Benedetta ha un sorriso che illumina le giornate grigie. A Talsano, borgata di Taranto, dove vive con la madre, il padre ed un fratellino più piccolo, raramente vede foschia. Il sole fa capolino tutto l’anno e le accende il viso acerbo, la carnagione chiara, gli occhi grandi che curiosano nel mondo.
Una ragazza acqua e sapone, con un tocco di glamour che le dona. I capelli bicolore, le unghie fucsia, il pianto spontaneo, completano il quadro dei suoi anni.
“È nata una nuova stella nel firmamento del nuoto italiano”, dicono in coro i giornalisti sportivi. Neanche Federica Pellegrini era riuscita a fare di meglio. A quell’età e con quei tempi. Benedetta se la gode ma con la testa pensa già ai prossimi traguardi.
Chiacchierando con il padre, Salvatore, mentre attende che passino in fretta le dodici ore di volo di ritorno che lo separano dall’abbraccio con la sua bambina, si capisce da chi abbia preso Benedetta. Grandi aspirazioni ma piedi ben piantati a terra. “Direi che è un buon inizio ma è presto per parlare di carriera – dice il papà dell’argento mondiale – e non voglio che si elogi solo mia figlia.
I ragazzi che fanno nuoto sono tutti così, dalle Olimpiadi alle gare in provincia: fanno sacrifici immani, diventano grandi subito, vivono di cloro, palestra, non conoscono sabato sera a far tardi. È un peccato che questo sport sia pubblicizzato solo quando ci sono eventi del genere.
Ogni città italiana dovrebbe avere una piscina olimpica di 50 metri. Le gare che contano, anche le regionali, si fanno in vasca lunga. Quindi, ad esempio, i ragazzi tarantini sono costretti a spostarsi a Bari e Lecce, per allenarsi”.
Con Benedetta, Salvatore non ci ha ancora parlato. La figlia, a dispetto dei suoi quattordici anni e mezzo, è allergica ai messaggini. “Risponde poco nelle chat. Ha scambiato qualche parola solo con la madre. Era contenta, emozionata. Non è pienamente consapevole di quanto stia accadendo al di fuori, dell’improvvisa attenzione mediatica. Cercherò di tenerla lontana da queste cose qui. È così piccola, bisogna che faccia un passo alla volta”.
E allora, tornata a casa, Benedetta, se non fosse che il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, vuole designarla come alfiere della candidatura della città ai Giochi del Mediterraneo del 2020, continuerà a fare la vita di una quattordicenne comune. Al mare tutto il giorno al lido dei giovanissimi, quello dove ci arrivi anche con il bus e senza mamma e papà. Riderà con gli amici di sempre e con i compagni di classe del primo anno di liceo scientifico “Maria Pia”, dove studia con profitto. Media dell’otto. “È una scuola che l’aiuta molto nella sua attività. Cercano di venirle incontro – spiega Salvatore Pilato – comprendendo magari che quando torna da gare, per qualche giorno è meglio non interrogarla”. Il padre, amante del nuoto e dell’agonismo, con lo sport ha smesso una volta iniziato il liceo. “Lei no.
Lo studio resta prioritario ma si allena in vasca 2 ore e mezzo al giorno e tre volte a settimana ci unisce anche un’ora di palestra. Segue poi un regime alimentare controllato da un medico. Non è facile conciliare tutto con la scuola ma lei continua e ci tiene”.
Intanto da domenica Benedetta Pilato è ufficialmente entrata nella leggenda dello sport italiano e nel cuore di chi, guardando il suo viso pulito in diretta tv, ha riconosciuto quell’Italia bella, per cui varrà sempre la pena lottare.
Marina Luzzi