Comece: mons. Hollerich, “l’Europa è un progetto di pace per il mondo”

Si è conclusa a Bruxelles l’Assemblea della Comece che ha riunito, dal 13 al 15 marzo, tutti i vescovi delegati dell’Unione europea. Intervista al presidente, mons. Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo. “Mi preoccupano i nazionalismi. Conosciamo la storia. Sappiamo che in epoche di trasformazioni culturali profonde - e noi siamo in un periodo così - le persone hanno paura e quando le persone hanno paura cercano identità semplici. Avere un’identità è importante. È essere identitari che è sbagliato”

Comece: mons. Hollerich, “l’Europa è un progetto di pace per il mondo”

(da Bruxelles) “Quello che notiamo nelle persone è una certa delusione. Non si è contro l’Europa. Ma contro le élite. Le persone non si sentono più ascoltate, prese sul serio, tantomeno capite nelle loro preoccupazioni quotidiane”. Parte da qui l’analisi sull’Europa di monsignor Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e presidente della Comece (la Commissione degli episcopali dell’Unione europea). E poi aggiunge subito: “Come vescovi, cerchiamo di mantenere una certa distanza rispetto alla politica ed è forse questa distanza a essere parte della saggezza della Chiesa perché ci permette di amare l’Europa ma anche di porci nei suoi confronti in maniera critica”.

Papa Francesco ha addirittura rivolto all’Europa ben 5 discorsi. Cosa spinge la Chiesa a interessarsi con così tanta passione dell’Europa? 
Molti dei valori europei sono parte integrante della dottrina sociale della Chiesa. La solidarietà, il bene comune, la pace, la giustizia. Ciò che è pericoloso è quando limitiamo il bene comune all’Europa. L’Europa è un progetto di pace per il mondo. E ciò che è vero per la pace, lo è anche per la giustizia, la solidarietà.

Vi siete impegnati molto per le elezioni europee di fine maggio. Perché lo avete fatto. Cosa vi preoccupa di più?
Preoccupano i nazionalismi. Conosciamo la storia. Sappiamo che in epoche di trasformazioni culturali profonde – e noi siamo in un periodo come questo – le persone hanno paura e quando le persone hanno paura cercano identità semplici. Avere una identità è importante. Riconoscersi italiano o lussemburghese è una cosa buona così come lo è riconoscersi cristiano o cattolico. È essere identitari che è sbagliato perché le nostre identità devono sempre essere in dialogo con il mondo e avere un rispetto profondo per gli altri. Mai dovrò vedere gli altri come nemici ma sempre come partner nella costruzione di un futuro migliore.

Perché andare a votare alle elezioni europee di fine maggio?
Perché è esercitare una responsabilità civile. Il popolo sovrano deve esercitare il suo diritto e dovere di andare a votare.

Nella storia, ci sono state persone che hanno dato la vita per questo diritto. Per noi oggi è diventato un atto banale.

Alle persone che percepiscono che l’Europa inutile e a quelli che addirittura credono che l’Europa rende peggiore la loro vita, lei cosa direbbe?
Bisogna dire che non è vero.

È facile dire che tutto ciò che va bene, è merito degli Stati nazionali e tutto ciò invece che va male è causa dell’Europa. Non è vero. È una bugia.

Perché è sicuramente più semplice dare la responsabilità di ciò che non va agli altri e in questo caso all’Unione europea piuttosto che prendersi la propria responsabilità. Quante volte lo abbiamo sentito dire. Ma non è vero. Dobbiamo allora far vedere quanto l’Europa ha fatto per il bene comune. Pensiamo, per esempio, alla moneta unica. Se non avessimo l’Euro, il mercato comune non funzionerebbe. O pensiamo alle frontiere: se si chiudono, non si può più viaggiare liberamente, sarebbe impossibile alle persone migrare da un Paese all’altro dell’Europa alla ricerca di un lavoro e agli studenti non sarà più concesso di andare a studiare in un altro Paese. Sono tutte chance che l’Europa ci ha dato. Pensiamo poi alla globalizzazione. L’Europa unita ci permette di dare regole ad una globalizzazione che ha già sparso dietro di sé molte vittime. È la mancanza di regole il vero pericolo, la causa che ha portato l’economia verso un capitalismo selvaggio, verso un sistema che guarda solo al profitto e tutela le piccole élite a danno della maggioranza…

Questo non va bene. Strutture come l’Unione europea permettono di tenere almeno sotto controllo questi fenomeni.

L’ultima domanda è sulla Brexit. Come sta vivendo personalmente questa pagina così difficile della storia europea e quali sono le vostre speranze?

Sono rattristato. Penso che non era necessario, che abbiamo tutti commesso degli errori. Sia sul continente europeo, sia nel Regno Unito.

Penso che avremmo dovuto tutti ascoltarci meglio e dialogare di più per comprenderci gli uni gli altri. Ma rispetto – anche se mi fa male – la decisione del popolo del Regno Unito. Fa parte del gioco democratico e rispetto la democrazia. Ma facciamo attenzione affinché l’uscita dall’Unione europea non provochi nuove rivalità e inimicizie. Non dimentichiamoci che i cittadini del Regno Unito e i cittadini dell’Unione europea sono fratelli e sorelle. Come Chiesa, poi, siamo chiamati a dare un esempio. Per questo voglio proporre di accettare come osservatori i vescovi inglesi e scozzesi all’interno della Comece. Restiamo fratelli.

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Fonte: Sir