Comunione? Si ma non a tutti i costi

Comunicare al corpo e al sangue di Cristo vuol dire condividere il progetto del Signore, impegnarsi a diventare santi nell’amore, camminare con lui verso l’eternità. Ci si prepara all’eucaristia, accostandosi al sacramento della penitenza, soprattutto in quelle situazioni di peccato che ci allontanano dal Signore e dai suoi comandamenti

Comunione? Si ma non a tutti i costi

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«Prendete e mangiatene tutti. Prendete e bevetene tutti». Le parole con cui il Signore accompagna l’istituzione dell’eucaristia ci raggiungono come un pressante invito, quasi un comando; se non mangiamo la sua carne e non beviamo il suo sangue non avremo in noi la vita. Gesù ci è necessario!

Nei secoli, i cristiani hanno obbedito a questa Parola in modo diverso. Fino a cinquant’anni fa non erano in molti a comunicarsi alla messa: il timore di essere indegni o impreparati a ricevere il corpo di Cristo, era molto sentito. Ultimamente ogni timore è svanito – da qualcuno snobbato quasi fosse poco cristiano – e quel «prendete e mangiate» è diventato un obbligo a comunicarsi, anche per chi si trovasse a partecipare alla messa in modo poco convinto. «È un pane per tutti», si “teologizza”. Certo, il corpo e il sangue di Cristo è “per voi”, dice il Signore e non possiamo pensare all’eucaristia se non pensando all’umanità che deve accoglierla. Dobbiamo anche considerare, però, le condizioni per questa accoglienza.

La prima condizione è senz’altro il bisogno, la fame. L’io autosufficiente e assoluto non ne ha bisogno, rifiuta questo pane. Ma anche quelli che accolgono l’invito del Signore, quelli che si comunicano, possono a modo loro rifiutarlo. Mi tornano in mente i versetti di san Tommaso, cantore e teologo dell’eucaristia: «Sumunt boni, sumunt mali», la accolgono i buoni e i cattivi, ma “per gli uni è vita e per gli altri è morte”. Nell’eucaristia noi incontriamo Cristo, la sua grazia infinita, onnipotente, creatrice: una sola comunione basterebbe per diventare santi! Eppure, questa grazia infinita può rimanere inoperosa quando si trova davanti l’ostacolo della volontà umana. L’incontro con Cristo trasforma l’uomo, ma purtroppo questi – dobbiamo ammetterlo – può rifiutare di essere trasformato.

Nella parabola del banchetto nuziale raccontata nel Vangelo di Matteo, quando il re entra in sala per incontrare gli invitati, ne individua uno che non ha l’abito nuziale e lo caccia via. Quel sovrano dapprima chiama e poi esclude dalle nozze: è stato troppo severo? Gli invitati non erano forse dei poveracci raccolti tra i vicoli e le viuzze e “costretti” a entrare? Eppure, il re non volle che alle nozze di suo figlio banchettasse qualcuno con un habitus che puzzava di mondanità. Non tollerò la superficialità, non chiuse un occhio su chi si considerava estraneo a quella festa, pur essendosi seduto a quella mensa.

La presunzione di chi intende partecipare a una festa di nozze con l’abito inadatto, corrisponde all’atteggiamento superficiale di chi non si accorge dell’habitus sbagliato che indossa perché ha cancellato il senso del peccato, ostacolando la comprensione e l’esperienza stessa dell’amore di Dio. Rimane un estraneo, anche se va a fare la comunione. Giova sempre ricordare che è il sacramento della penitenza la preparazione necessaria alla partecipazione all’eucaristia soprattutto in quelle situazioni di peccato che ci allontanano dal Signore e dai suoi comandamenti.

San Paolo scriveva ai cristiani di Corinto che ricevere il corpo e il sangue del Signore se non siamo in sintonia col Signore fa male. Li ammonì perché i Corinzi si erano dimenticati dei poveri, peggio, li avevano volutamente emarginati, trasformando l’assemblea eucaristica in una recita, qualcosa di falso. «Chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore», scrisse loro. Comunicare al corpo e al sangue di Cristo vuol dire condividere il progetto del Signore, impegnarsi a diventare santi nell’amore, camminare con lui verso l’eternità. E il suo progetto è questo: che «diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito». Questo davvero interessa a tutti quelli che hanno fame di Cristo?

Intenzioni

Intenzione universale del papa
Preghiamo affinché la Chiesa in Cina perseveri nella fedeltà al Vangelo e cresca nell’unità.

Intenzione dei vescovi
Perché il tempo di Quaresima sia scuola di conversione per crescere nelle dimensioni essenziali della vita nuova ricevuta nel Battesimo.

Intenzione per il clero
Cuore di Gesù, sei stato divinamente formato nel grembo di Maria: fa’ che i Tuoi ministri, per intercessione di Tua Madre, imparino da Te cosa significa “Misericordia e non sacrifici”.

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