Coscienze chiamate a maturare per aprirsi alla pienezza dell'amore

Sotto il melograno. Marta e Daniele stavano insieme. Con loro c'era Dario, figlio di lui. Poi si sono lasciati. Il loro parroco si interroga

Coscienze chiamate a maturare per aprirsi alla pienezza dell'amore

È domenica sera e don Matteo si rigira nel letto con un pensiero. Alle messa delle 8 ha dato la comunione a Marta e a quella delle 10.30 a Daniele. Ma chi sono Daniele e Marta e come mai il parroco sta in pensiero? Si tratta di una coppia che lui conosce da tempo, con cui ha portato avanti un dialogo prolungato per aiutarla a chiarire la propria situazione e capire come viverla. In breve la storia è questa. Marta, dopo una convivenza durata alcuni anni finita poco serenamente, ha incontrato Daniele, un giovane papà separato. Entrambi provenienti da un’esperienza parrocchiale, una volta messisi insieme hanno cercato di continuare a coltivare la fede, sebbene non sia stato facile per nessuno dei due. Un aiuto concreto è venuto da parte degli accompagnatori dei genitori della catechesi, i quali li hanno sempre invitati agli incontri formativi.

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Don Matteo, da parte sua, ha parlato più volte col figlio di Daniele, il piccolo Dario, ascoltando le sue fatiche nell’accettare la nuova unione del papà. Marta e Daniele, sin dall’inizio della loro relazione, hanno frequentato la messa domenicale facendo la comunione. A un certo punto il don li ha avvicinati, invitandoli a confrontarsi e a verificare l’opportunità o meno di questo gesto di fede. Ha spiegato loro che la rottura del matrimonio da parte di Daniele e la nuova convivenza di entrambi, li mettevano in una situazione di disordine spirituale e di offesa al sacramento vissuto da Daniele e la sua prima compagna e che l’accesso alla comunione sarebbe potuto eventualmente avvenire dopo un periodo di discernimento. Da parte loro, dopo un primo momento di incomprensione, per amore di Dario hanno accettato di mettersi in ricerca e di confrontarsi altre volte con don Matteo su come proseguire il cammino. Ecco però, che arriva la domenica che turba il parroco. Due settimane fa, Marta ha lasciato Daniele e suo figlio, è andata ad abitare in casa di Filippo, uno dei genitori che partecipavano agli incontri formativi in parrocchia e stamattina si è presentata a fare la comunione.

Una bella storia, dirà il lettore! Altro che bella storia… Le cose stanno proprio così e il povero don Matteo è profondamente confuso, ma anche deluso e triste. Gli dispiace per Daniele e Marta, ma soprattutto per Dario, ferito una seconda volta dalla vita. C’è del male che porta con sé uno strascico tremendo di sofferenza, c’è il bisogno di amare e di essere amati che non trova una sana direzione e c’è un’esperienza di fede che sembra essere debole e consolatoria, ma anche poco rispettosa del Signore e della comunità. Don Matteo soffre per un amore che non trova una strada per crescere, per delle coscienze fragili e immature, per una testimonianza che deve dare, ma non sa come. All’una di notte accende la luce e prende l’esortazione di papa Francesco Amoris laetitia. Gira e rigira le pagine, finché al numero 36 trova scritto: «A volte abbiamo presentato un ideale teologico del matrimonio troppo astratto, quasi artificiosamente costruito, lontano dalla situazione concreta e dalle effettive possibilità delle famiglie così come sono». Poi legge anche il numero successivo: «Siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle» e fa una piega alla pagina, per non dimenticare questa importante affermazione. Prima di chiudere la luce fa un proposito: in settimana chiamerà Marta, le chiederà un incontro e, se possibile, leggerà con lei entrambi i punti dell’Amoris laetitia su cui si è soffermato, le esprimerà le sue difficoltà e le chiederà di riprendere il confronto con schiettezza e correttezza. Chiamerà anche Daniele e chiederà pure a lui di continuare il confronto: anche la sua coscienza è chiamata a maturare, per aprirsi all’amore in modo pienamente umano. Poi spegne la luce e affida al Signore tutte queste persone.

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