Covid-19. Save the Children: nel mondo 3 famiglie su 4 hanno subito una diminuzione del reddito

Rapporto di Save the Children. Raddoppiate le violenze in casa e per le bambine cresce il tempo trascorso in casa ad occuparsi delle faccende domestiche. Dall’inizio della pandemia Save the Children ha già raggiunto 9,1 milioni di persone, tra cui 4,3 milioni di bambini, con i suoi interventi sul campo in 88 Paesi

Covid-19. Save the Children: nel mondo 3 famiglie su 4 hanno subito una diminuzione del reddito

Ancora dati e considerazioni tratti dal nuovo rapporto “Protect a generation” di Save the Children, che contiene i risultati di una vasta indagine globale condotta dall’Organizzazione in 37 Paesi al mondo, raccogliendo le voci e le esperienze dirette di oltre 25 mila bambini e adulti coinvolti nei propri programmi di intervento.

Bambini fuori dalla scuola

La chiusura delle scuole in seguito alla pandemia ha riguardato quasi il 90% di tutti gli studenti al mondo e quasi 10 milioni di bambini– si legge nel rapporto dell’Organizzazione – rischiano di non farvi più ritorno, sempre più esposti, così, a rischi maggiori di subire violenze e sfruttamento, di essere costretti ad andare a lavorare per aiutare le famiglie o a sposarsi prematuramente rinunciando così alla propria infanzia.
Con le scuole chiuse – emerge dall’indagine globale dell’Organizzazione – più di 8 bambini su 10 hanno detto di non aver più imparato nulla o quasi nulla, 2 su 3 non hanno avuto più alcun contatto con gli insegnanti e, tra i bambini delle famiglie più povere, meno di 1 su 100 ha accesso a internet per la didattica a distanza, contro il 19% dei bambini non in povertà. Più di 1 bambino su 4, inoltre, non ha avuto accesso ad alcun tipo di materiale per studiare a distanza e tra i genitori più poveri il 37% ha detto di avere difficoltà nel poter pagare per i materiali scolastici dei figli, contro il 26% dei genitori più benestanti.
Conseguenze della crisi economica sull’educazione che colpiscono anche i bambini nel nostro Paese, con 1 genitore su 10 che crede di non potersi permettere l’acquisto di tutti i libri scolastici, e 2 su 10 che temono di non poter più sostenere il costo della mensa scolastica, come emerso da una recente indagine realizzata da Ipsos per Save the Children e contenuta nel rapporto “La scuola che verrà: attese, incertezze e sogni all’avvio del nuovo anno scolastico”.

Povertà minorile in aumento

Prima della pandemia, 586 milioni di bambini, nel mondo, vivevano in famiglie in condizioni di povertà, un numero che potrebbe aumentare di 117 milioni solo nel 2020, con incrementi maggiori soprattutto in Asia meridionale e in Africa subsahariana. Previsioni drammatiche che non risparmiano nemmeno i Paesi più benestanti, con il nostro Paese che entro la fine dell’anno rischia di vedere un aumento di 1 milione dei bambini in condizioni di povertà assoluta, che andrebbero a sommarsi agli 1.137.000 del 2019.

In base all’indagine condotta da Save the Children a livello globale, 3 famiglie su 4 (77%) tra quelle intervistate hanno subito una diminuzione del reddito in seguito alla pandemia: tra queste, 1 su 5 ha perso il proprio reddito interamente, mentre il 19% ne ha perso più della metà. Tra coloro che hanno sofferto le conseguenze economiche dell’emergenza Coronavirus, inoltre, 7 su 10 non hanno ricevuto alcun tipo di supporto dal governo e dalle autorità. Ad essere maggiormente colpite, risultano soprattutto le famiglie che vivevano già in condizioni di povertà prima del Covid: tra queste l’82% ha subito diminuzioni del reddito rispetto al 70% delle famiglie non povere. E, anche in questo caso, le conseguenze più gravi si verificano per i nuclei familiari che vivono nelle aree urbane: tra questi, 9 su 10 (88%) hanno perso parte del reddito e il 61% ha perso il lavoro, rispetto al 33% di chi vive nelle zone rurali. La chiusura delle strutture scolastiche e l’impossibilità per i bambini di accedere a un pasto gratuito a scuola, inoltre, sta creando ulteriori difficoltà da questo punto di vista alle famiglie, con l’89% degli adulti intervistati, e i cui bambini sono stati fuori dalla scuola per almeno venti settimane, che dicono di aver avuto difficoltà nel poter pagare per il cibo per i propri figli.

Il rischio delle violenze e l’allargamento del gender gap

Ogni anno, nel mondo, 1 miliardo di bambini e ragazzi tra i 2 e i 17 anni è vittima di violenza fisica, sessuale o psicologica, 12 milioni di ragazze si sposano prima dei 18 anni, spesso con uomini molto più grandi di loro, mentre 85 milioni di minori sono attualmente coinvolti in pericolose forme di lavoro minorile. Bambine e bambini esposti a gravi rischi per la loro vita e per il loro futuro che con le conseguenze socio-economiche del Covid-19, come dimostra l’indagine condotta da Save the Children, rischiano di amplificarsi ulteriormente.
In 1 famiglia su 3, tra quelle coinvolte nell’indagine, si sono registrati episodi di violenza domestica dall’inizio della pandemia: Violenze tra le mura di casa che con la pandemia e la chiusura delle scuole sono più che raddoppiate, come raccontato dal 17% dei bambini intervistati, contro l’8% dei minori che ha indicato casi di violenza in casa quando poteva frequentare la scuola in presenza.

“La chiusura delle scuole, luoghi sicuri e protetti per i bambini, rappresenta pertanto un fattore trainante delle violenze contro i bambini e alimenta il rischio che sempre più bambini, pur di aiutare economicamente le loro famiglie, siano coinvolti nel lavoro minorile e che sempre più bambine e ragazze siano costrette a sposarsi prematuramente andando incontro a gravidanze precoci pericolose per la loro stessa vita”, afferma Save the Children.  E, come dimostra ancora l’indagine condotta dall’Organizzazione, sono proprio le bambine e le ragazze ad essere le più penalizzate dalle conseguenze della pandemia: quasi 2 su ragazze su 3 (63%), tra quelle intervistate, hanno detto che dall’inizio della crisi hanno dovuto aumentare il loro impegno nelle faccende di casa, contro il 43% dei maschi, con il 20% delle ragazze – rispetto al 10% dei ragazzi – che ha detto di avere troppe faccende di cui occuparsi in casa per potersi dedicare allo studio e all’apprendimento.
“Il mondo deve agire in fretta per proteggere un'intera generazione di bambini dalla perdita di un futuro sano e stabile. Occorre intensificare gli sforzi per cancellare il debito dei Paesi a basso reddito e degli Stati più fragili, in modo che possano investire più facilmente nelle vite e nel futuro dei loro bambini, i cui bisogni e le cui opinioni devono essere al centro di qualsiasi piano per ricostruire ciò che il mondo ha perso negli ultimi mesi”, ha concluso Daniela Fatarella.

L’intervento di Save the Children per rispondere alla crisi Covid-19

Sin dalle primissime fasi della pandemia, Save the Children ha messo in campo un vasto piano globale di risposta al Covid per proteggere i bambini, e le loro famiglie, dalle gravi conseguenze della crisi. Ad oggi, con i suoi interventi in 88 Paesi al mondo, l’Organizzazione ha già raggiunto 9,1 milioni di persone, di cui 4,3 milioni di bambini.
In particolare, per contrastare il rischio di mortalità infantile amplificato dagli effetti del Covid, l’Organizzazione ha fornito trattamenti contro la malnutrizione acuta a 175 mila bambini sotto i 5 anni di età, ha garantito l’accesso all’acqua pulita a circa 482 mila famiglie e ha formato 73 mila operatori sanitari nelle comunità. Allo stesso modo, per contrastare l’aumento della malnutrizione e dell’insicurezza alimentare Save the Children ha fornito aiuti materiali a 236 mila famiglie. L’Organizzazione si è quindi attivata per garantire il diritto allo studio dei bambini colpiti dalla chiusura delle scuole, raggiungendo 2,1 milioni di bambini con interventi di supporto alla didattica a distanza e fornendo supporto specifico ai Ministeri dell’educazione di 50 Paesi, così come supporto è stato fornito ai piani nazionali di risposta al Covid di 25 Paesi al fine di includere in essi le voci e i bisogni dei bambini. Infine, 99 mila bambini e 213 mila adulti hanno ricevuto supporto mentale e psicosociale.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)