Cristiani per il socialismo 1973-1984. Un movimento fra fede e politica
A distanza di mezzo secolo, un volume restituisce l’originale “sincretismo” fra fede e politica.
Luca Kocci (insegnante e giornalista) pubblica Cristiani per il socialismo 1973-1984. Un movimento fra fede e politica (il pozzo di Giacobbe, 256 pagine 23 euro): ricostruisce la parabola del movimento dal convegno fondativo del 21 settembre 1973 a Bologna fino all’eclissi informale nel 1984.
Scrive il vescovo emerito Luigi Bettazzi nella prefazione: «Essendomi compromesso con il comunismo (lo scambio di lettere con Enrico Berlinguer, segretario del PCI fece un certo scalpore e fu molto biasimato nel mondo religioso), potevo farlo col socialismo, che ne è l’inizio e la radice. Berlinguer ebbe a dire che i cattolici in politica han sempre condannato i nemici di ieri, che saranno poi gli amici di domani!. Ed è così che, vedendo nel socialismo una contrapposizione ad un liberismo dominante, v’era stata in alcuni ambienti del mondo cattolico anche una certa propensione verso di esso».
La dettagliata ricerca di Kocci segue il percorso aggregativo di militanti ACLI, sindacalisti CISL, comunità di base, fedeli protestanti sulla scia del movimento sbocciato nel Cile di Salvador Allende con la “Declaración de los ochenta”, che imputavano al sistema capitalista la causa delle ingiustizie sociali. L’eco arriva perfino nella Spagna franchista con documenti clandestini all’inizio del 1973. E dopo l’estate Cristiani per il Socialismo diventa una realtà organizzata in Italia.
«Questo studio è il tentativo di fornire una prima ricostruzione, esauriente ma sicuramente non esaustiva, della storia del movimento CPS» afferma Kocci, che si è misurato con una mole di fonti, riviste e materiale, «Al di là degli esiti della vicenda e dei risultati raggiunti, ha rappresentato nell’Italia repubblicana, un’importante esperienza di reciproca contaminazione fra fede e politica, nel complesso tentativo di fare politica senza derivare dalla fede le scelte politiche e contemporaneamente senza strumentalizzare la fede, abbandonarla o ridurla a fatto privato».
CPS significava “la sinistra di Cristo” in grado di calamitare fra le 10 e le 20 mila persone, in particolare negli appuntamenti territoriali come il convegno veneto tenuto a Padova il 28-29 settembre 1974. Nel referendum sul divorzio la scelta esplicita controcorrente, da cui sgorgherà la condanna di Paolo VI e della rivista Civiltà cattolica con padre Bartolomeo Sorge. Ma CPS insiste, dichiarando il “voto cattolico a sinistra” nelle elezioni amministrative e politiche nel 1975-76. Un anno dopo a Roma, di fatto, il capolinea con il terzo convegno a partecipazione ridotta e le “scintille” fra Giovanni Franzoni e Lidia Menapace. L’ultima appendice CPS e all’interno di Democrazia Proletaria, con la “nuova sinistra”. Ma il movimento è ormai votato all’esaurimento.
Resta grazie al volume di Kocci la storia che, per molti versi, continua a riflettersi anche nell’attualità dei rapporti fra la fede e la politica, l’identità cristiana e l’impegno sociale, la religione e il mondo del Duemila.