Dall'orfanotrofio alla vita indipendente: così Aibi sostiene i careleavers del Congo

Il sovraffollamento si combatte con l'autonomia: così Aibi, grazie a un progetto di adozione a distanza, ha ridotto del 43% le presenze nel centro Fed, nella Repubblica democratica del Congo: 16 ragazzi sono andati a vivere in due case di avviamento all'autonomia, 59 sono tornati in famiglia

Dall'orfanotrofio alla vita indipendente: così Aibi sostiene i careleavers del Congo

Dall'orfanotrofio all'autonomia: così 16 ragazzi del centro Fed, nella Repubblica Democratica del Congo, si sono trasferiti in due casette dove impareranno a vivere da soli e a essere indipendenti. Altri 59 minori della stessa struttura sono stati reintegrati nelle loro famiglie. In questo modo, si sono ridotte del 43 % le presente all'interno del centro, fino a poco tempo fa sovraffollato, come avevano rilevato gli operatori di Aibi nel novembre 2021. il risultato è stato possibile grazie al grande lavoro degli operatori di Ai.Bi., all’impulso del progetto CAI e al sostegno di tutti coloro che hanno aderito all’iniziativa “Adotta a distanza i bambini di un orfanotrofio in Congo”.

Il numero troppo elevato di ospiti, tra cui alcuni adulti, in uno spazio insufficiente, favoriva la propagazione di parassitosi, particolarmente grave la diffusione della scabbia, e rendeva impossibile lo svolgimento di qualunque tipo di attività di studio o ricreativa.

Ancora più difficile l’occupazione dei dormitori, con 176 ospiti suddivisi in 8 stanze equipaggiate con 22 letti a castello: i più grandi (adulti dai 18 in su) dormivano in 3 per letto, gli altri bambini in 4 o in 6 in base alla dimensione del letto, i più piccoli fino ai 3 anni dormivano in 7 per letto. I letti a castello sono inoltre fonte di incidenti: dormire in 6 sul letto in alto è un rischio enorme per le cadute.

“Non sono state fatte ricerche particolari sulle originari di questa situazione – spiega Aibi - ma i motivi non sono difficili da intuire: l’estrema povertà della popolazione e le condizioni di insicurezza che obbligano molte persone a scappare di continuo; le morti dei genitori, in particolare i padri a causa dei combattimenti, fanno scegliere a molte famiglie di abbandonare i propri figli presso un orfanotrofio dove possano trovare l'assistenza minima, almeno un pasto al giorno, che loro non sarebbero in grado di procurare. All’indomani della visita è subito partito un grosso lavoro (che è tutt’ora in corso) per cercare di ridurre il sovraffollamento e diminuire l'occupazione dell’orfanotrofio Fed”.

Due, in particolare, le direzioni verso cui si sono concentrati gli sforzi: da una parte, l’uscita delle ragazze e dei ragazzi più grandi dall’orfanotrofio con l’avvio dei foyers di autonomia e i percorsi di formazione professionale; dall'altra, la riunificazione dei minori con le famiglie d’origine, anche allargate.

La prima azione si è concretizzata con l'uscita di 16 ragazzi dal centro FED per andare a vivere nelle due casette per l’autonomia approntate non lontano, dove hanno iniziato il loro percorso di reinserimento in società, sempre monitorati da Ai.Bi. e i professionisti dell’orfanotrofio FED. Nei prossimi mesi ci saranno altri 15 ragazzi e ragazze che usciranno dall’Istituto FED alla conclusione dei percorsi di formazione professionale che stanno seguendo.

La seconda azione si è invece concretizzata con la riunificazione di 59 bambini con le loro famiglie di origine: 33 minori sono beneficiari diretti dell'azione del progetto CAI nella Repubblica Democratica del Congo “Dal nostro cuore a quello dell’Africa”, e le famiglie hanno ricevuto un kit AGR per rinforzare le loro attività economiche e hanno potuto partecipare ad appositi incontri formativi. Altri 26 bambini sono stati riunificati per iniziativa del centro FED, grazie in particolare alle sensibilizzazioni e formazioni svolte dall'assistente sociale e dallo psicologo di progetto.

Una volta effettuati i reinserimenti in famiglia, il lavoro prosegue attraverso follow-up che valutino i risultati ed evitino il rischio di un secondo abbandono. A oggi la situazione è incoraggiante, anche perché i responsabili del centro FED si sono resi conto dell'importanza per i bambini di rimanere presso i loro familiari, e della necessità di un contributo nel seguirli in questo percorso aiutando le famiglie.

Oggi sono 101 gli ospiti presenti in orfanotrofio, con una diminuzione, quindi, del 43% rispetto alla fine del 2021. Le stanze in uso sono diventante sette e sono equipaggiate con 21 letti a castello: l'occupazione dei più grandi (adulti dai 18 in su) è ridotta a una sola stanza con due persone per letto. I letti a castello sono ancora fonte di incidenti e si cerca di organizzarsi al meglio, ma gli spazi del centro FED non sono sufficienti per pensare di aumentare la dotazione di ulteriori letti.

Un altro importante risultato, conseguenza della riduzione del numero di ospiti, è la lotta contro le parassitosi: meno affollamento, infatti, significa diminuire il rischio di contagio e poter seguire meglio le cure necessarie. Questo, in azione combinata con la disinfezione e il deparassitaggio, ha permesso di debellare la scabbia all’interno dell’istituto. Il monitoraggio rimane costante, anche in previsione della ripresa delle scuole a metà settembre.

“Un grande 'grazie' per tutti questi risultati ottenuti deve andare a tutti i sostenitori del progetto "Adotta a distanza i bambini di un orfanotrofio in Congo" – conclude Aibi - ai quali chiunque può unirsi in ogni momento, dando il proprio contributo a partire da 25 euro al mese, circa 80 centesimi al giorno, per continuare il lavoro in favore di tutti i bambini abbandonati della Repubblica Democratica del Congo”.

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)