Due polmoni, una prospettiva da condividere

Pazienza e determinazione: quello di cui l'Europa, in questo momento, ha bisogno. A dirlo è Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, rivolgendosi ai vescovi delegati della Commissione delle conferenze episcopali della comunità europea.
Siamo a un passaggio storico nella storia dell'Unione europea e per questo la Comece si rivolge proprio ai cittadini cristiani chiedendo responsabilità alle votazioni per avere un'Europea che sappia tutelare le famiglie, i più vulnerabili, le culture.

Due polmoni, una prospettiva da condividere

«Faccio appello a voi uomini saggi. Gli uomini saggi sono pazienti e determinati e l’Europa in questo momento ha bisogno di pazienza e determinazione».
Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, si è rivolto così, il 14 marzo, ai vescovi delegati della Commissione delle conferenze episcopali della comunità europea (Comece), riuniti in assemblea a Bruxelles.

Un’esortazione che sa tanto di invocazione in un appuntamento storico, la prima volta in cui il politico lussemburghese visita la sede della Comece, a Square de Meeûs. E arriva alle soglie di una votazione delicata e che, nonostante Brexit, nazionalismi e populismi estremi, consegna un’Europa «sicuramente migliore di quello che si dice», ricorda Juncker citando Giovanni Paolo II quando affermava che «anzitutto è un progetto inclusivo che respira con due polmoni, Est e Ovest. Un continente impregnato dei valori cristiani, dove la dignità della persona è rispettata indipendentemente dalla razza e dall’orientamento sessuale».

Valori e dignità, ma anche spirito di responsabilità: quello che i vescovi chiedono ai cittadini in questo snodo importante nella storia dell’Europa, il momento per fare scelte politiche che favoriscano una rinnovata fratellanza tra le persone, rilanciando il progetto europeo.
È un invito a non cadere nella tentazione di guardare solo all’interno dei singoli Paesi, ma a esercitare i loro diritti, interrogando i candidati sul loro impegno personale per la dignità umana per tutti. L’esortazione è a tutti i cittadini europei affinché si assumano l’impegno di dare un significato concreto al concetto di unità nella diversità, il che implica regole comuni, che tengano conto della protezione e promozione legittima della libertà, attraverso pratiche democratiche che guardino alla responsabilità, alla trasparenza e alla giusta applicazione dello “stato di diritto”.

Concetti espressi unilateralmente un mese prima dell’incontro con Juncker, il 14 febbraio, con l’approvazione da parte della Comece della dichiarazione “Ricostruire comunità in Europa”
«L’Unione Europea non è perfetta e ha probabilmente bisogno di una nuova narrativa di speranza, coinvolgendo i suoi cittadini in progetti percepiti come più inclusivi e più al servizio del bene comune – si legge nella dichiarazione – Le elezioni sono solo il primo passo di un impegno politico, e chiamano i cittadini a monitorare e accompagnare democraticamente il processo politico. In uno spirito di responsabilità, i cittadini e le istituzioni che li servono devono lavorare insieme per un destino comune, andando oltre le divisioni, la disinformazione e la strumentalizzazione politica. Integrità, competenza, leadership e impegno per il bene comune sono qualità necessarie per coloro che puntano a ricoprire un mandato a livello europeo. Il dibattito elettorale è il momento giusto per proclamare e portare avanti visioni differenti, al di là di sterili confronti».

Nel vasto documento che abbraccia tutti i temi centrali dell’attualità, la Comece sottolinea che c’è bisogno di un’Unione Europea che protegga le famiglie, i più vulnerabili, le culture, basandosi su quel pilastro fondamentale che è «il rispetto del principio di sussidiarietà».
La Commissione degli episcopati europei non dimentica, poi, i temi della migrazione e dell’integrazione per i quali chiede un rinnovato sforzo per trovare soluzioni efficaci e condivise. Tanto più che tale fenomeno, aggiungono, non riguarda solo le persone che entrano in Europa, ma anche gli stessi cittadini europei che si trasferiscono in un Paese diverso dal proprio. Per questo, la migrazione va pensata come legata alla solidarietà, in una prospettiva umano-centrica, e a politiche economiche e demografiche efficaci.

«Noi cristiani abbiamo una grande responsabilità: questo è il momento di tirarla fuori – afferma mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina e vicepresidente della Comece – L’Europa nasce su una radice che ha anche nella tradizione cristiana il suo punto di forza e la sua anima. È il momento di far uscire quest’anima perché l’Europa rischia di perdersi, lacerarsi, dividersi. Noi che siamo eredi di questa storia, abbiamo una responsabilità. L’esperienza della Gran Bretagna dimostra che rompere con l’Europa crea enormi problemi e grandi difficoltà. È doveroso lanciare ai cittadini europei un messaggio di speranza e fiducia».

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