La carica dei 101… anni. La vita della ginnasta Ágnes Keleti, la più longeva campionessa olimpica del mondo, assomiglia ad un lungo esercizio

Una vita piena di difficoltà e acrobazie, affrontate sempre tenendo gli occhi fissi sul punto in cui si incrociavano le linee che segnavano lo spazio del suo presente.

La carica dei 101… anni. La vita della ginnasta Ágnes Keleti, la più longeva campionessa olimpica del mondo, assomiglia ad un lungo esercizio

In piedi, un respiro profondo, gli occhi fissi sul punto in cui, laggiù, le due strisce che delimitano la pedana si incontrano formando un angolo retto. Le braccia si abbassano lentamente e arrivano a sfiorare i fianchi. Un gesto che pare annunciare il riposo, ma che invece è il preludio dell’esatto contrario. Si gioca tutto lì, in poco meno di 17 metri.

Le diagonali, nella disciplina del corpo libero, sono le parti più difficili di un esercizio di ginnastica artistica. E allo stesso tempo le più spettacolari. Devono tendere alla perfezione. Per questo i singoli movimenti vengono ripetuti, ad uno ad uno, fino allo sfinimento, le evoluzioni studiate nei minimi particolari con una cura spasmodica, soprattutto nell’arrivo, dove bisogna essere precisi, come una freccia che colpisce il centro esatto del bersaglio, senza sbavature e senza tentennamenti.

Quante volte, Ágnes, ha unito i piedi, abbassato le braccia e respirato a fondo con lo sguardo fisso là, a quel punto dall’altra parte della pedana. In allenamento così come in gara. Il corpo libero è stata sempre la sua disciplina preferita, quella in cui è riuscita ad esprimersi al meglio. E lo è ancora oggi. Certo, con verticali, ruote, rondate, ribaltate, flic e rovesciate ha chiuso già da un po’, ma ancora oggi sfoggia una spaccata capace di fare invidia a chi ha, su per giù, un terzo della sua età.

Domenica scorsa, 9 gennaio, Ágnes Keleti ha compiuto gli anni. Un compleanno, il suo, che in comune con il titolo di un celebre lungometraggio della Disney non ha solo il numero – 101 – ma anche la “carica”. Perché di “carica”, di energia e di amore per la vita, anche nelle difficoltà, Ágnes ne ha da vendere.

“Happy 101st birthday to Hungarian gymnast Ágnes Keleti!” (Buon 101° compleanno alla ginnasta ungherese Ágnes Keleti!), ha scritto lo storico e ricercatore olimpico Paul Tchir sulla pagina Fb “Oldest Olympians”. Lo scorso anno, in occasione del suo centenario le è stata dedicata la pagina “Keleti 100”.

La vita di quella che è attualmente la più longeva campionessa olimpica del mondo assomiglia ad un lungo esercizio al corpo libero, con tante diagonali piene di difficoltà e acrobazie, che lei ha sempre affrontato tenendo gli occhi fissi laggiù, sul punto in cui si incrociavano le linee che segnavano lo spazio del suo presente.

Ágnes nasce a Budabest il 9 gennaio 1921. È una bambina allegra e vivace. Le piace la musica. Impara a suonare il violoncello, ma scopre ben presto che quella non è la sua unica passione. Ha 16 anni quando, piena di grandi aspettative e di speranze, vince i campionati nazionali ungheresi di ginnastica artistica. Di lì a poco il suo obiettivo diviene quello di partecipare alle Olimpiadi. Lo scoppio della seconda guerra mondiale sconvolge ogni cosa. Le Olimpiadi vengono annullate sia nel 1940 che nel 1944. L’Ungheria cade sotto l’occupazione nazista. La famiglia di Ágnes è ebrea e l’unica speranza di sopravvivenza che la ragazza ha è quella di nascondersi e di assumere la falsa identità di una domestica cristiana. A permettere in questo modo a lei, a sua madre e a sua sorella di non cadere nelle mani dei nazisti è il diplomatico e filantropo svedese Raoul Gustav Wallenberg (1912-1947). In missione a Budapest, Wallenberg si era preso in carico, per conto del War Refugee Board statunitense, della difficile condizione degli ebrei, a cui consegnava i cosiddetti “passaporti Wallenberg”, certificati con bandiera svedese e stemma della corona svedese. Un modo questo, per mettere al sicuro centinaia di innocenti ed evitare la loro deportazione nei campi di concentramento.

Chi non riesce a sfuggire alla furia nazista è il padre di Ágnes che, dopo essere stato catturato, viene mandato ad Auschwitz, da cui non farà mai più ritorno.

La guerra finisce e la ragazza riprende ad allenarsi, qualificandosi per la XIV Olimpiade di Londra (1948). Un infortunio manda però in fumo la partecipazione di Ágnes ai Giochi.

Gli anni passano e Ágnes sa che la ginnastica è una disciplina “giovane”. Ma lei non demorde, e continua a tenere lo sguardo fisso ai cinque cerchi fissi laggiù, sul punto in fondo all’ennesima diagonale della sua vita. Un obiettivo che raggiunge nel 1952, quando riesce per la prima volta a partecipare ai Giochi. Lei, che ha 31 anni, scende in pedana accanto ad avversarie che di anni, in media, ne hanno 23. Alle Olimpiadi di Helsinki Ágnes ottiene 4 medaglie (oro nel corpo libero, argento nel concorso a squadre e bronzo nella ginnastica con attrezzi e nelle parallele asimmetriche). Due anni dopo, nel 1954, gareggia ai campionati mondiali di ginnastica artistica a Roma e, nelle parallele asimmetriche, sale sul gradino più alto del podio. Nel 1956 partecipa ai Giochi della XVI Olimpiade di Melbourne, in Australia, dove batte la leggendaria ginnasta sovietica Laris Latynina e vince 4 medaglie d’oro (corpo libero, trave, parallele asimmetriche e ginnastica con attrezzi) e 2 d’argento (concorso a squadre e concorso individuale). Ha 35 anni ed è la ginnasta più anziana a vincere una medaglia d’oro.

Mentre è lì, in pedana a gareggiare, la vita le mette di fronte una nuova diagonale. In Ungheria scoppia la rivoluzione. Ágnes decide di restare in Australia e di ricevere asilo politico insieme ad altri 44 atleti della delegazione ungherese. L’anno successivo, nel 1957, decide di non far ritorno in Ungheria e di trasferirsi in Israele, ritirandosi dall’attività agonistica. Sposa Robert Biro, insegnante di sport, anche lui ungherese, con il quale avrà due figli. Inizia ad insegnare educazione fisica all’università di Tel Aviv e al Wingate Institute a Netanya. Negli anni Novanta allena e lavora per la squadra nazionale israeliana di ginnastica.

Da qualche tempo Ágnes Keleti è tornata in Ungheria, la terra da cui è partita, tanti anni fa, per le sue prime Olimpiadi.

Lo scorso anno – intervistata in occasione delle celebrazioni per il suo centenario e alla vigilia dei Giochi di Tokyo – Ágnes, che tanto ha dovuto lottare per realizzare i suoi sogni, si è rivolta agli atleti e, più in generale, a tutti i giovani: “Il miglior consiglio è di non subire le circostanze. Dal dove ti trovi al tempo che fa. Bisogna sempre tirare fuori il meglio da se stessi. Non concentrarti sulla vittoria… ma fallo per amore”.

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Fonte: Sir