Laudato si’, 10 anni dopo. Vinciguerra: “La Chiesa sia guida di rigenerazione”

A dieci anni dalla Laudato si’, Tebaldo Vinciguerra invita a rilanciare il ruolo profetico della Chiesa: “Il contributo dei cristiani con l’ecologia integrale genererà speranza e futuro”

Laudato si’, 10 anni dopo. Vinciguerra: “La Chiesa sia guida di rigenerazione”

“Il contributo che i cristiani potranno dare con l’ecologia integrale genererà speranza”. A dirlo è Tebaldo Vinciguerra, officiale del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, in occasione del decimo anniversario dell’enciclica Laudato si’. Esperto di tematiche ambientali, Vinciguerra riflette sui passi compiuti e sulle sfide ancora aperte, dalle risorse idriche alla biodiversità, dalla lentezza della politica internazionale al ruolo profetico della Chiesa.

A dieci anni dalla Laudato si’, quali progressi e quali ostacoli vede ancora sul tema dell’acqua, nella Chiesa e nella comunità internazionale?
L’uso solidale e sostenibile della risorsa acqua è indubbiamente una questione importantissima e trasversale nell’enciclica, che concerne sia gli oceani sia l’acqua dolce, e sulla quale il Dicastero lavora spesso. Siamo ancora lontanissimi dall’accesso universale all’acqua potabile, e ciò malgrado il fatto che il riconoscimento dell’accesso all’acqua potabile quale diritto umano da parte dell’Onu risalga al 2010! Una vergogna.

Troppi governi non danno la necessaria priorità a questo tema, né proteggono adeguatamente le proprie risorse idriche da inquinamenti o usi che non giovano alla popolazione locale.

Negli ultimi anni, la questione idrica ha trovato maggiore spazio anche nell’agenda internazionale. Come valuta questi sviluppi?
L’Onu sta dando maggiore visibilità al tema: nel 2023 si svolse una grande conferenza a New York, l’Onu non dedicava vertici di quel livello all’acqua dal 1977! Sono previste altre conferenze. Vedremo se saranno accompagnate da misure concrete ed efficaci.

La Chiesa, dal canto suo, ha fatto molto sui temi idrici:

advocacy (come nel Vicariato di Iquitos, in Perù), formazioni a vari livelli, diffusione di sussidi per la preghiera (testo della Federazione delle Conferenze episcopali in Asia), progetti che contribuiscono all’accesso all’acqua oppure a un suo migliore uso per l’agricoltura (quale la fattoria del monastero di Boulaur in Francia). La Laudato si’ è uno stimolo formidabile: ha sapientemente collegato le sfide idriche all’educazione, alla povertà, alla governance, ai cambiamenti climatici e alla cultura.

In che modo la Laudato si’ ha influito sulla consapevolezza riguardo alla perdita di biodiversità?
L’enciclica ribadisce il valore intrinseco della biodiversità e degli ecosistemi. Vanno cioè per quanto possibile rispettati “anche se a me non fa direttamente comodo”, anche se “non sono in ballo né la mia reputazione né il mio fatturato”. Questo approccio non utilitaristico era già chiaro nel magistero e nei testi di molti pensatori cristiani (come non pensare a san Francesco d’Assisi il cui Cantico compie 800 anni) nonché nella Scrittura, ma forse non era altrettanto diffuso all’interno della Chiesa prima dell’enciclica. “Migliaia di specie non daranno gloria a Dio con la loro esistenza né potranno comunicarci il proprio messaggio”: la Laudato si’ interpella il credente, lo esorta a rispondere alla domanda “chi me lo fa fare?” partendo dalla propria fede.

Che cos’è la Laudato si’

Pubblicata il 24 maggio 2015, la Laudato si’ è l’enciclica di papa Francesco dedicata alla cura della casa comune. Il testo intreccia ecologia, giustizia sociale e spiritualità, proponendo il concetto di “ecologia integrale” come risposta alla crisi ambientale e umana.
Il titolo riprende il Cantico delle creature di san Francesco d’Assisi e richiama a uno stile di vita sobrio, solidale e responsabile. È considerata una delle voci più autorevoli sul cambiamento climatico e sull’etica ambientale a livello globale.

Cosa sta accadendo concretamente nelle comunità ecclesiali per rispondere a questa chiamata?
Si moltiplicano le iniziative a favore della biodiversità in parrocchie, congregazioni religiose, negli edifici e nei terreni o nei campus universitari appartenenti alla Chiesa (come in Uganda). Speciali giardini o cappelle sono stati concepiti, ad esempio nelle Filippine oppure a Roma.

Quali sono, oggi, le principali criticità e possibilità di collaborazione tra la Chiesa e le istituzioni globali su questi temi?
Papa Francesco non ha esitato a scrivere nella Laudato si’ che un vertice dell’Onu “ha emesso un’ampia quanto inefficace dichiarazione finale”; ha altresì aggiunto che a livello internazionale mancano strade “rispondendo alle necessità delle generazioni attuali includendo tutti” e spiegato che la “debolezza della reazione politica internazionale” è dovuta in parte alla preponderanza del paradigma tecnocratico che porta a relativizzare i problemi e agli interessi di pochi potenti. Insomma,

persistono una certa inefficacia della comunità internazionale e la sua incapacità a federare e a proporre cammini inclusivi ed equi verso un futuro di pace e di sviluppo integrale per tutti.

Il risultato poco promettente dell’Agenda 2030 (almeno per adesso, mancano ancora cinque anni!) è un brutto presagio. Conflitti di varia intensità, poi, paralizzano l’agire della comunità internazionale.

In questo contesto così frammentato, quale può essere il contributo specifico della Chiesa?
La Chiesa può aiutare amplificando la voce delle persone marginalizzate, formandole e facendo sentire le loro speranze e sofferenze, promuovendo la riconciliazione, favorendo processi duraturi giacché “il tempo è superiore allo spazio” e che, essendo consapevoli dell’inalienabile dignità umana, si possono “scoprire innumerevoli forme di relazione e partecipazione”. Molte ramificazioni della Chiesa attive nella società civile – anche in ambito giovanile – e in ambito educativo possono, poi, contribuire a questo “multilateralismo dal basso” che Papa Francesco auspicò in Laudate Deum. Ma serve tempo!

Forse l’era in cui viviamo ci abitua a premere un pulsante e scaricare un’app per risolvere problemi; dinnanzi a tante brutte notizie, poi, l’indifferenza e la rassegnazione rischiano di diventare una sorta di protezione.

Come rispondere allora alla tentazione dell’indifferenza?
La Chiesa può collaborare con tutte quelle istituzioni determinate a impegnarsi. Impegnarsi senza esitazione, ma comunque sul lungo andare. Ripeto: serve tempo e Laudato si’ non esorta alla fretta. Anzi, annuncia “una grande sfida culturale, spirituale e educativa che implicherà lunghi processi di rigenerazione”! Il contributo che i cristiani potranno dare a questa triplice sfida, con l’approccio dell’ecologia integrale, genererà speranza e contribuirà a plasmare il futuro. La nostra vera e grande speranza è Dio, mossi da Lui ci si può impegnare rispondendo al grido dei poveri e al grido della terra. Così nascono iniziative che generano ulteriori speranze.

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Fonte: Sir