Leone XIV. Guerra López: “Aiuterà a gettare ponti tra il Nord e il Sud America”
Il Pontefice è una persona davvero notevole: instancabile, discreto, umile, semplice, con una pace interiore che commuove, una grande serenità. Inoltre, è un uomo che vive intensamente la sinodalità, capace d’ascolto, un ascolto umile accompagnato da fermezza nel momento di prendere decisioni". A raccontarlo è il segretario della Pontificia commissione per l’America Latina

“In questi ultimi anni gli sono stato vicino, ho lavorato con lui fianco a fianco. Il Papa è una persona davvero notevole: instancabile, discreto, umile, semplice, con una pace interiore che commuove, una grande serenità. Inoltre, è un uomo che vive intensamente la sinodalità, capace d’ascolto, un ascolto umile accompagnato da fermezza nel momento di prendere decisioni. Sono davvero contento e grato al Collegio dei cardinali. È il Papa di cui avevamo bisogno”. Ad affermarlo, al Sir, è il messicano Rodrigo Guerra López, filosofo segretario della Pontificia Commissione per l’America Latina (Cal), che, a partire dal 2023, è stata presieduta dall’allora card. Robert Francis Prevost. Un lavoro fianco a fianco, dunque, che gli ha fatto conoscere meglio, e da vicino, il futuro Papa Leone XIV. A lui abbiamo chiesto di approfondire il legame del Papa con l’America Latina e, più in generale, con l’intero Continente americano.
In cosa è consistito, soprattutto, il lavoro in questi anni nella Commissione per l’America Latina?
Mons. Prevost, fino a quel momento vescovo di Chiclayo, in Perù, e successivamente cardinale, ha assunto l’incarico di prefetto del Dicastero per i vescovi e di presidente della Pontificia commissione per l’America Latina all’inizio del 2023, prendendo il posto del card. Marc Ouellet. Da molti anni, infatti, all’interno del Dicastero per i vescovi, esiste questa Commissione, incentrata nello studio della realtà sociale e culturale dell’America Latina, per aiutare il Dicastero stesso e gli altri organismi vaticani ad agire rispetto a questo subcontinente nella maniera più appropriata.
Mons. Prevost si entusiasmò molto, ci ha aiutato tanto nel nostro servizio.
Leone XIV è un Papa nordamericano, statunitense, che ha prestato un lungo servizio in Sud America, in Perù. Cosa rappresenta questa coincidenza?
Sì, Robert Francis Prevost è originario del Nord America e l’opzione della sua vita è stata quella di dedicarsi pastoralmente all’America Latina, in particolare al Perù. È stato, infine, vescovo di Chiclayo.
L’attenzione, fin da questa identità, è quella di una persona in grado di gettare ponti e questo vale, in particolare, per le diverse parti del continente americano.
La sua stessa traiettoria personale è un invito a pensare e ripensare la vita nel continente. So per certo, ad esempio, che non simpatizza in alcun modo con l’attuale politica migratoria statunitense. Ritiene, certamente, che i processi migratori debbano essere ordinati, ma a partire da un rigoroso rispetto per i diritti umani.
Il Papa, insomma, ha posizioni diverse rispetto a quelle sostenute dall’attuale Amministrazione Trump?
È così. Posso affermare, per conoscenza diretta, che il card. Prevost è stato molto contento della recente lettera inviata da Papa Francesco ai vescovi degli Stati Uniti, con alcune precisazioni sulle politiche migratorie e sulla difesa della vita umana e dei diritti delle persone. Da prefetto per i vescovi, venne, naturalmente, coinvolto e posso dire che fu visibilmente soddisfatto per questa lettera, molto convinto per il suo contenuto.
L’America è un unico continente, ma, dal punto di vista ecclesiale, i principali organismi sono distinti tra Nord America e America Latina. La presenza di un Papa molto legato a tutto il continente potrebbe aiutare a dare vita a nuove realtà e a nuovi processi di integrazione, anche di carattere ecclesiale e pastorale?
Da molti anni, il Consiglio episcopale dell’America Latina e dei Caraibi, il Celam, ha auspicato un maggiore coordinamento con gli episcopati di Canada e Stati Uniti. Periodicamente, negli Stati Uniti, si tiene una riunione congiunta, coordinata dal Celam. Bisogna ammettere, però, che questo cammino non è evoluto verso una vera strategia, comune e coordinata. Abbiamo bisogno di passi più coraggiosi e incisivi. Il punto di partenza potrebbe proprio essere il tema migratorio, da affrontare con un maggiore coordinamento. È importante che i migranti, che lasciano il loro Paese, una volta negli Stati Uniti sentano di essere accolti dalla stessa Chiesa, che dà lo stesso messaggio di accoglienza, vicinanza e dignità, ai credenti e ai non credenti, sulla base del valore di ogni persona umana.
Sono convinto che Leone XIV aiuterà in maniera importante a gettare nuovi ponti.
Possiamo, dunque, prevedere una continuità tra il primo Papa sudamericano della storia e il primo Papa nordamericano?
La conferma arriva dalle prime parole, dai primi discorsi di Papa Leone XIV, le priorità sono le stesse, naturalmente verranno declinate in modo creativo.
L’elezione di questo Papa è stata un regalo provvidenziale, in particolare, per far maturare la sinodalità.
Va sottolineato che molti maestri di Leone XIV sono latinoamericani, non ci sono elementi estranei a questa tradizione. E la centralità della Dottrina sociale è confermata dalla scelta del nome del nuovo Papa, che intende scrivere “un nuovo capitolo” di un percorso iniziato con la Rerum Novarum di Leone XIII, un capitolo incentrato, soprattutto, sulla rivoluzione tecnologica e sull’Intelligenza artificiale. Si tratta di un nuovo momento epocale, che sta dando vita a conflitti, a esodi lavorativi, a nuove diseguaglianze.
Da filosofo e buon conoscitore di Leone XIV, ci dice, infine, qualcosa, sui maggiori riferimenti culturali e filosofici del Papa?
È un agostiniano e, di conseguenza, il punto di partenza è dato dalla Patrologia. Ha studiato, poi, Diritto canonico, tali studi sono avvenuti all’Angelicum, dove viene seguita un’impostazione tomista, molto orientata alla giustizia e al diritto. Dai suoi scritti pastorali, risalenti a quando era vescovo di Chiclayo, che avevo avuto la possibilità di leggere, si scorge il primato della Grazia, in linea con il pensiero di Agostino, caro anche a Benedetto XVI. Ma c’è anche una profonda consonanza con il pensiero di Papa Francesco, laddove si sostiene che il cristianesimo è, anzitutto, l’annuncio di un Amore misericordioso, che precede la dimensione etica.