Messa del Crisma. Due anni dopo, una rappresentanza dei preti si sono ritrovati in Cattedrale

Il vescovo Claudio ha motivato i preti e le comunità a non farsi prendere dalla stanchezza e dallo scoraggiamento: «In questo tempo la nostra missione pastorale è chiara: portare coraggio e speranza!» 

Messa del Crisma. Due anni dopo, una rappresentanza dei preti si sono ritrovati in Cattedrale

Pochi e contingentati, ma presenti. Questa mattina una rappresentanza di preti, diaconi, religiosi e laici si sono stretti in Cattedrale, a Padova, attorno al vescovo Claudio, per una delle celebrazioni centrali dell’anno liturgico. Il solo fatto che la Messa del Crisma, in questo Giovedì santo, si sia celebrata è un fatto da sottolineare. Nel 2020 non c’era stata e diversi tra i fedeli – anche attraverso i profili social e i contatti del settimanale diocesano – avevano chiesto informazioni, espresso la speranza di recuperarla. Le varie ondate della pandemia invece ci hanno portato al 2021 e nei due anni che sono trascorsi dall’ultima Messa del Crisma le comunità cristiane - che da tradizione si ritrovano rappresentate dal parroco per ricevere gli olii per i sacramenti di tutto l’anno – hanno attraversato un tempo senza precedenti. E come ha ricordato il vicario generale, mons. Giuliano Zatti, in questo tempo sono morti 33 preti e un diacono permanente.

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In molti erano sinceramente contenti di esserci, un passo verso la normalità dopo che «ci siamo trovati inesperti di fronte al Covid-19», come ha detto il vescovo Claudio durante l’omelia. Ma la messa è stata in verità solo un segno, per quanto apprezzabile. «Solo un segno perché ci ritroviamo in numero contingentato e perché anche i riti vengono ridimensionati, ma già noi apprezziamo questo».
Una presenza che per la prima volta nella storia trascina con sé la categoria della rappresentanza: nessuno era in cattedrale solo per sé. I vicari foranei per tutti i loro vicariati, alcuni preti giovani per tutti gli ultimi ordinati, proprio come per i preti anziani. Pochi religiosi per tutti i consacrati, esattamente come per i diaconi e alcuni laici della presidenza del consiglio pastorale diocesano e dei vicariati della città. Un tema questo che lo stesso vescovo Claudio ha ripreso: esserci è anche un privilegio, ha detto, ma non può essere tutto lì: «È guardando Gesù che continuamente ci rappresenta presso il Padre, che trasformiamo questa esigenza di rappresentanza in esperienza di fede. Gesù è presso il Padre, seduto alla sua destra per noi, per sostenerci e difenderci; Gesù sempre prega per noi e si fa carico di ciascuno di noi. Perfino nell’ora ultima, quella della morte, sappiamo che non ci lascia e che ci accompagna al Padre. È il nostro difensore e intercessore. Ci vuole bene! “ Ci ama” dice l’Apocalisse».

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Sono tre le grandi direttrici che hanno animato la liturgia di questa mattina.
Anzitutto l’unione simbolica dei presbiteri padovani, che come ogni anno hanno rinnovato le promesse espresse nelle mani del vescovo nel giorno della loro ordinazione. Benedicendoli, il vescovo li ha esortati a essere veri dispensatori dei misteri di Dio attraverso l’eucaristia, ma anche ad essere esempio di Cristo, capo e pastore, lasciandosi guidare dall’amore ai fratelli.
Un nuovo mandato, ricevuto dai preti in un tempo del tutto particolare che il vescovo ha descritto all’inizio dell’omelia: «Dopo un anno di sforzi siamo stati raggiunti anche noi da spossatezza, scoraggiamento, preoccupazione. Non dobbiamo essere sorpresi di vedere in noi e attorno a noi queste reazioni. Ci preoccupano l’assenza dei giovani dalla vita delle nostre comunità, la paura e l’insicurezza degli anziani; ci impensierisce la constatazione delle difficoltà economiche per le imprese, per gli esercizi commerciali, le attività culturali e artistiche, il turismo…

Il mondo economico, in effetti, vive opposti estremismi: qualcuno – pochi penso – sta guadagnando enormemente, altri – molti – stanno chiudendo i battenti. Qualcuno guadagna tanto altri stanno fallendo. Si tratta di nostri amici e conoscenti; sono le famiglie del nostro territorio: ne soffriamo anche noi. Anche noi siamo coinvolti, grazie alla nostra sensibilità pastorale, in questa fatica sociale».

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Ecco allora che «In questo tempo la nostra missione pastorale è chiara: portare coraggio e speranza! Una missione affidata dal Signore a noi, insieme alle nostre comunità cristiane sparse in tutto il territorio, per tenere accese le lampade come vergini sagge e prudenti. È fatica resistere, è fatica conservare la speranza e distribuire la gioia del Vangelo».

«Immagino una nostra possibile obiezione – ha aggiunto don Claudio - Anche noi siamo stanchi e scoraggiati. Dove trovare pane per tanta gente? Dove trovare gioia, serenità, speranze? Dove trovare il pane della carità, della giustizia, della solidarietà?».

Il fatto stesso di trovarsi raccolti, insieme, di fronte a Dio, può rilanciare l’azione, la motivazione, la forza spirituale: «Noi siamo i suoi discepoli, coloro che egli ha incaricato per dare testimonianza della sua potente opera di salvezza: non possiamo tirarci indietro proprio adesso che siamo nel bel mezzo di tante difficoltà. E con questo spirito rinnoviamo pubblicamente come presbiterio le nostre promesse sacerdotali, destinatari del mandato di Gesù: «Date voi stessi da mangiare a questa gente».

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Particolarmente significativa (ecco la seconda direttrice) è stata la benedizione solenne degli oli: l’olio santo, utilizzato per l’unzione degli infermi; l’olio dei catecumeni, utilizzato nel battesimo; infine, il crisma, che dà il nome all’intera celebrazione e anche al sacramento della confermazione, la cresima, appunto mentre agli ordinandi viene spalmato sulle palme delle mani durante l’ordinazione. Se consideriamo che nel medioevo anche la riconciliazione terminava con l’unzione del fedele e che ancora oggi, nella tradizione copta, gli sposi vengono unti nel rito del matrimonio, si comprende che sostanzialmente l’olio è presente in tutti i sacramenti. La sua centralità nella liturgia cattolica deriva dalla sua centralità biblica, basti pensare all’unzione di Davide, ma anche alla promessa di Dio al popolo ebraico in Deuteronomio: nella terra promessa oltre al frumento e al vino troverà anche l’olio.

Lo sanno bene i catecumeni (terza grande direttrice) presenti stamattina in Cattedrale per assistere alla benedizione dell’olio con lui sabato sera verranno unti per diventare cristiani. Anche su di loro è scesa la benedizione del vescovo, dopo la liturgia della Parola e la benedizione degli oli, prima che lasciassero la Basilica.

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