Micheal Schumacher, a 8 anni dall'incidente il documentario su Netflix

Disponibile da metà settembre, il docufilm racconta la vita privata e i successi sportivi del pilota. Immagini di repertorio e materiale inedito per raccontare l'uomo, la carriera e l'incidente sulla pista da sci di Méribel 

Micheal Schumacher, a 8 anni dall'incidente il documentario su Netflix

“Perfezione al 100%. Il mio obiettivo è arrivare a quel 100%. Sono fatto così.” 306 gare disputate, 91 Gran Premi vinti e 7 titoli mondiali. Questi sono i numeri di Micheal Schumacher, il pilota tedesco che ha fatto sognare milioni di persone e che ha riconsegnato alla Ferrari la gloria perduta. In 1 ora e 52 minuti, il documentario intitolato Schumacher, prodotto da B14 Film e co-diretto da Hanns-Bruno Kammertöns, Vanessa Nöcker e Michael Wech, racconta la sfavillante carriera di colui che viene considerato uno dei migliori piloti della Formula 1 di tutti i tempi, dagli esordi sulle piste di kart, alla vittoria del settimo campionato mondiale, nel 2004. Disponibile su Netflix dal 15 settembre, la pellicola ha il pregio di mostrare le molteplici sfaccettature della duplice personalità del campione: da una parte il pilota talentoso, brillante e determinato e dall'altra il marito, padre e uomo di tutti i giorni. Una persona dal carattere difficile che appariva spesso distaccato e diffidente ma che ha sempre celato dietro di sé il carisma di un leader e la bontà di un padre.
Il documentario è stato realizzato grazie all'aiuto della sua famiglia, attraverso una serie di interviste esclusive e a filmati inediti della sua vita privata. Un'intimità che Schumacher ha sempre voluto tenere lontana dai riflettori e dai media, al fine di preservare la sfera privata come fonte di forza e di supporto. Grazie a questi però è stato possibile assistere ad un “film che racconta entrambi i mondi”, come ha affermato Sabine Kehm, rappresentante storica del pilota. La leggenda ferrarista ha concluso la sua carriera nel 2012 ma nel 2013 è rimasto vittima di un incidente sulla pista da sci di Meribel, in Francia, a seguito del quale ha trascorso molto tempo in coma farmacologico e dal quale non si è ancora ripreso del tutto.

“Non ho mai incolpato Dio per quello che è successo quel giorno maledetto. – dice nel documentario Corinna Schumacher, la moglie – Nonostante io continui a chiedermi perché sia capitato proprio a lui, so anche che non siamo l'unica a famiglia a vivere in questo incubo.” Da quando è stata dimesso dall'ospedale per proseguire la riabilitazione a casa, la famiglia ha mantenuto il totale riserbo sulle condizioni di salute del pilota. E allo stesso modo chi spera di ricevere qualche notizia positiva sulla salute del campione nel film, ne resterà deluso. “Micheal - continua Corinna - è sempre stato un uomo riservato e so per certo che la mia decisione rispetta la sua volontà. Lui ci ha sempre protetti e ora siamo noi a proteggere lui.”
Nel documentario è stato dedicato poco spazio ai successi o all'ultimo periodo di Micheal in Formula 1. La produzione ha voluto soffermarsi sul periodo iniziale, sulla sofferenza, l'ambizione e il peso psicologico di voler riportare la scuderia di Maranello alla vittoria dopo più di vent'anni di attesa. Hanno voluto mostrare un lato sconosciuto, intimo ed estremamente personale intriso di sacrifici e controversie. A fare da cornice ai reperti dell'archivio di famiglia, sono le parole dei colleghi, dei rivali in pista e degli amici, tra cui figurano i nomi di Sebastian Vettel, Jean Todt, Mika Hakkinen e molti altri. E per ultimi, tra commozione e amarezza, sono i figli di Micheal a far prendere voce ai ricordi strazianti di un passato che temono non ritornerà più ad essere il loro presente. Quando a parlare è il figlio Mick, oggi pilota in Formula 1 per la scuderia Haas, il racconto diventa nostalgico: “dal giorno dell'incidente i momenti che condividevamo stando insieme, non ci sono più. Adesso io e mio padre siamo legati in un modo diverso, abbiamo una passione in comune, e io vorrei davvero parlarne con lui. Sacrificherei tutto pur di averlo al mio fianco.” Una parentesi dolorosa su un evento che ha scosso milioni di persone, le quali sperano un giorno che la vita del campione possa essere raccontata da lui in persona. 

Annie Francisca

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)