Scuola, il ruolo dell’educatore di plesso, raccordo inclusivo tra singolo e gruppo

Un collaboratore interno, una figura di sistema che sia ponte tra studenti, famiglie e comunità. È quanto emerge da una ricerca condotta nel bolognese a proposito di questo nuovo ruolo che va delineandosi nel sistema scolastico italiano: “L’educatore di plesso rappresenta una garanzia del diritto allo studio per tutti, comprese le persone con disabilità”

Scuola, il ruolo dell’educatore di plesso, raccordo inclusivo tra singolo e gruppo

L’educatore di plesso è una figura educativa che racchiude in sé due aspetti, quello del supporto diretto al singolo minore in difficoltà e l’intervento educativo indirizzato al gruppo, in modo da spostare l’attenzione anche sul contesto scolastico e sociale di riferimento, individuando i fattori che ostacolano o che facilitano l’inclusione. È a partire da questo presupposto che la cooperativa sociale Cadiai ha scelto di partecipare a una ricerca che, sul campo, ha coinvolto educatori, rappresentanti scolastici ed esperti condotta da Guido Sarchielli, Dina Guglielmi e Agnese Zambelli, autori del volume “Il nuovo ruolo dell’educatore di plesso” che riassume metodologia, analisi e risultati della ricerca a partire dall’esperienza in corso nell’Unione Valli Reno, Lavino, Samoggia – che comprende i comuni di Casalecchio di Reno, Valsamoggia, Monte San Pietro, Sasso Marconi, Zola Predosa – afferente all’Azienda di Servizi ASC InSieme.

Di fatto le prime riflessioni sul territorio oggetto dell’analisi sono partite nel 2009 per poi diventare realtà nel 2017 con il progetto messo a punto da ASC InSieme e l’affidamento del servizio a Cadiai e Libertas Assistenza di Zola Predosa. L’obiettivo fin da subito è stato quello di rispondere ad esigenze specifiche – via via crescenti – provenienti dal mondo scolastico attraverso una figura in grado di prevedere interventi sul singolo così come sul gruppo, di essere punto di riferimento e di raccordo e parte integrante di un processo di coprogettazione che deve coinvolgere docenti, dirigenti, famiglie.

Premessa dello studio è la descrizione della figura dell’educatore di plesso e del suo ruolo. Un professionista che opera in una “situazione di frontiera” e di forte “esposizione personale” e che deve adattarsi a diversi contesti e affrontare problemi di varia natura sviluppando una capacità particolare per risolverli. Allo stesso tempo, sebbene sia una professione complessa e richieda elevate competenze, non è ancora ben definita e non ha una riconoscibilità evidente. “Eppure – spiega Cadiai – il ruolo svolto dall’educatore di plesso come ‘ponte’ tra il singolo e il gruppo, elemento chiave nel passaggio dall’integrazione all’inclusione del singolo nel gruppo e del gruppo nel contesto scuola, quando non verso l’esterno, richiederebbe un suo inserimento stabile nei progetti scolastici e una partecipazione al funzionamento della scuola”.

Lo studio ha individuato quelli che dovrebbero essere i principali punti di miglioramento affinché la figura dell’educatore di plesso possa avere una propria identificazione e riconoscibilità. Punti che riguardano diversi ambiti, a partire dall’organizzazione del lavoro che dovrebbe prevedere un tavolo stabile di coordinamento tra scuola, ente locale e cooperative che gestiscono i servizi educativi; la possibilità di definire i progetti per tempo; la continuità di progetti riusciti; la riduzione al minimo delle pluri-assegnazioni a differenti scuole per evitare la frammentarietà; l’adeguatezza tra ore di progettazione, ore di plesso e ore individuali. Altro elemento considerato importante, il raccordo tra i progetti degli educatori e le normali attività scolastiche così come l’analisi e la definizione delle buone pratiche per individuare criteri oggettivi di valutazione delle esperienze. Tra i punti individuati, l’ultimo riguarda il miglioramento della rappresentazione sociale della funzione di educatore di plesso che dovrebbe essere portata avanti incrementando la comunicazione con gli insegnanti, con le famiglie e nel territorio, favorendo l’individuazione dell’educatore di plesso come “collaboratore interno” ovvero “figura di sistema”, progettando momenti di confronto con gli insegnanti e altri momenti di “formazione in comune”.

L’educatore di plesso rappresenta una garanzia del diritto allo studio per tutti, comprese le persone con disabilità – sottolinea Franca Guglielmetti, presidente Cadiai –. Una figura che potenzialmente racchiude in sé numerosi punti di forza evitando la frammentazione degli interventi a vantaggio dell’unitarietà degli stessi, dando un contributo integrato che ha lo scopo di realizzare un contesto inclusivo in ambito scolastico, ma anche facendo da ponte tra scuola e territorio. Il suo ruolo è quello di inserirsi all’interno delle dinamiche scolastiche per osservare e individuare possibili percorsi utili al singolo e al gruppo. È una figura trasversale che deve rapportarsi non solo con la scuola, ma anche con le famiglie e nel migliore dei casi con altre realtà territoriali e sociali. Una funzione professionale mista – con un focus individuale e un focus sul contesto – che, tuttavia, non sembra ancora adeguatamente riconosciuta e che si sta ‘delineando sul campo’, ossia sta prendendo forma nell’interazione concreta con i diversi attori della scuola, con le famiglie, con i servizi territoriali e con le cooperative che sono coinvolte nell’attuazione dei servizi educativi”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)