Storie di aragoste e rocce sicure

L’aragosta è un animale soffice, molle che vive all’interno di un guscio rigido, che non si espande. Come farà l’aragosta a crescere? Con la crescita dell’aragosta quel guscio diventa estremamente limitante e l’animale si sente sotto pressione e a disagio. Così si nasconde sotto una roccia per difendersi dai pesci predatori, si libera del guscio e se ne produce uno nuovo.

Storie di aragoste e rocce sicure

E con il tempo e la crescita anche questo guscio diventa piccolo, stretto, scomodo così torna sotto le rocce e ripete la stessa operazione di prima; l’aragosta si libera e ricostruisce il guscio più volte nella vita. Lo stimolo, che permette all’aragosta di crescere, nasce da una sensazione di disagio. Ogni stagione ha le proprie situazioni di complessità e a ogni stagione gli adulti che vivono una relazione educativa sono chiamati ad avvistare i momenti critici che possono diventare momenti di crescita importante. Non parlo solo dei grandi episodi, quasi riti di passaggio, che oramai stiamo perdendo, ma intendo le piccole e grandi realtà quotidiane, offrendo spunti di riflessione e azioni concrete misurate alle responsabilità che ciascuno è chiamato a prendersi. Istintivamente la storia dell’aragosta sembra spostare la nostra attenzione maggiormente sull’adolescenza e in qualche misura è anche vero, ma racconta anche delle tappe di crescita precedenti. Vedo genitori che aspettano fuori da scuola i loro bambini e, appena escono, si precipitano a prendergli lo zaino o la cartella, come lo avessero avuto sulle spalle tutto il giorno, come uscissero dalla miniera. Lo hanno appena indossato! Avranno fatto sì e no venti metri! Come fa a misurare un ragazzo quanto vale se, alla prima difficoltà, gli si va incontro e gli si toglie dalle spalle la fatica di ciò che è la sua responsabilità? Che messaggio diamo della scuola, se non un peso da togliere subito? Viviamo in una società che continua a trattare i ragazzi come delle persone solamente da tutelare e incapaci di diventare adulti, forse perché non sappiamo neanche noi cosa vuol dire. Adulto è quella persona che non sa solamente prendere le proprie responsabilità, ma anche quelle degli altri che gli sono o si sente affidati. Ma se non lascio che si prenda le piccole proprie responsabilità, come posso pretendere che dall’oggi al domani diventi adulto? Ho incontrato stormi di genitori che andavano assieme al proprio figlio a iscriversi all’università. Ma dov’è finita la voglia di autonomia, il desiderio di vivere esperienze senza questi genitori ingombranti che credono che i propri figli, quasi ventenni, non abbiano neanche la capacità di iscriversi all’università? È il desiderio che innesca la passione e senza passione non si vive. Se non abbiamo le passioni che guidano, nonostante le difficoltà, le nostre scelte, diventiamo spettatori della nostra vita. Non spegniamo i desideri dei nostri ragazzi anticipandoli in tutto, la fatica di esprimere e conquistare il proprio desiderio è necessario tanto quanto è necessario che vivano situazioni di disagio. Abituiamoli a vivere con fiducia le sofferenze, perché sono fondamentali, non togliamogli il dolore perché fa parte della vita, aiutiamoli a viverlo e superarlo, se non lo facciamo adesso ,nessuno glielo insegnerà. Permettiamo alle nostre piccole e grandi aragoste di potersi liberare del guscio con il quale nascono e siamo per loro rocce sicure sotto le quali riscoprirsi, nella loro nudità, amati.

Matteo Pasqual
Educatore, Pedagogista, Filosofo Clinico e Formatore Sociale

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