Terremoto, il testimone da Raqqa: fuggiti in auto, molta paura

Una nuova "forte scossa" di terremoto ha colpito la Sira nord-orientale, con effetti che "potrebbero essere molto peggiori" della prima che si è verificata all'alba di oggi ora locale...

Terremoto, il testimone da Raqqa: fuggiti in auto, molta paura

Una nuova "forte scossa" di terremoto ha colpito la Sira nord-orientale, con effetti che "potrebbero essere molto peggiori" della prima che si è verificata all'alba di oggi ora locale. All'agenzia Dire lo riferisce una fonte da Raqqa, costretta a lasciare la sua abitazione e a rifugiarsi in un'auto" mentre era al telefono a causa del sisma.

Il terremoto, la prima scossa di mangitudo tra i 7.7 e i 7,8 della scala Richter a seconda delle fonti, la seconda di magnitudo 7.6 a detta dell'Autorità per la gestione dei disastri e delle emergenze di Ankara (Afad), ha provocato finora oltre 900 vittime in Turchia e più di 300 in Siria, stando a cifre ufficiali dei due governi. L'epicentro di entrambe le ondate è stato individuato nella provincia meridionale di Kahramanmaras.

Said, questo il nome di fantasia che la persona ha chiesto di impiegare per ragioni di sicurezza, è un cittadino siriano sfollato a causa del conflitto che attraversa la Siria dal 2011 ed è membro membro dello staff locale di una ong. Originario dei dintorni di Afrin, area che ha dovuto lasciare nel 2018 "a causa dell'operazione militare turca 'Ramoscello d'ulivo'", Said riferisce di aver perso per colpa del terremoto "diversi parenti e amici" mentre "molti altri sono ancora dispersi o sotto le macerie". Alla Dire la stessa fonte chiarisce che si tratta di residenti nella sua cittadina natale, Jindeiris, circa 20 chilometri a ovest di Afrin. Quest'ultima località abitata soprattutto da persone di etnia curda, è ora sotto il controllo delle forze armate delle opposizioni siriane, a loro volta sostenute dalla Turchia.

Il testimone afferma che "un numero enorme, forse metà delle costruzioni della città sono state rase al suolo" dal terremoto.

Said ora vive a Raqqa, dove si è recato due mesi fa dopo aver lasciato Kobane, città sotto il controllo di una coalizione a guida curda che, riferisce, "ho dovuto lasciare a causa dell'intensificarsi delle ostilità al confine" con la Turchia. Anni di conflitti segnano la vita delle persone e le città in cui queste vivono, come il terremoto avrebbe dimostrato una volta di più. "Nel 2018- ricorda Said- la città in cui sono nato, Jindeiris, veniva colpita dall'esercito turco quotidianamente e, stando a quello che sappiamo finora, le aree in cui sono stati registrati i crolli maggiori sono quelle che hanno subito le peggiori incursioni dell'esercito di Ankara".

Anche Raqqa, scelta come quartier generale dallo Stato islamico fra il 2014 e il 2017, è stata colpita duramente dalla guerra. "Siamo a circa 200 chilometri dalla zona della Turchia dove si colloca l'epicentro", premette Said. "Qui nessun edificio è finora crollato ma molti tra quelli più danneggiati da anni di ostilità sono stati parzialmente distrutti".

Il sisma ha colpito anche il patrimonio artistico e archeologico della Siria, già messo a rischio dal conflitto, testimonianza delle diverse civiltà che si sono avvicendate nell'odierno territorio del Paese. "Sono crollate le mura del castello di Necmettin- riferisce Said-, un sito romano poi impiegato come castello nell'era di Nur ad-Din, intorno al 1100, per la sua posizione sul fiume Eufrate, ". (DIRE)

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)