Un caldo da morire. Il probabile aumento mondiale dei picchi di calore letale
Dal 1970, più di 350 stazioni in tutto il mondo hanno registrato almeno un periodo di sei ore con temperature di bulbo umido potenzialmente letali
A proposito di clima, gli studiosi avvisano che il problema non è più soltanto il generico innalzamento delle temperature, bensì una sua conseguenza concreta e già in atto: il caldo mortale si sta espandendo nelle zone più calde del mondo. Si calcola, infatti, che l’aumento di un altro solo grado di riscaldamento globale causerebbe in quasi l’intero pianeta (in tutti i continenti tranne l’Antartide) l’occorrenza, almeno occasionale, di condizioni tali da mettere a dura prova i limiti della sopravvivenza umana.
Il preoccupante campanello d’allarme proviene da un recente studio (pubblicato su “Science Advances”) che, analizzando i crescenti pericoli di un caldo potenzialmente letale, evidenzia come queste “soglie” mortali si stiano avvicinando anche più rapidamente di quanto indicassero le ricerche precedenti.
Per calcolare il diffondersi di un simile rischio, un gruppo di ricercatori dell’Università di Oxford (autori dello studio), coordinati da Carter Powis, si sono concentrati sul limite superiore assoluto del corpo umano nel tollerare il calore. Tale soglia presuppone che una persona sana abbia già adottato tutte le misure possibili per adattarsi al calore, eccetto l’aria condizionata o il raffreddamento artificiale. In pratica, si assume il presupposto che il soggetto si sia già abituato a un clima caldo, che beva molta acqua, cerchi l’ombra, indossi un abbigliamento adeguato e faccia tutto il possibile per sopravvivere. Ebbene, Powis e colleghi hanno scoperto che, nonostante tutte queste precauzioni, sussiste comunque un limite di calore letale.
Più di dieci anni fa, in un precedente studio, due scienziati dell’Università del Nuovo Galles del Sud (Australia) avevano già evidenziato che questo limite si aggira intorno ai 35°C nella temperatura di bulbo umido (un indice che mira a determinare i valori di temperatura e umidità dati i quali l’aria è così satura di vapore acqueo da impedire l’evaporazione dell’acqua da un corpo bagnato). In parole povere, con un bulbo umido di 35°C (che presuppone un’umidità del 100%) il nostro corpo perde la capacità di abbassare la sua temperatura attraverso la sudorazione. Ma la stessa combinazione letale può essere raggiunta anche con temperature dell’aria più alte e livelli di umidità più bassi.
Dunque, poche ore in queste condizioni risulterebbero insuperabili anche per gli esseri umani più adattati.
Il problema che Powis e colleghi hanno voluto sottolineare è che bisognerebbe adottare un parametro di previsione del futuro calore letale dovuto al continuo riscaldamento del pianeta facendo riferimento ad una soglia inferiore ai classici 35°C. Ciò nasce da uno sguardo più realistico sulle condizioni delle popolazioni. Molte persone, infatti, non sono ben preparate quando il caldo estremo colpisce. Tante di loro potrebbero non avere accesso all’ombra, all’acqua o a un abbigliamento adeguato e potrebbero non essere abituate ai climi caldi. In queste situazioni, può rivelarsi mortale anche l’esposizione prolungata a temperature di bulbo umido inferiori. Ebbene, questa nuova ricerca ha cercato di individuare un limite inferiore per il calore letale, basandosi su studi scientifici della fisiologia umana. “La soglia che abbiamo esaminato in questo lavoro – ha dichiarato Powis – la considererei come il limite inferiore. Queste sono le condizioni che sarebbero letali se non si facesse tutto il possibile per rimanere al fresco. È quanto accadrebbe a una persona mediamente sana presa dalla strada ed esposta a questa temperatura”. Ovviamente, il limite inferiore dipende anche dai diversi livelli di temperatura e umidità. Ad esempio, una combinazione di 35°C e 75% di umidità, in alcune circostanze, potrebbe rivelarsi letale dopo appena sei ore di esposizione; lo stesso vale per 40°C e 50% di umidità.
Ulteriore motivo di allarme è il fatto che Powis e colleghi, raccogliendo osservazioni registrate da migliaia di stazioni meteorologiche in tutto il mondo a partire dagli anni ‘50, hanno verificato che, in alcune delle regioni più calde del mondo, il caldo letale si verifica già. Più in dettaglio, il team di ricerca ha rilevato che, dal 1970, più di 350 stazioni in tutto il mondo hanno registrato almeno un periodo di sei ore con temperature di bulbo umido potenzialmente letali, mentre circa l’8% di tutte le stazioni meteorologiche a livello globale sperimenta temperature letali una volta ogni dieci anni. Le aree più esposte al rischio sono il Golfo Persico, l’India settentrionale, parti dell’Indonesia e della Cina orientale, la costa settentrionale dell’Australia e regioni costiere dell’America centrale
Ma basterebbe un piccolo ulteriore riscaldamento perché questi fenomeni estremi si diffondano anche in altri luoghi. Oggi il pianeta si è già riscaldato di oltre 1°C. Ebbene, sarebbe sufficiente l’incremento di un solo ulteriore grado perché in un quarto delle stazioni meteorologiche mondiali si possa verificare un episodio di caldo mortale almeno una volta per decennio.
Inoltre, l’aumento del caldo letale non riguarderebbe soltanto le zone più calde del mondo, bensì anche le regioni più temperate. Powis e colleghi hanno scoperto che alcune parti dell’Europa (Italia inclusa), così come la costa orientale e le regioni del Midwest degli Stati Uniti, vedrebbero una rapida espansione del calore potenzialmente letale in un mondo a 2°C. “Il rischio – precisa Powis – è essenzialmente minimo fino a 1,5°C; ma poi, tra 1,5 e 2°C, improvvisamente troviamo rischio ovunque”.
Vi sono poi aree geografiche non abituate a temperature estreme, dove sarà più difficile affrontare un improvviso e drastico aumento delle situazioni di calore potenzialmente letale, col rischio di morie di massa. “In questi luoghi – spiega Powis – la gente non ha l’aria condizionata e non ha una consapevolezza culturale del caldo estremo e dei suoi pericoli, perché il clima è tradizionalmente temperato”. Dunque, è urgente che i decisori politici inizino a prepararsi da subito a fronteggiare un forte aumento dei futuri estremi di calore, senza attendere che i nuovi sforamenti delle soglie letali li colgano di sorpresa.