“6 a casa”, un nuovo appartamento per uomini con disabilità pronti all’autonomia

È il nuovo progetto di Fondazione Dopo di Noi, onlus bolognese che da 20 anni affianca le famiglie di persone con disabilità per assicurare loro un futuro sereno

“6 a casa”, un nuovo appartamento per uomini con disabilità pronti all’autonomia

Una nuova casa, una nuova avventura, un nuovo progetto che la Fondazione Dopo di Noi, presente da 20 anni al fianco delle famiglie bolognesi per assicurare ai loro figli con disabilità un futuro sereno, ha chiamato 6 a casa”: un nuovo appartamento in città per sei uomini con disabilità pronti a scrivere una nuova pagina della loro vita. “6 a casa”, contemporaneamente voce del verbo essere e numero: abitare una casa, vivere con altre persone che stanno procedendo verso lo stesso obiettivo, ovvero autodeterminarsi. Di questi 6 prossimi coinquilini, 3 vengono dal progetto Casa fuoricasa, 3 dall’appartamento di via Mazzini dove convivono già da 4 anni in autonomia con un monitoraggio educativo a bassa soglia.

“Ricorderemo a lungo l’emozione dello scorso 5 novembre. I genitori, i tre figli, gli educatori e noi coordinatori del progetto Caravaggio eravamo tutti riuniti intorno a un tavolo con una planimetria in mano: ‘È arrivato il momento, ragazzi, siete pronti per andare a vivere da soli’”. A raccontarlo sul sito della onlus è Francesca Gavio del coordinamento progetti educativi. “Sono rari i momenti in cui si ha l’impressione e la certezza che tutte le tessere del puzzle di un percorso educativo di gruppo siano state trovate – continua –. Questo è uno di quei momenti, denso di emozioni e carico di aspettative e queste gioie sono così sane che vanno condivise”. Tutto è cominciato quando, dopo mesi di sospensione del progetto Casa fuoricasa a causa dell’emergenza Covid, finalmente, lo scorso agosto ha riaperto l’appartamento di via Zucchini, dove diversi gruppi si alternano per sperimentare occasioni di distacco dalla famiglia d’origine. Il primo a riprendere è Caravaggio, un gruppo che ha raggiunto lo step finale del percorso educativo. “Federico è l’ultimo arrivato nel gruppo – scrive Gavio –. Tante sono state le paure, sue e dei suoi genitori, di fronte a questa nuova esperienza, ma grazie al suo entusiasmo, all’esperta guida degli educatori e all’affettuosa accoglienza di Giacomo e Tommaso, gli altri due partecipanti, è stato coinvolto rapidamente nella routine dell’appartamento. Dopo solo un mese Federico già dormiva tutta la settimana con loro. Non è stato tutto facile fin dall’inizio. Ripercorrendo il percorso di questo gruppo, ricordo la reticenza dei genitori di Giacomo ad ‘affidarci’ il figlio una sola notte al mese, ma anche la soddisfazione e l’orgoglio di quegli stessi genitori quando costatarono il suo impegno e la sua voglia di crescita. Le tante insicurezze iniziali di Giacomo contrastavano con la determinazione di Tommaso che già a 22 anni diceva: ‘Voglio andare a vivere da solo!’ ma che aveva un gran bisogno di sperimentare con gradualità una simile esperienza. Ora sono pronti davvero, con una consapevolezza che fa dire a Tommaso ‘io sono pronto, ma forse i miei non lo sono altrettanto!’”.

Intanto, in un altro punto della città, esattamente in via Mazzini, nell’appartamento che Alessandro, Marco e Pino condividono da quattro anni e dove hanno trascorso i lunghi mesi del lockdown, da tempo ha preso corpo l’idea che sarebbe un bene vivere in una casa più grande, magari con più persone. “Si è fatta strada, così, l’idea di un nuovo appartamento, un appartamento più grande, con quattro camere da letto, due bagni. Oggi sembra che le strade parallele di questi uomini abbiamo trovato un punto di giunzione. Abbiamo parlato con le famiglie di Caravaggio e illustrato loro la piantina dell’appartamento e la possibilità di andare a vivere lì con gli altri tre uomini, già coinquilini da 4 anni. Mi ha chiamato Tommaso per dirmi che avrebbe voluto essere presente all’incontro con i genitori. Ha ragione: parleremo di lui ed è giusto che lui sia presente. Quella telefonata ha confermato i miei ‘sospetti’: anche i genitori erano pronti, e Tommaso era al settimo cielo. E per me è stata una lezione sull’autodeterminazione importante. Così, tutti attorno a un tavolo, genitori e figli, di fronte alla piantina di un ipotetico nuovo appartamento, l’emozione è palpabile, si sancisce un traguardo: avrò una casa tutta mia”.

Ambra Notari

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)