Alla ricerca del padre. Come accade che la presenza, in alcuni momenti perfino asfittica, dei genitori si trasformi di colpo in latitanza?

Quando i padri sono coinvolti in maniera costruttiva nel percorso formativo dei propri figli, i risultati scolastici e l’equilibrio emotivo tendono a essere più solidi e strutturati

Alla ricerca del padre. Come accade che la presenza, in alcuni momenti perfino asfittica, dei genitori si trasformi di colpo in latitanza?

Un report pubblicato all’inizio di quest’anno (gennaio 2023) dall’United States Census bureau rileva – dati alla mano – che, quando i bambini crescono con una figura paterna stabile e attiva nella pratica educativa, hanno meno probabilità di sperimentare la povertà economica ed educativa, abbandonare la scuola o commettere crimini. In realtà l’ufficio del censimento degli US non ci consegna una “notizia inedita”, già in passato ricerche analoghe avevano evidenziato che, quando i padri sono coinvolti in maniera costruttiva nel percorso formativo dei propri figli, i risultati scolastici e l’equilibrio emotivo di questi ultimi tendono a essere più solidi e strutturati.

Si tratta di evidenze che, con buona probabilità, saremmo riusciti ad afferrare anche in maniera intuitiva senza l’ausilio della statistica, come pure non possiamo negare di assistere negli ultimi anni a una forte e significativa evoluzione della figura paterna all’interno della società.

Ciononostante le più recenti rilevazioni Istat (“Tempi della vita quotidiana”, 2019) mostrano che la strada che porta alla “parità dell’impegno genitoriale” sia ancora in gran parte da tracciare. Nella cura e nella partecipazione concreta alla crescita dei figli i padri coinvolti sono il 46,8% contro il 73% delle madri. Il dato, tra l’altro, rispecchia anche l’andamento europeo (Eurostat), che riferisce che il 93% delle donne tra i 25 e i 49 anni si prende cura quotidianamente dei propri figli, rispetto al 69% degli uomini.

Le percentuali, quindi, sono ancora deludenti, ma forse si può riporre fiducia nel futuro perché viviamo in un momento storico e sociale ricco di stimoli e potenzialità per i padri. C’è da dire che, spogliandosi degli abiti dell’autoritarismo, questa figura ha sperimentato incertezza e spaesamento rispetto al proprio ruolo. Ci sono comunque dei segnali che fanno ben sperare, soprattutto tra i neo-papà.

I “nuovi” padri del XXI secolo si affrancano gradualmente da quella figura distante e autoritaria tipica di una cultura gerarchizzata e patriarcale, oggi essi mostrano un maggiore sensibilità e attenzione nei confronti dei bisogni educativi dei figli. Sono più dialoganti e presenti in ambito scolastico, sportivo e anche nel tempo libero.

Il “nuovo padre evolutivo” fatica ancora, però, a essere in simmetria con la figura materna. La parità genitoriale passa attraverso una “coesione” e un’unità di intenti rispetto alle regole e alle strategie educative, un dialogo aperto e attivo che abbia come finalità l’autonomia dei figli, un’elaborazione di regole condivise e non stereotipate, negoziabili ma non eludibili.

La presenza del padre diviene addirittura fondamentale nel periodo dell’adolescenza, durante il quale la percezione di sé, l’autocoscienza si trasforma in identità. E se nella prima età evolutiva il processo si snoda intorno all’accudimento e alla trasmissione “affettiva” dei contenuti educativi, l’adolescenza è il momento in cui l’individuo giunge ai confini del proprio essere e, esplorandoli, familiarizza coi propri limiti e si confronta – a volte in maniera destabilizzante – con le altrui identità.
In questo periodo il padre dovrebbe divenire vera e propria guida “normativa” e anche il genitore più idoneo al percorso che porta all’emancipazione dal nucleo familiare stesso.

Pare che proprio in questo passaggio scricchioli il nostro sistema educativo; tra l’infanzia e l’adolescenza si spalanca una sorta di baratro educativo.

Come accade che la presenza, in alcuni momenti perfino asfittica, dei genitori si trasformi di colpo in latitanza? A volte, l’eclissi genitoriali è dovuta al senso di solitudine che la mancanza di cooperazione genera e alle crisi interne che la famiglia è soggetta ad affrontare.

Tenere vivo l’interesse e il desiderio di crescere, invece, richiede più che mai la presenza di un padre che permetta di congedarsi definitivamente dall’infanzia. Per poter uscire dal vortice dell’adolescenza, si deve poter ricorrere alla “resistenza” del padre, per vedere oltre e individuare la propria strada. Alcune forme di depressione giovanile, di indifferenza nei confronti del proprio futuro, sono riconducibili proprio all’assenza del padre. Lo psicologo Pietropolli-Charmet spiega che “dietro la rabbia adolescenziale c’è sempre la voglia di padre”.

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Fonte: Sir