Anziani e riforma assistenza, le aziende sanitarie e le realtà scientifiche: “Sì a sperimentazione dal basso”

Mercoledì al Senato la discussione del Dl della Legge 33/2023 dedicata alla riforma dell’assistenza alla popolazione anziana, alla fragilità e alla non autosufficienza. Il documento della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere e delle società scientifiche SitI e Aspher

Anziani e riforma assistenza, le aziende sanitarie e le realtà scientifiche: “Sì a sperimentazione dal basso”

Mercoledì scorso si è svolta nell’aula Zuccari del Senato una presentazione del decreto legislativo della Legge 33/2023 dedicata ai suoi aspetti sanitari e sociosanitari. Presenti mons. Paglia, presidente della Commissione per l’attuazione della riforma sociosanitaria per la popolazione anziana del Ministero della salute, la viceministro Maria Teresa Bellucci coordinatore del tavolo di Palazzo Chigi per la 33/2023, il senatore Francesco Zaffini, presidente della Commissione senatoriale Sanità e Affari sociali e relatore della Legge.

Il presidente Paglia, nel suo saluto, ha affermato che la visione della legge 33 è quella di reinventare la vecchiaia a partire dai diritti di tutti i 14 milioni di anziani, iniziando da quello di restare presso la propria abitazione e di ricevere in quel contesto le cure necessarie.

L’evento, promosso dalla Roman Academy of Public Health -RAPH, ha visto il coinvolgimento della Fiaso (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere) e delle società scientifiche SitI e ASPHER. Insomma, la sanità pubblica nel suo insieme si è trovata a riflettere sull’altra metà della Legge 33, quella forse meno nota, ma altrettanto importante, dedicata ad una profonda riforma della assistenza domiciliare, connotata da una integrazione vera delle valutazioni e degli interventi di matrice sociale, sanitaria e assistenziale. Non solo, la 33 esprime infatti la necessità di una reale presa in carico, in senso continuativo, della ADI, raccordandola con l’ospedale, sia dal punto di vista della medicina digitale che da quello delle dimissioni protette.

In questo contesto, i diversi partecipanti hanno sottolineato la innovatività di una legge che per la prima volta dà “certezza del diritto per la assistenza agli anziani - sono le parole della viceministro Bellucci – anche attraverso la bollinatura ed il finanziamento della 33”.

Per altro verso le società scientifiche hanno sottolineato come le tante novità della legge richiedano un regime di sperimentazioni che, dal basso, dai territori, consenta di aggregare i diversi attori (Aziende sanitarie, ospedali, comuni e Ats, Terzo settore, volontariato e Università), in iniziative che consentano una valutazione di efficacia e di gradimento.

In questa prospettiva si inserisce il percorso della Fiaso di aver promosso in questi mesi la conoscenza della legge tra le aziende sanitarie italiane e di averne coinvolte già una cinquantina nel gruppo di lavoro per presentare le sperimentazioni sulla legge 33.

Il documento della Fiaso e delle altre realtà scientifiche

Per la Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere e le altre realtà quella della legge 33/2023 è una “sfida profonda attraverso cui rinnovare la sanità e il welfare, dando finalmente una soluzione attesa da decenni ai molti problemi assistenziali irrisolti”.
“Per troppi anni il Paese ha sofferto la mancanza di una riforma assistenziale centrata sulle persone, particolarmente quelle anziane – affermano -. Una corretta assistenza darà ricadute importanti sulla sanità in generale e sugli ospedali in particolare. La riforma ha inoltre il pregio di mettere in perfetto collegamento Missione 5 e 6 del Pnrr, valorizzando la centralità della persona”.

Il contesto, segnalano, è quello di un quadro demografico ed epidemiologico che descrive l’Italia come “il secondo Paese più vecchio al mondo, in un contesto di declino demografico e di fenomeni di spopolamento, in particolare nelle aree interne e nelle zone montuose. L’indice di invecchiamento crescerà ulteriormente così come quello di dipendenza strutturale. D’altra parte, come noto, la sanità italiana attraversa un momento non facile, a causa della carenza di personale e di fondi, delle disparità e della progressiva erosione dello spazio pubblico di esercizio della stessa. Il sistema assistenziale della ‘long term care’ presenta nel suo insieme debolezze storiche, soprattutto legate alla persistente separazione in silos delle diverse componenti, alla esiguità della presenza sul territorio e nelle aree interne, nella mancata integrazione sia dei sistemi informativi, che della valutazione della domanda e della risposta”. “A fronte di tali problemi – continuano - si potrebbe considerare velleitaria una riforma per la quale sono necessari sia investimenti iniziali importanti sia un aumento della spesa corrente.

Riteniamo che, al contrario, la riforma suggerita dalla Legge 33/2023 rappresenti la via maestra per efficientare l’intero sistema sanitario e del welfare, a partire dalla correzione della spesa ospedaliera, connotata da inappropriatezza delle degenze (1,3 milioni nel 2022) e ritardi e difficoltà nelle dimissioni”.

Tutto ciò premesso, le realtà scientifiche e la Fiaso, firmatarie del documento, affermano: “All’inizio dell’iter parlamentare che trasformerà il decreto in legge, noi, rappresentanti delle Società scientifiche della sanità pubblica Raph, Fiaso, Aspher e SItI, salutiamo con favore la riforma e lo sforzo che si farà per dare al Paese, dopo decenni, una nuova presenza sul territorio e presso l’abitazione degli anziani della sanità e del welfare. Chiediamo che i risultati delle sperimentazioni vengano utilizzati per migliorare l’intero sistema in modo critico, trasparente, partecipato”.
Quindi le “raccomandazioni” indicate ai decisori: “Raccomandiamo con forza la necessità di procedere, come il decreto legislativo relativo alla Legge 33/2023 suggerisce, per sperimentazioni locali, in un quadro ben definito a livello nazionale. Tali sperimentazioni permetteranno alla riforma di procedere dal basso, attivando risorse specificamente presenti nelle diverse situazioni e costruendo consenso intorno a forme di servizi territoriali e domiciliari integrati sociali e sanitari. Questi dovranno consentire una effettiva presa in carico e, nella interazione con gli ospedali, permettere una efficace riduzione della inappropriatezza in ingresso e della tempestività delle dimissioni in uscita”.

Inoltre, “raccomandiamo la produzione di linee guida per la gestione delle sperimentazioni, in modo da offrire un quadro di rigore scientifico nel disegno delle stesse, nella elaborazione dei dati e nella gestione dei risultati”. E “raccomandiamo la presenza, in ogni sperimentazione, di competenze accademiche e manageriali nel pool dei soggetti partecipanti alla sperimentazione, in grado di offrire il proprio know how rispetto a quanto citato al punto 2”.

Ed ancora: “Dopo la valutazione dei risultati, in seguito ad una positiva certificazione (Agenas) in termini di costo efficacia dell’intervento, della fattibilità e del gradimento, raccomandiamo che la sperimentazione sia messa a sistema nella Regione di provenienza”.

Infine, “raccomandiamo che le Aziende sanitarie ed ospedaliere partecipino alle sperimentazioni anche attraverso i cosiddetti ‘virtual hospital’ utilizzando Tecno-assistenza, medicina digitale e telemedicina, mobilità e interazioni con le istituzioni territoriali per agire oltre i propri confini fisici. Tale traguardo consentirà una migliore e più appropriata gestione delle degenze”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)